In quei giorni, che eravamo tornati insieme, era sempre stato Louis a fare il primo passo.
Gli avevo già detto chiaramente che da me non avrebbe mai più potuto aspettarsi nulla, nessuna controprova di quanto tenessi a lui.
Dalla sua parte, lui sembrò capire a pieno il mio punto di vista e non si lasciò scappare neppur un'occasione per dimostrarmi quanto tenesse a me e quanto mi amasse.Ogni mattina, quando capitava che doveva alzarsi presto per andare al lavoro, mi faceva sempre trovare un post-it attaccato al frigo con una frase romantica presa da qualche sito, da qualche mia canzone o inventata direttamente da lui.
Almeno una volta a settimana organizzava una cena romantica per noi due e mi coccolava tra le sue braccia mentre guardavamo un film d'amore la sera.Sembrava completamene un'altra persona. Si dedicava a me costantemente.
Cercava sempre di farmi avere tutto ciò che necessitassi.E poi, dopo qualche giorno, mi propose una fuga d'amore in piena regola. Era un'idea folle ma, dal momento che tra poche settimane avrei dovuto ricominciare il tour europeo e sarei stato rinchiuso in un bus ventiquattr'ore su ventiquattro, decisi che un po' di tempo fa soli non ci avrebbe fatto bene.
Infatti quella casa, qualche mese dopo, diventò nostra.
Ma questa è un'altra storia.Un giovedì mattina, lasciando solo un foglietto i sul tavolo e qualche messaggio a Niall, a mia madre ed ovviamente ad Al, partimmo.
Fu un viaggio abbastanza tranquillo. Parlammo un po' di tutto, tranne del futuro.Nella mia mente non facevo altro che ripetermi "che cosa vuole fare ora? Si vede vicino a me nei prossimi anni?".
Non feci in tempo a parlare e a confessargli i miei dubbi, sperando in una sua risposta positiva, che arrivammo dopo pochi minuti davanti alla villa.Era di mattoni rossi ed in mezzo alla natura, letteralmente, nonostante ci fossimo allontanati da Londra di qualche decina di chilometri. Attorno c'erano solo alcuni alberi, una distesa d'erba e, a poca distanza, un piccolo laghetto con una quercia enorme e secolare accanto.
La cosa che mi colpì particolarmente fu il numero civico: 357.
Mi ricordava qualcosa... ma non sapevo esattamente cosa. Lo scoprii solamente qualche mese dopo, quando comprammo la casa.
"Harold dammi una mano per portare le valige in casa!" urlò Louis implorante.
Io ero rimasto lì, ancora in auto, a fissare da lontano quella casa. Era stato un colpo di fulmine. L'avrei dovuta avere a tutti i costi.
In quel momento però non sapevo esattamente del valore affettivo ed indelebile che avrei attribuito a quella casa poco dopo.Di colpo mi svegliai dal mio torpore e aiutai il mio ragazzo con i bagagli e ad aprire la casa.
Lui si fermò davanti alla porta, fissandola e senza muovere un muscolo. Il suo viso impallidì leggermente.
Era come se fosse stato ipnotizzato. Oppure quella casa gli faceva tornare in mente molti ricordi del suo passato, della sua infanzia.Non chiesi nulla, mi avvicinai a lui e gli misi una mano sulla spalla. Lui sembrò riprender colorito e si girò nella mia direzione con un accenno di sorriso sulle labbra.
Nessuno dei due parlò. Non serviva alcuna parola in quel momento ed entrammo.
Era una villa arredata abbastanza all'antica all'interno e c'erano cumuli di polvere ovunque.
Quasi non fosse stata mai più aperta o abitata da... anni.Non chiesi molto a riguardo ed in silenzio come precedentemente, proseguii sistemando le mie cose nella nostra stanza. Ovviamente dalla parte destra del letto.
"Hazz..." esclamò il moro arrivando sulla soglia della stanza. Si appoggiò leggermente allo stipite della porta per sorreggersi. Sembrava non star molto bene. Lo capii dalle occhiaie violacee, che andavano in netto contrasto con il color blu dei suoi occhi, reso ancora più profondo ed intenso.
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Not an happy ending || L.S ||
RomanceUn lungo flashback raccontato dal protagonista di questa storia, Harry Styles. I suoi ricordi del periodo dove la sua vita cambiò drasticamente verranno finalmente portati alla luce. Ovvero quelli affianco di Louis Tomlinson, stilista di fama mond...