11. Non si può

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Eravamo in auto e sapevo che il viaggio sarebbe stato più lungo del previsto. Kol guidava ad una velocità standard e non diceva una parola. Nemmeno il suo viso tradiva alcuna emozione. Lo fissavo, provando qualcosa che non riuscivo a spiegarmi. Avevo voglia di rompere il ghiaccio, ma avevo paura di interrompere i suoi pensieri. Era così bello concentrato sulla strada, con la mente a vagare chissà dove. <<Perché sei venuto a prendermi?>>, chiesi infine, stanca di aspettare che fosse lui a parlare per primo. Mi fissò e mi accarezzò la guancia per poi rimettere la mano sullo sterzo. Gli ci vollero alcuni istanti prima di mettere a fuoco le mie parole, ma alla fine rispose. <<Mi mancavi. E poi se non saresti voluta venire di tua spontanea volontà, credo proprio che ti avrei rapita. Poco elegante e poche buone maniere, ma sarebbe stata la cosa meno grave di tutta la mia vita>>. Le sue parole erano chiare e scandiva ogni parola come se fosse l’ultima. E se poi fosse andato via? <<E Davina?>>, chiesi, ma lui di nuovo aspettò qualche attimo. Era perso tra i suoi pensieri. Era assente. <<Non sa che sono venuto a riprenderti, ma lo scoprirà, quindi penso passerò alcuni giorni tra le sue parole piene di gelosia, ma poi capirà.>>, rispose infine. Volevo chiedergli cosa ci fosse che non andava, ma lasciai perdere e mi persi nei miei pensieri. Un paio di volte le nostre mani si sfiorarono e la connessione si elevò. Era bello poterlo toccare senza che uno di noi prendesse la scossa o si facesse del male. <<Scusa, ma la connessione di prima è stata talmente forte che..>>, ma mi interruppe, ovviamente lui non voleva ascoltarmi. <<Non devi provare ciò che stai provando, non per me, Destiny, non per me>>. Lo guardai un instante e poi portai le gambe al petto, mettendo il mento sulle ginocchia. Chissà cosa stava pensando, chissà se mi vedeva come una stupida bambina che non era capace nemmeno di trovare suo padre. <<Con la connessione, abbiamo spezzato l’incantesimo che tua madre ti aveva fatto per impedirti di trovare tuo padre, quindi adesso puoi, se vuoi>>, disse all’improvviso e io annuii. Nascosi il viso per non far notare le mie lacrime. Perché stavo piangendo? Non me lo spiegavo, nonostante fossi felice di tornare da Hope, lui e le sue parole mi facevano male. <<Siamo emotivamente collegati, adesso. Quindi ti prego.. non piangere, non sentirti così. Troveremo tuo padre e se non vuoi, potrai andare dove vuoi, lontana da noi, lontana da me, se preferisci. L’importante è che tu sia felice>>, concluse la conversazione con una carezza sulla guancia e non parlammo per il resto del viaggio che sembrò durare un’eternità. Le lacrime non cadevano più sul mio viso e mi addormentai con gli occhi stanchi. Non so se stessi sognando o no, ma sentivo Kol parlare. Parlava a denti stretti e sentivo che era arrabbiato. <<Non posso portarla a New Orleans? Cosa significa questo, fratello?>>, diceva e poi lo sentii deglutire più volte, segno che era nervoso. <<Non posso tenerla incatenata a me, non in questo stato. Mi odierà. Le ho promesso che avrebbe conosciuto suo padre, non posso infrangere una promessa>>, continuò. Le promesse avevano un significato importante per lui, come per me. La sua voce sembrava lontana e forse stavo solo sognando, forse era tutto frutto della mia fantasia. <<No, fratello, hai ragione. Non permetterei mai che le succeda qualcosa per colpa di quel mostro. Ok, la terrò al sicuro, ma tu spiega a Davina tutto quanto>>, disse più calmo, poi un'ultima frase <<Sto provando a cacciar via i sentimenti che provo, come mi hai detto tu, anche se non ne capisco il vero motivo>> e poi nulla. Solo il suo respiro che si sincronizzava con il mio. Non aveva alcun senso quel sogno, perché non potevo tornare da Hope? Sentivo la sua mano sulla mia guancia e mi abbandonai a quella carezza delicata. Un bacio sulla mano sinistra mi prese alla sprovvista. Si, era decisamente un sogno.

The Originals ~ Speranza e DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora