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Harry. Harry Styles.
Già, questo è il mio nome. Quello scelto dai miei genitori il giorno della mia nascita, appena videro quei due occhioni verdi e quei riccioli castani nella loro testa comparve solo un nome, il mio.

Harry è un nome abbastanza comune in Inghilterra, dovuto anche all'influenza del secondo genito della famiglia reale, Henry, il cui suono si avvicina. Ma io di regale non avevo proprio nulla, anzi.

Sono sempre stato un ragazzo nella media, bravo a scuola, con pochi amici, un po' impacciato con le ragazze e con tanti sogni nel cassetto pronti per essere realizzati.
Ero esattamente come qualunque altro ragazzo della mia età, con i suoi dubbi e le sue incertezze.

Soprattutto recentemente quando invece che essere attratto dalle ragazze in pantaloncini che sculettavano davanti a me nell'ora di ginnastica, io non riuscivo a togliere gli occhi di dosso dal professore di educazione fisica.
Penso fosse una fase...no? Dai, andiamo. Chi non ha mai avuto fantasie sessuali su una persona dello stesso sesso?
Certo è anche vero che non ne ebbi solo un paio, ma era un pallino costante nella mia testa.
Ci avrei pensato più tardi. Al momento il diploma aveva la priorità.

Frequentavo l'ultimo anno in un piccolo liceo nella mia città, ad Holmes Chapel.
Era davvero un piccolo paese che contava all'incirca 5800 abitanti.
Si trova nella tranquilla contea del Cheshire, circa a 30 kilometri a sud di Manchester.
Presentava numerosi spazi verdi, in cui ero solito a suonare la chitarra e a cantare con i miei amici, diversi pub per divertirsi la sera ed altrettanti negozi per gli amanti dello shopping.

Era una cittadina che, a discapito delle sue dimensioni, riusciva a darti sicurezza.

A tutti forse tranne che a me.
Infatti era come trovarmi una prigione, in un incubo.
Non vedevo l'ora di prendere e partire per una meta non ancora definita, ma ero sicuro che me ne sarei andato altrove.

I miei piani per il futuro erano diversi da quelli che mia madre avrebbe voluto per me. Lei sperava che restassi sempre accanto a lei, svolgendo qualche incarico noioso e monotono all'interno del comune della cittadina, così da non lasciarla sola.

A me invece sarebbe piaciuto andare a vivere a Brighton, così da svegliarmi tutte le mattine con la vista dell'alba sul mare, con l'odore di brioche appena sfornate provenire dalla finestra e dalle vie già affollate di gente.
E magari vivere in un loft, con una terrazza che dia sul mare e con anche un piccolo studio, in cui potrei dedicarmi alla mia passione più grande: la musica.

Avevo già pronta qualche canzone ma solo i testi e giusto una base con il piano, ma non pensavo fossero effettivamente degne del mercato discografico, non pensavo la gente sarebbe stata pronta per sentire ciò che avevo da dire.
Inoltre le mie esperienze di vita si limitavano giusto alle quattro mura di quella cittadina, come avrei potuto coinvolgere platee intere provenienti da tutto il mondo raccontando semplicemente la storia di un ragazzo di una piccola cittadina? E pure gay.

D'altra parte i miei genitori non hanno mai approvato che io avessi dedicato la maggior parte del mio tempo a suonare, al posto che studiare o a migliorare i miei voti, che avrebbero potuto farmi accedere ad una delle prestigiose università della zona e diventare una persona ammirata da tutti per il suo lavoro e la sua famiglia "perfetta", così come volevano loro.
L'unica differenza è che io non volevo per niente esser perfetto.

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Not an happy ending || L.S ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora