44. L'ultimo messaggio

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La luce flebile del giorno, che penetrava dalle fessure delle persiane, mi scaldò leggermente il viso e mi costrinse a svegliarmi.
Era quel sole pallido, tipico delle prime mattine d'autunno.

"Buongiorno luce dei miei occhi" sussurrò Louis al mio orecchio mentre con una mano mi spostò delle ciocche di capelli che erano cadute sul mio viso.

"Buongiorno stupido" ribattei quasi arrabbiato perché aveva interrotto il mio sonno, il mio sonno era un qualcosa di estremamente sacro.
Ovviamente dissi quelle parole con tono ironico ed anche il moro se ne accorse, infatti mi fece un buffetto sulla guancia e andò a preparare la colazione.

Mi stropicciai un po' gli occhi, andai in bagno per sciacquarmi il viso e per mettermi un paio di pantaloni della tuta e mi diressi verso la cucina.
Non tanto perché stavo morendo di fame, più che altro volevo controllare Louis ai fornelli.
Quel ragazzo avrebbe potuto far esplodere la casa.

Come avevo previsto lo vidi smanettare su uno dei fornelli perché non si accendeva.

"HARRY!" urlò per chiedere aiuto e quando si accorse che ero dietro di lui a fissarlo ridacchiando, mi guardò con i suoi occhioni dolci come un bambino che ha bisogno disperatamente d'aiuto ma non vuole ammetterlo.

Mi avvicinai a lui e gli tolsi le padelle dalle mani, prendendo il controllo.
Sicuramente sarebbe stato capace anche lui di cucinare, solo che non si applicava.

Ad un tratto mi scurii in viso, senza nessuna ragione apparente.
Erano solo le mie solite paranoie che la maggior parte delle volte cercavo di reprimere ma ciò non faceva altro che ingigantirle, sino a farle diventare insormontabili.

Inoltre Louis odiava quando non gliene parlavo.
La sincerità avrebbe dovuto essere alla base del nostro rapporto.

"...Louis?" mugugnai mentre versai un po' di farina in una ciotola per fare i pancakes.

Il moro rispose con un semplice "mmh", troppo occupato a smanettare con il telefono.

Quando si accorse che non rispondevo più, si girò preoccupato verso la mia direzione.
"Harry mi devo preoccupare?" esordì.

"No no tranquillo...è solo una cosa mia...niente di importante..."

"Harold, sai che puoi dirmi tutto" disse avvicinandosi a me come per rassicurarmi.

"Perché hai scelto me?"

Quasi non si soffocò con la sua stessa saliva. "In che senso scusa?"

"Perché hai scelto me e non gli altri mille altri uomini gay del mondo?"

"Beh perché tu sei tu"

"...si ma non c'è un motivo? Hai accettato passivamente quello che il destino ti ha messo sul cammino?"

"Assolutamente no.
- disse sedendosi su una sedia, portata accanto alla mia postazione. - Il mare è pieno di pesci, ma io ho pescato il più raro" mi rispose ridacchiando leggermente come se la mia domanda fosse un qualcosa di stupido.

"Lou..." lo pregai.

"Okay scusami hai ragione. La tua domanda ha perfettamente senso ma onestamente me la sarei aspettata qualche anno fa, quando abbiamo iniziato a vederci e non ora che... beh non ora ecco.

Vuoi sapere il motivo per il quale ho scelto te e non un altro?"
Annuii con la testa

"Perfetto allora mettiti comodo.

Not an happy ending || L.S ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora