20. Il rapimento

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Quando finalmente ripresi conoscenza, ero legata ad una sedia e un uomo era seduto difronte a me. Vedevo tutto in modo sfocato. Sentivo la sua essenza di vampiro e maledii il giorno in cui decisi di tornare in quella dannata città. Klaus non aveva del tutto torto. La testa mi faceva ancora molto male per la botta presa. Il vampiro aveva la carnagione scura, capelli rasati e denti bianchissimi. <<Non ti hanno mai insegnato che non si trattano così le donne?>>, domandai all'uomo e il suo sorriso scintilló. Il sole fuori stava quasi per tramontare e io avevo sempre più paura, anche se facevo di tutto per non farlo notare. <<E a te non hanno insegnato di stare alla larga dai Mikaelson? So che sei l'amica della figlia di Klaus. Non c'è cosa peggiore che conoscere quella famiglia>>, disse dopo un pó, dopo essersi alzato e guardato verso porta. Era un uomo alto e muscoloso. Aveva gli occhi così scuri da sembrare neri e freddi. <<Ma che maleducato, non mi sono presentato. Io sono Marcel Gerard>>, disse scandendo per bene il suo nome e accendendo i suoi occhi di un castano scuro, ma bello, limpido e con sfumature rosse. <<Penso che tu sappia già il mio, di nome. E comunque le corde ai polsi stringono troppo, Marcel>>, dissi io con rabbia e scandendo il suo nome. Con violenza muovevo i polsi, ma le corde mi procuravano tagli e dolore. Marcel si avvicinò a me e mi sciolse le mani. <<Ti ho rapita in modo molto brusco, ma non sono così cattivo>>, disse lui e tornò alla sua sedia. Non riuscivo a capire il senso delle sue azioni, benché meno quando pulì i miei polsi dal sangue. Era premuroso e non capivo il perché mi avesse rapita. <<Scusa per le corde, non sono state una mia idea>>, disse ancora. <<Cosa vuoi da me?>>, chiesi e lui sorrise. <<Da te nulla, ma voglio Klaus morto e mi dispiace usare te, davvero. Mi ha fatto male, molto e giuro che la pagherà, in qualsiasi modo, anche se questo significa usare una ragazzina come ostaggio>>, rispose l'uomo dalla carnagione scura, molto arrabbiato e mi legò di nuovo i polsi prima di andare via e lasciarmi sola, con il sole che tramontava e la paura di non vedere più mia madre, Hope e Kol. Sentii parlare il vampiro con qualcuno, oltre la porta, una donna probabilmente. Nonostante Marcel fosse andato via, sentivo delle presenze alle mie spalle e la paura crebbe di più quando notai che non indossavo il braccialetto per farmi localizzare da Hope. Nell'oscurità vedevo occhi scintillare e sentivo delle risatine. Cercai di mettermi in contatto con Freya in qualche modo, ma non ci riuscii. Sentivo respirare e il mio cuore accellerò. Non volevo morire, non prima di dire a Klaus che sapevo di essere sua figlia. Non prima di dire a Kol che forse, lo amavo. Non prima di dire a mia madre che era stata una stronza. Scoprire di essere la sorella di Hope, mi aveva un pó infastidita, perché Klaus aveva tenuto lei e mandato via me. Per carità, io adoravo Hope, ma faceva male sapere che lui non avesse mai avuto voglia di conoscermi. Chiusi gli occhi, dopo un pianto durato ore. Quando mi svegliai il sole era alto e Marcel di nuovo con me. <<Buongiorno, dolcezza>>, disse mentre mi slegava i polsi e guardando ancora una volta oltre la porta. Mi aveva portato la colazione e mi impose di mangiarla, mentre lui mi puliva di nuovo i polsi. Finita la colazione, mi rilegò i polsi e andò via. Cercai di nuovo di mettermi in contatto con Freya e ci riuscii, in qualche modo, solo per poco. Non c'era nessuno nei paraggi, quindi avrei potuto parlare. <<Freya, Freya ti prego rispondi. Un certo Marcel mi ha rapita. Venite a prendermi.. vi prego>>, dissi piangendo, ma non arrivò risposta. Anche i Mikaelson mi avevano abbandonata. Avevo sempre meno paura, perché morire per loro, mi sembrava una buona causa. Doveva pur contare qualcosa, no? E un altro giorno passò, legata a quella sedia, con i polsi doloranti.

The Originals ~ Speranza e DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora