3. La famiglia Mikaelson

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Eravamo in viaggio da un paio d’ore e Hope conversava animatamente. Non l’avevo mai vista tanto felice. Gesticolava e rideva. Rebekah ascoltava con piacere le chiacchiere della nipote, mentre io cercavo di pensare a mio padre, ma mi riusciva stranamente difficile. Sentivo come un muro tra me e i pensieri riguardanti quell'uomo. <<Destiny, chi ti ha dato quel braccialetto?>>, mi domandò sospettosa Hope e accarezzò la catenina al mio polso con due dita. Aveva smesso di ridere. <<È zuppa di magia>>, le sentii sussurrare. Lo sapevo, ovvio che mia madre mi avesse dato qualcosa per tenermi al sicuro. Hope continuò a guardare il bracciale e poi rimase zitta a guardare fuori dal finestrino. La voglia di parlare le era passata e aveva assunto la sua tipica espressione pensierosa. Anche Rebekah si accorse del cambiamento di sua nipote, ma anche lei decise di non chiedere nulla. A volte succedeva che Hope si chiudesse nei suoi pensieri e Rebekah mi aveva detto che suo padre faceva lo stesso. Più stavo con loro e più mi raccontavano della loro famiglia. E più mi raccontavano della forte famiglia Mikaelson, più vedevo molte somiglianze tra Hope e il padre: ad esempio l'amore per il disegno, il coraggio e la forza. A dire la verità ero anche un pó gelosa. <<Ancora un’ora e saremo a casa>>, disse la bella ragazza alla guida, forse più a se stessa che a noi. Hope toccò di nuovo il bracciale e una scossa ci fece sussultare. <<Non lo senti?>>, mi chiese quasi urlando, mentre per la terza volta toccava la catenina. <<La magia? Si, sento che arriva fino alla mia testa. Mia madre ha detto che è per proteggermi>>, risposi alla domanda di Hope e lei annuì e si girò poco convinta. Se la magia arrivava fino alla mia testa, era forse per non farmi leggere nel pensiero o qualcosa del genere. Dopo un po’ arrivammo a New Orleans. Era una città spettacolare e molto grande, ma noi ci dirigemmo in una parte della città un pò appartata. Hope stava saltando di gioia e io e Rebekah fummo contagiate. <<Eccoci a casa>>, disse Rebekah a sua nipote e lei sorrise. Era anche casa mia quella città? Mio padre.. non riuscivo a pensarlo senza che un mal di testa mi schiacciasse il cranio. Smisi di pensarlo e il dolore si alleviò.  Incanalavo la tristezza in dolore, a volte, e forse quella volta lo avevo fatto con il dolore fisico. Arrivammo al palazzo Mikaelson e delle persone stavano aspettando nell’ampio cortile. Quando scendemmo dall’auto, Hope corse dritta verso i suoi genitori. Erano come nelle poche foto che teneva Hope nascoste. Erano bellissimi, soprattutto la madre, sembravano quasi di porcellana. Rebekah mi prese la mano e ci incamminammo verso i Mikaelson. La dolce ragazza abbracciò la famiglia, proprio come aveva fatto poco prima la nipote. Io me ne stavo li, di lato, a fissare una famiglia piccola, ma immensamente felice di essere di nuovo al completo. Sorrisi vedendo Hope finalmente felice. Stavo bene anche io, in qualche modo e avevo dimenticato i miei problemi. <<Mamma, papà, lei è Destiny, la mia migliore amica>>, mi presentò Hope e io sorrisi e arrossii. <<Molto piacere, signori Mikaelson>>, dissi e Hope venne accanto a me. <<Molto piacere Destiny. Io sono Klaus, il padre di Hope. Lei è Hayley, la madre e loro sono Elijah e Kol, gli zii. Benvenuta.>>, disse Klaus gentilmente, ma fissandomi, come se avesse percepito qualcosa di strano e diverso, forse la magia del braccialetto. Aveva uno sguardo davvero concentrato. D’un tratto, tutte le cose che aveva detto Hope sulla sua famiglia, acquisivano più importanza. Kol e Elijah erano molto più belli di presenza che in foto e quando mi accorsi che mi fissavano, mi sentii in imbarazzo. Dopo le presentazioni, Hope mi accompagnò ad una stanza, molto grande e molto curata. Era tra la sua e quella di Kol. Tutto era bello e misterioso in quella famiglia e se Hope era felice, lo ero anche io. Molto.

The Originals ~ Speranza e DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora