4. Una Hope insistente

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Uscii per fare un giro nel cortile e per le scale mi scontrati con Elijah. Un uomo alto, capelli marroni e occhi di un intenso castano. Un uomo elegante, un uomo che, probabilmente, sapeva come farsi rispettare. <<Mi scusi, ero tra i miei pensieri e non guardavo avanti>>, mi scusai, sistemandomi il vestito. Ero un'idiota, come facevo a far sempre brutte figure?! Aveva i lineamenti del viso molto morbidi ed eleganti. Indossava uno smoking nero. Sentivo i suoi occhi fissarmi. <<Non preoccuparti. Tu stai bene?>>, chiese lui gentilmente, con una voce davvero premurosa e scostó lo sguardo. <<Si, sto bene>>, risposi. Si aggiustò il vestito elegante e sorrise, prima di proseguire per la sua strada. Da quando avevo smesso di pensare a mio padre, la testa non mi faceva più male, ma sapere che eravamo nella stessa città, mi creava un certo panico, un pó di ansia e tante domande. Di nuovo un mal di testa e mi appoggiai alla ringhiera, credendo quasi di cadere. Ogni volta diventavano sempre più forti e non sapevo come fermare questi attacchi. <<Tutto bene, Destiny?>>, mi chiese qualcuno e io annuii solamente. Smisi di pensare a quell'uomo che avevo odiato per tutta la vita e il mal di testa si placò. <<Destiny>>, mi chiamò ancora la voce e solo dopo essermi ripresa, capii che era Klaus. Hope mi aveva detto che era un tipo molto dubbioso, ma gentile e di buon cuore, ma ogni volta che mi parlava, la sua voce era piena di curiosità, quasi come se avesse voluto dirmi o chiedermi qualcosa. <<Mi scusi signor Mikaelson. È stato solo un leggero capogiro. Sto bene adesso, grazie mille>>, lo ringraziai sorridendo e mi allontanai. Sentivo ancora i suoi occhi trapassarmi la schiena e aumentai il passo per l'ansia. Quella casa era davvero molto grande, ma mi arresi ad esplorarla e tornai in camera mia. Seduta sul mio letto trovai Hope, con lo sguardo deciso, quello sguardo che faceva quando voleva fare qualcosa a tutti i costi. <<Cerchiamolo. Facciamo un incantesimo di localizzazione. Siamo qui anche per te. Ci ho pensato a lungo e sono arrivata alla conclusione che anche tu meriti di trovare la tua famiglia, tuo padre. Poi potrai parlargli, abbracciarlo o tirargli un pugno in piena faccia, ma prima troviamolo>>, disse, impuntata a saperne di più su quell'uomo. Mi piaceva quando parlava schiettamente, senza girare intorno alle cose. Un pugno in piena faccia mi piaceva come idea, ma non sapevo ancora a cosa sarei andata incontro. Mia madre non mi parlava quasi mai di lui, ma quelle poche volte che lo faceva, mi diceva che era un uomo di buon cuore, di classe, molto gentile e pronto a mantenere la parola data, proprio come me, ma soprattutto, che si batteva per la sua famiglia. Ed era proprio lì che non riuscivo a capire il motivo della fuga di mia madre da mio padre. Il motivo per cui non avesse detto a mio padre di me. <<L'ho promesso a mia madre>>, risposi e un altro mal di testa mi sembrò  mi schiacciasse il corpo e mi accasciai a terra. Faceva male, tanto male. Hope mi prese da terra e mi fece distendere sul letto, mi coprì e mi diede un bacio sulla fronte. <<Riposa, ne riparliamo dopo cena, ma sappi che non mollo la mia idea.>>, disse prima di darmi un altro bacio sulla fronte e andarsene. Quella famiglia mi faceva sentire bene, cioè, il contatto con loro era positivo, ma sapevo che sotto le belle favole che raccontavano alla mia dolce Hope, ci fosse di più, ci fossero orrori profondi e battaglie perse.

The Originals ~ Speranza e DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora