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Uscita da lavoro ad attendermi come sempre, trovo Sam.

<<Giornata stancante?>> mi bacia prima che possa rispondere.

<<Sono stressata! Manca poco alla pubblicazione del libro. Sono in ansia.>>

<<Sarà un successone!>> rassicura.

L'auto parte e come da copione, siamo di nuovo bloccati nel traffico.

Il tempo scorre lento ed io mi ritrovo a pensare per un attimo al mio incontro con Sam.

Lo conobbi da mia cugina Liz anni prima. Andai da lei per raccontarle di aver avuto il lavoro dei miei sogni.
Quando bussai alla sua porta non fu lei ad aprirmi.
Credevo di star avendo una visione.
Avevo di fronte a me un ragazzo alto, occhi azzurri, capelli castani.
Bellissimo!
Il suo sguardo si posava su ogni parte del mio corpo ed io arrossì violentemente.

<< Tu devi essere Carol la cugina di Liz.>> annuì

<<È di la che ti aspetta.>> entrai ringraziandolo e con passo felpato mi diressi da mia cugina, che era in camera, sotto le coperte per via della febbre.

Passai due ore intere a parlare con Liz di Sam e decisi che sarei andata a trovarla più spesso per riuscire a rivedere quel dio greco.

Con il passare del tempo iniziammo a prendere confidenza, era davvero gentile, mi faceva sentire al centro del mondo.

Otto mesi dopo mi invitò ad uscire ed è li che scattó là fatidica scintilla.

<<Carol mi ascolti?>>

<<Scusa! Ero con la testa altrove.>>

<<Tranquilla ci sono abituato.>> sul suo viso comparve un sorriso ironico.

<<Nina mi ha invitata a bere qualcosa con lei questa sera.>> dissi tutto d'un fiato, con la speranza di non averlo fatto arrabbiare.

<<Non bere troppo, chiamami se hai bisogno.>>

Rimasi di sasso.
Dove era finito il ragazzo che si arrabbiava, appena gli dicevo di voler uscire con la mia migliore amica?

Lascia perdere i miei noiosi pensieri e lo abbracciai promettendogli che non avrei bevuto.

<<Ti amo.>> sussurra tra i mie capelli prima di lasciarmi andare.

Finalmente l'ascensore era libero.

Arrivai al mio piano, estrassi le chiavi dalla borsa, aprì la porta e notai che mia madre non era in casa.

Guardai per un momento l'ora, notando che segnava già le 19:30.
Dovevo prepararmi per la serata, prima però inviai un sms a Nina, confermandole la nostra uscita.

Siamo a Maggio, le serate sono calde abbastanza per poter indossare abiti al quanto leggeri, così optai per un jeans chiaro molto semplice, una camicia rossa semitrasparente, chiudendo il tutto con delle comode Adidas.

I capelli li lasciai così come erano, mentre il trucco era leggero e semplice.
Spruzzai un po' di profumo e costatai che andava bene così.

20:55
Presi la borsa al volo, mettendo dentro il cellulare e le chiavi, indossai la giacca di pelle e mi chiusi la porta alle spalle.
Mi avviai giù per le scale, appena fuori, vidi Nina attendermi.

<<Dove sono finiti i tacchi e le gonne?>> chiese incredula nel vedere il mio abbigliamento.

Come darle torto!
A lavoro vesto sempre elegante, senza mai farmi vedere in jeans.

Perché? Be ...

Punto primo, perché voglio sembrare più matura.

Punto secondo.
Il proprietario della casa editrice esige che i suoi dipendenti, vestano in modo consono.
Anche se da quando lavoro lì, non ho mai visto il volto di questa persona.

Le uniche cose che so di lui è che si chiama Hunter Cox, ha 26 anni, vive a New York e per chi lo conosce, dicono che sia un tipo tenebroso.
Fa paura solo guardarlo negli occhi.

Appena Nina ferma la macchina, scendiamo e mi fermo a fissare quel pub che da lì a poco ci ospiterà.

È così spoglio visto da fuori, che chiunque farebbe fatica a capire cosa sia realmente.

Quando entriamo mi soffermo a fissare l'interno.
Alla mia destra è pieno di tavoli e sedie di un unico colore, il nero.
Sulla sinistra invece ci sono delle poltrone con dei mini tavoli, del medesimo colore.
Le pareti sono bianche, ricoperte da quadri che ritraggono dialoghi divertenti, ma al tempo stesso veri, quasi razionali.

In fondo, giusto al centro della sala, c'è il bancone che ospita ogni tipo di alcolico, ed è talmente grande da sembrare un molosso, qualcosa dì surreale.

Più scostata dal grande bancone si può notare una sala che ospita un biliardo e, il tavolo da poker.

<<Sediamoci qui!>> Nina indica le poltrone, appena mi siedo, posso sentire quanto comode siano.

Una ragazza dai capelli rossi si avvicina, chiedendoci in modo educato cosa vogliamo ordinare.

Naturalmente chiediamo un Bloody Mary, il nostro preferito.
Cinque minuti dopo ci viene servito.

<<Sono felice che Sam ti abbia lasciata venire.>>

<<Anche io>> ammetto ancora incredula nel vedere con quanta facilità Sam mi abbia detto di sì.

<<Mi mancavi Carol. Poi, il non vederti felice, mi rattrista parecchio.>>

<<Odio farti preoccupare.>>

<<Cosa ti manca Carol?>>

<<Vorrei saperlo anche io.>>

Il tempo trascorre veloce, la stanchezza si fa sentire, decidiamo così di tornare a casa, ma non prima di dover litigare per chi deve pagare.

Alla fine vinco io!

Mi alzo e vado al banco mentre Nina va al bagno.
Nel frattempo che aspetto, ho come la sensazione di essere osservata.
A confermare la mia teoria ci metto poco.
Ad un metro da me, scorgo due iridi nere come la pece trafiggetemi ogni parte del corpo.

La luce è soffusa quindi non riesco a vedere il suo viso, ma sono bastati i suoi occhi, per riuscire a mettermi paura.

Chi diavolo è?



Spazio autrice

Viva me! Sono riuscita ad aggiornare. 😊
Come vi sembra il capitolo?
Vi piace Carol?
Nina?

Lasciatemi una 🌟🌟🌟 se vi va.
Ribadisco che non mordo.😜
Sarei anche felicissima di poter parlare con voi.

❤️

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