38. Colloquio di lavoro

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"Buongiorno Signor Higgins!"

"Harry quante volte ti devo dire di non chiamarmi così!" disse l'uomo davanti a me, scherzosamente, rivolgendosi agli altri suoi collaboratori presenti nella stanza.

Era un uomo abbastanza alto, più alto di me e di corporatura longilinea.
Avrà avuto sulla cinquantina ma lo dedussi solo dall'accenno di rughe sul suo volto, dal momento che i suoi occhi sprizzavano giovinezza da ogni parte. Questi ultimi erano di un verde scuro, messi in risalto dalla sua carnagione chiara e dai capelli di color grigio scuro.

Proprio un bell'uomo ed affascinante! Sicuramente se avesse avuto qualche anno in meno e non avesse avuto la fede al dito in questo momento me lo sarei già scopato . Harry ma la smetti di esser così perverso? Quell'uomo davanti a te potrebbe diventare tra pochi secondi il tuo capo!

Attraversammo un lungo corridoio, con le pareti di color rosso scuro e la luce soffusa dell'ambiente e quella delle cornici, permise di risaltare i dischi di platino ed oro di cantanti del calibro di Beyoncé, Ed Sheeran e altri artisti.

Come un bambino osservavo quei premi e sognavo con tutto il mio cuore che, un giorno, accanto ad uno di quegli artisti, ci fosse anche il mio disco o qualche mio premio importante.

"Harry accomodati. Fai come se fossi a casa tua" esclamò Al rivolto verso di me, mentre mi introdusse in quello che dedussi fosse il suo studio.

Era grande quasi come il mio appartamento!

Mi sentivo a disagio in quella situazione. Non saprei spiegare il motivo ma tutte quelle attenzioni rivolte solamente a me e quella pressione che riuscii a percepire, come se fossi già qualcuno, mi innervosirono.

Le mani iniziarono a sudare, la gola diventò in poco tempo secca. Per questo non risposi subito all'uomo che in quel momento si trovava davanti a me.

Anzi a dir la verità non dissi proprio nulla.

Sorrisi gentilmente e mi sedetti su una delle poltrone di pelle marrone che si trovava nella parte destra della stanza, accanto ad una libreria nera ed argento, nella quale erano riposti diversi libri ed autobiografie di famosi cantanti che avevano lasciato il segno nella storia della musica.

Eravamo solo io e lui nello studio.
Prima di entrare aveva congedato i suoi colleghi poiché voleva parlare "vise à vise" con me.

"Bello vero qua?" esortò lui.


"Come scusi?"

Le sue parole mi risvegliarono dai pensieri che dominavano la mia mente in quel momento.

Iniziamo già bene Harry a non capire cosa ti dicono!

"Dicevo, ti piace questo posto?" ridacchiò leggermente Al.


"Tantissimo a dir la verità! È come entrare nel tempio della musica" esclamai con gli occhi che brillavano di gioia ed ammirazione nei suoi confronti.

Da come era organizzato l'edificio e dal via vai nei corridoi, non mi fu difficile presumere che si trattasse di una casa discografica davvero importante. Sapevo di trovarmi in mani sicure dopottutto.

Mi porse un bicchiere di vino rosso ma rifiutai ed Al si appoggiò alla scrivania di legno scuro che si trovava davanti alla mia postazione.

"Raccontami un po' di te Harry"

"Di me?" chiesi sbalordito. Pensavo dovessimo parlare della mia musica e non del sottoscritto.

Dove voleva andare a parare?

Not an happy ending || L.S ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora