27. Un giro? La fine

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"Allora Harry, come va a Londra?" mi chiese mio padre mentre mise in moto l'auto.

Dopo essermi svegliato non avevo mangiato quasi nulla a colazione, troppo scosso dalla situazione in cui mi trovavo.

L'ansia mi stava letteralmente divorando dentro.

Avevamo, anzi aveva, programmato di fare un'uscita padre-figlio per recuperare il tempo perduto durante gli ultimi anni.
Nonostante sapesse che quelle poche ore non avrebbero potuto recuperare anni di mancate attenzioni nei confronti di suo figlio.

Non sapevo esattamente quale fosse il modo migliore in cui mi dovessi comportare.
Mia madre mi aveva detto di non giudicarlo per ciò che aveva fatto, ma non riuscivo a pensare ad altro.

Non riuscivo a guardarlo fisso negli occhi senza provare orrore, così rimasi in silenzio.

Come aveva potuto quella persona accanto a me, che io una volta chiamavo padre, aver fatto una cosa così orribile?

Forse la mia reazione era troppo esagerata, in fondo non sapevo ancora la sua versione della storia.
Eppure non riuscivo a non giudicarlo.

Usare la violenza su una donna, che sia verbale, fisica o anche solo implicita come nel suo caso, danneggiandola psicologicamente, era inconcepibile.

Per me le donne sono sempre state degli esseri sacri, da rispettare e da proteggere.
Forse perché sono cresciuto più con mia madre e mia sorella che con mio padre.
E chiunque le avesse fatto del male non si meritava il carcere, non si meritava nessun tipo di tortura folle, solo di essere escluso dalla società così da restar solo con i suoi pensieri e pentirsi di ciò che ha fatto.

"Tutto bene grazie" risposi freddo, dopo aver ritrovato quella poca voglia di parlare con lui.

"Sai dove stiamo andando? Un bel posto, sicuramente ti piacerà"

Sbirciai con la coda dell'occhio la strada.

Non sapevo verso che direzione fossimo diretti, non avevamo mai intrapreso quella strada.

"Tranquillo -continuò ridendo mio padre, mentre vide che il mio sguardo si stava facendo più teso - un posto che magari ti farà cambiare idea ... "

Strabuzzai gli occhi girandomi per la prima volta verso mio padre.
Dove cazzo aveva intenzione di portarmi!? E soprattutto quale idea mi avrebbe fatto cambiare quel posto?

Iniziai poco a poco a sudare freddo, gli occhi cercarono di catturare a destra e a sinistra qualche segnale che mi potesse indicare dove ci trovassimo.

Nulla, completamente il nulla.

Non era una zona molto trafficata e priva di qualsiasi cartello stradale.
Con la sicurezza con la quale mio padre viaggiava sembrava che conoscesse bene quel posto.

Non mi restava che aspettare e prepararmi al mio destino.

Nel mentre accesi la radio per distrarmi e per dimenticare tutte le mie paranoie.
La musica era l'unica in grado di tranquillizzarmi.

Appoggiai la testa sul finestrino e mi feci cullare dalle note di "Free fallin" di John Mayer ancora per qualche minuto.

Appoggiai la testa sul finestrino e mi feci cullare dalle note di "Free fallin" di John Mayer ancora per qualche minuto

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