42. Famiglia riunita

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Stefan non parlava. Ecco, lo avevo colpito nell'anima. Immaginavo fosse il suo punto debole, ecco perché cercava la redenzione. Conoscevo molto bene Stefan, anche grazie ai suoi diari, ma non usavo quelli per ferirlo.
A dire la verità non volevo ferirlo affatto, volevo solo che capisse, volevo colpirlo come aveva fatto lui, nel profondo. Lasciai Stefan con Sarah e io andai da Kol, mentre Damon rimase difronte a suo fratello.
<<Ciao, Kol>>, lo salutai, con lo sguardo basso. Lui mi alzò il viso e poi mi salutò. <<Ciao, principessa>>. Mi fece un mezzo sorriso, ma non riuscii a ricambiare. Dio, quegli occhi. <<Si, avevo bevuto sangue, sangue umano, quel giorno. Ti ho spinto via per paura che tu potessi vedermi in quel modo e dimenticassi la tua dolce connessione con me. Non volevo dimenticassi la Destiny che hai conosciuto. Scusami, non ero in me. Anche se Damon dice che non ho mai spento del tutto la mia umanità. Ero io e volevo dire le parole che vi ho detto. Però, mi dispiace, Kol>>, gli dissi e feci un mezzo sorriso, per rassicurarlo o forse per rassicurare me, ma i miei occhi dicevano altro. Non meritavo il suo perdono, non meritavo il loro perdono. Kol mi abbracciò e mi sussurrò "Sei la mia principessa, la mia fonte di energia". La sua voce aveva ancora un certo effetto su di me. Io sorrisi e passai a Elijah. Mi misi difronte a lui e lui abbassò la testa. Gli presi il viso tra le mani e gli alzai la testa fino a fare incontrare i nostri occhi. <<Io..>>, disse lui e io scossi la testa. Non doveva parlare lui, ma io. Non avevo idea di come iniziare, ma improvvisamente le miei mani sul suo viso sembrarono un tocco troppo intimo e le abbassai. <<Elijah...>>, iniziai e lui fece una smorfia di disgusto. <<Mi dispiace per essere scappata un anno fa. Mi dispiace non averti dato una possibilità. Mi dispiace, ma solo dopo mi sono sentita una codarda...>>, continuai, ma lui mi interruppe. <<Dispiace a me. Ti ho mentito. Quando sei arrivata con Hope e Rebekah, sapevo chi tu fossi, prima ancora che tu mi dicessi il tuo nome. Sentivo il nostro legame, lo sentivo fin dentro l'anima. Ho lasciato che ti invaghissi di Kol. Ti ho lasciato credere che tuo padre fosse Klaus. Ho lasciato che tu credessi di esser sola e che tuo padre non ti aveva voluto, non ti aveva cercata per 19 anni. Io.. sei MIA figlia, Destiny, la mia unica figlia. E io.. capirò se ti servirà tempo per perdonarmi>>. Iniziò a piangere. Non avevo mai visto Elijah così fragile, ero una specie di suo punto debole. Come Hope lo era per Klaus. Ne avevano passate tante per colpa di Marcel e io ci avevo messo di mio.
Lo abbracciai e lui mi strinse subito a lui. In quel momento non importava chi ci fosse in quella stanza. Non importava se tutti ci stessero fissando. L'importante eravamo noi, insieme e abbracciati per la prima volta come padre e figlia. Non mi sentivo del tutto pronta a perdonarlo, ma gli avrei dato un possibilità.
Quando mi staccai, gli asciugai le lacrime e lui prese le mie mani tra le sue. Avevo sempre detto che era un uomo dolce ed elegante, due caratteristiche prese da lui. Ma forse anche la forza di volontà avevo preso da lui, perché tornare in me dopo aver fatto tutto quel male, era pressoché impossibile. Elijah mi sorrise e mi stampò un bacio sulla fronte. <<Sei la mia forza e il mio punto debole, Destiny Mikaelson>>. Quando mi chiamò in quel modo, sorrisi e piansi.
Ero davvero una Mikaelson? Quella famiglia che avevo tanto amato, era anche mia. Era mia e avrei fatto di tutto per proteggerla, anche dare la mia stessa vita.
Ma i guai a New Orleans non finivano mai e, i nemici distrutti, sarebbero risorti come guerrieri pronti ad annientarci.

The Originals ~ Speranza e DestinoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora