34. Rimorso o solo paura?

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Mi svegliai verso le 8 del mattino.

Non ero mai stato un dormiglione, neanche da bambino.
Semplicemente facevo fatica a prendere sonno e mia madre aveva provato qualsiasi tipo di medicina omeopatica in commercio o rimedio fatto in casa ma nulla funzionava veramente.

Al contrario di Louis invece.
Lui avrebbe potuto dormire anche tre giorni consecutivi senza mai svegliarsi.

Ormai vivere insieme a lui mi aveva fatto capire molte piccole cose sulle quali mi ero soffermato con particolare attenzione, molta di più in realtà rispetto a qualche mese fa.
Come la sua mania di sistemarsi i capelli davanti allo specchio la mattina per circa 30 minuti, il suo rifiuto assoluto verso le verdure o che durante la notte, solitamente quando era molto preoccupato, parlava nel sonno, oppure il suo sonnambulismo che mi costringeva molte volte ad andarlo a riprendere sul pavimento della cucina e riportarlo di peso in camera da letto, ovviamente con la massima attenzione per non svegliarlo.

Controvoglia mi alzai e mi feci una doccia veloce, misi a posto i vestiti sparsi ovunque della sera prima sul pavimento dopo quella notte di fuoco e, solo dopo aver lasciato un post-it sul tavolo per Louis, presi le cuffie ed andai a correre.

Correre era l'unico modo per farmi scaricare la tensione che accumulavo durante la giornata.
Il sabato mattina era il mio giorno ideale per correre.
Anche perché era l'unico giorno libero della settimana, non contando la domenica, che la passavo sotto alle coperte insieme a Louis ed un bel film.

Mi affascinava attraversare la città, ancora addormentata e scoprire ogni volta qualcosa di nuovo.

Mentre correvo mi piaceva mettere la musica e guardare le persone mattiniere che giravano per Londra, immaginarmi la loro vita, il motivo per cui m si trovavano lì così presto al sabato mattina e se avevano qualcuno a casa ad aspettarli.

Mi rendevo davvero conto di quanto io stesso fossi piccolo rispetto al mondo intero.
Ero solo una piccola pedina del puzzle.

Quando facevo queste riflessioni, tutti i problemi che mi sembravano insormontabili riuscivo a guardarli da un occhio diverso.
Alla fine c'era di peggio e avrei potuto affrontare qualsiasi cosa, questo era quello che continuavo a ripetermi.

Molte volte si cade, ci si fa male e si pensa di non potersi più risollevare.

Si pensa di aver toccato il fondo.
Si pensa che non ha più senso continuare a vivere.
Si pensa che non ci sia nessuna possibilità di rimedio o alcuna soluzione.

Troppe volte mi sono capitate situazioni difficili da affrontare e altrettante volte sono sicuro che mi capiteranno in futuro, perché la vita è così, imprevedibile.

Gli eventi più brutti sono forse quelli che ti buttano a terra più velocemente.
Eppure dopo ogni caduta c'è sempre una risalita, un percorso che dobbiamo intraprendere per migliorare e per non ricadere nella stessa trappola di nuovo.

Le ferite con il tempo si trasformano in cicatrici, ancora presenti sulla nostra pelle ma come segno che siamo stati così coraggiosi da esser caduti, aver toccato il fondo ma allo stesso tempo di aver avuto la forza di rialzarci.

Ammiro coloro che, nonostante tutto, continuano a lottare.
Proprio perché, anche se ricoperte di cicatrici e ferite, non si sono arrese e non si arrendono.

Ecco questo secondo me le rende ancora più speciali rispetto alle altre.
Per arrivare ad un obbiettivo la strada non sarà mai semplice.

Mi piaceva pensarla così dopotutto.
E questo mi dava la forza per affrontare i miei problemi.

Sapevo che comunque alla fine sarei stato diverso e più forte rispetto a quando quel viaggio l'avevo iniziato.

Cazzo!
Avevo perso il senso del tempo ed erano passate ormai già due ore da quando ero uscito di casa ed avevo iniziato a correre.

Not an happy ending || L.S ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora