39. "Casa"

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I mesi seguenti volarono.
Esattamente 7.

Senza rendermene conto avevo già pubblicato un disco, che aveva raggiunto le vette delle classifiche di tutto il mondo e stavo lavorando al secondo.

"Devi sfruttare al meglio la fama, Harry. Non sai mai quanto potrà durare.
Magari domani potrebbe finire tutto e tu ripenserai a questo periodo della tua vita e dirai: ho davvero lasciato il messaggio che volevo dare con le mie canzoni?

Se la tua risposta è no, allora impegnati oggi per dare il tuo contributo al mondo di domani.

Il tuo nome verrà ricordato se farai qualcosa. Varrai la pena di esser ricordato? Questo è tutto in mano ai tuoi fans "
Questo era sempre quello che mi ripeteva Al nei momenti in cui faticavo a vedere la luce dal fondo del tunnel.

Era quasi diventato come un padre per me, quel padre che ti mostra tutto l'appoggio possibile nei momenti più difficili, quel padre che puoi chiamare nel bel mezzo della notte per un consiglio, quel padre che ti accetta come sei senza mai giudicarti e che ti protegge ben stretto sotto la sua ala. 
Era quel padre che non avevo mai avuto.

Il mio rapporto con Louis invece era cambiato, a dir la verità alla fine non ero neanche riuscito a parlargli, neanche una telefonata o un semplice messaggio.

Avevo provato a chiamarlo ma inutilmente. Non squillava neanche.
Probabilmente aveva cambiato numero di telefono.
Fattibile dal momento che riusciva a perdere le chiavi di casa appena metteva piede fuori dalla porta.

Eppure sapevo che c'era qualcosa sotto, qualcosa che nessuno aveva ancora osato dirmi.
Ma al momento le mie priorità erano altre, nonostante Louis fosse stato un punto cardine nella mia vita.

Il successo non mi aveva cambiato, anzi.
Forse grazie ad esso ero una persona migliore, poiché utilizzavo la mia fama per fare del bene o iniziative benefiche.
Ciò che forse era cambiato rispetto ai sette mesi precedenti era il tempo che dedicavo alla musica, il tempo che passavo a comporre in studio oppure nei negozi di famosi brand.
Sicuramente ero passato dalle mie camice sobrie (per sobrie intendo leopardate o cosparse di fiori colorati) a suits di diversi colori e di diverse fantasie.

La cosa più bella però erano i concerti. Grazie ai concerti avevo avuto l'opportunità di girare il mondo, di conoscere più gente possibile, di rendermi conto di quanto fossi insignificante rispetto alla grandezza di esso.

Il tour che avevo iniziato da circa un mese aveva già registrato numeri impressionanti di biglietti già venduti. Basti pensare che arene e stadi di 30.000 persone erano stati sold out in pochi minuti.

Questo mi aveva davvero riscaldato il cuore.
Ero partito come un 'nessuno' ed ora ero una delle star più influenti in questo momento.

"Harry tra pochi minuti sul palco" disse un tecnico entrando nel mio camerino.

Mi stavo riscaldando la voce in vista dell'ultimo concerto nel territorio americano, per poi spostarmi per i mesi successivi in Europa, dove avrei concluso il tour.

La band d'apertura aveva appena finito.
Era il mio momento per salire sul palco.

Sentivo le urla dei fans.
I tecnici del suono controllarono che tutto fosse al suo posto.

"Harry! Harry! Harry!"

"Pronto?" mi chiese un tecnico vicino al palco.

"Harry! Harry! Harry!"

"Si va in scena forza! Tutti pronti!"

Il mio cuore batteva al massimo.

Chiusi gli occhi e assaporai quell'istante di pace e di calma che avrebbe anticipato un boato assurdo alla mia entrata sul palco.

Not an happy ending || L.S ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora