45. The End

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Non potevo credere ai miei occhi. Non lui. Non ora.

Ed eccoci giunti al giorno d'oggi, una qualunque giornata mite di Ottobre

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Ed eccoci giunti al giorno d'oggi, una qualunque giornata mite di Ottobre.
Io, seduto sugli scalini della nostra futura casa, ad aspettarlo in vano.

Mi sentivo nulla, completamente annullato.
Mi aveva privato in quel momento di ogni forza vitale.

Volevo piangere, urlare, esprimermi, dire ogni cosa, sfogarmi, esplodere come una bomba. Ma la mia mente era annebbiata, un foglio bianco.

I miei pensieri non avevano più un filo logico. Pensieri scomposti, senza un inizio, senza una fine, in alcuni mancava anche la punteggiatura.

Erano tutti i miei dubbi, tutte le domande che avrei voluto rivolgere a lui. Lui che se n'era andato senza avvertirmi, senza che io potessi far qualcosa per evitarlo.
Lui che mi aveva fatto delle promesse.
Lui che pensavo fosse l'uomo con il quale avrei passato il resto dei miei giorni.

Quei pensieri li vedevo attaccati alla parete della mia testa e non riuscivo più a liberarmene.
Stavano lì e creavano ancora più confusione, più cercavo di afferrarli, più mi sfuggivano di mano, più si trasformavano in polvere, cenere, più il caos avanzava verso di me.

Nessuno avrebbe potuto capire.
"Non è nulla di che. La vita va avanti. Non ti preoccupare passerà"
Questo avrebbe detto la maggior parte della gente vedendo il mio stato d'animo e la mia condizione.

Ma la realtà non era così. Non era stata una cotta passeggera, un qualcosa di poco conto.
No, lui era stato parte fondamentale per me quando ne ho avuto bisogno e solo il pensiero che mi avesse lasciato, mi fa tremare ogni membra. 

Mi ero davvero innamorato questa volta, mi ero innamorato di qualcuno per cui valeva la pena sprecarci del tempo dietro ed affianco.

Davvero non riuscivo a capire che cosa fosse andato storto. Non sembrava aver mostrato nessun segno di allontanamento il giorno precedente.
Se avesse avuto dei problemi sapeva che sarei stato lì ad ascoltarlo ed aiutarlo. Mi sarei portato sulle spalle tutti i suoi malumori, le sue lune storte, i suoi mostri interiori, i suoi cattivi pensieri, lo avrei fatto ricredere sull'amore, sul fidarsi di una persona, sull'affidare il proprio cuore con la paura di come possa tornarti indietro.

Mi sarei fatto carico di tutto e gli avrei fatto ricredere su di noi. Ma purtroppo non me l'aveva permesso. Era scappato ancora prima di iniziare realmente.

Nella tasca del mio smoking giocai con una piccola scatolina.
Era la stessa di qualche mese prima, ma il contenuto diverso. Se prima avevo pensato di regalargli un oggetto con un valore simbolico, ora volevo proseguire, fare un passo oltre, fare il passo successivo.

Gli avrei chiesto di sposarmi quella sera, al ritorno.
Era una scelta più che azzardata, sicuramente troppo precoce dal momento che era solo qualche settimana che avevamo ripreso a vederci e stare insieme.
Ma non mi interessava. Louis era in grado di rendermi felice come nessun altro è mai riuscito a fare.
In più mi aveva spinto ad andare oltre i limiti che mi ero imposto, a spingermi sempre un po' oltre. Con lui ero cresciuto come persona.
Ed accanto a lui avrei voluto crescere dei bambini nostri un giorno.

Controllai ancora il suo ultimo accesso. Due ore fa.

Non sapevo che fare.
Chiamare la polizia? Non sarebbe servito a nulla se non per sporgere una denuncia e basta.
Provare a contattare Zayn o Niall? Inefficace, lo avrebbero solo coperto.
Provare a chiamare una delle sue sorelle? Probabilmente le avrei messe in allarme ancora di più di quanto lo ero io.

L'unica cosa che volevo era che dal fondo della via spuntasse la sua macchina. Lui scendesse, con gli occhi gonfi e rossi dal pianto, mi abbracciasse forte e mi dicesse che non sarebbe andato da nessuna parte senza di me al suo fianco.

Che stupido che ero stato! Ci avevo creduto.
Sapevo che non potevo aspettarmi tanto, me l'aveva anche confessato lui stesso.
Eppure avevo deciso di dargli tutto me stesso, senza neanche pensarci un secondo.

Mentre ripensavo ai nostri ultimi giorni insieme, qualche lacrima iniziò a rigarmi il viso.
Abbassai la testa di colpo, quasi se qualcuno in quel momento mi stesse osservando e misi le mani nei capelli, afferrandoli leggermente in segno di disperazione.

Non era assolutamente questo il lieto fine che avevo sempre desiderato, che avevo sempre visto nei film.

Ad un certo punto sentii da lontano il rumore di un motore d'auto.
Di scatto alzai lo sguardo e lo indirizzai verso quel suono.
Magari era tornato, magari si era pentito e voleva solo scusarsi.

La macchina si avvicinò lentamente, prima di fermarsi davanti casa.

Scattai in piedi e mi alzai leggermente sulle punte, per scorgere la sua figura all'interno ma in vano, poiché i vetri erano oscurati.
In più non era la sua auto. Era una Mercedes nera, i cerchioni erano lucidi e ben puliti, come se non fosse mai stata usata.

Le mie mani tremavano, il mio cuore batteva così forte che riuscii a sentire il battito distintamente anche grazie al silenzio attorno a me.

La portiera dell'auto si aprì.

Non mi mossi. Ero sempre lì, davanti all'uscio di casa.
Incapace di muovere qualsiasi muscolo per timore che quella persona non fosse Louis.

Vidi la figura avvicinarsi piano, con dei passi lenti lateralmente all'auto, quasi timorosa di sapere chi ci fosse dall'altra parte.

"Louis?" sussurrai impaurito vedendo che l'altra persona non aveva intenzione di presentarsi.

Da dietro il veicolo spuntò finalmente una figura.

Il fiato mi si bloccò nei polmoni, il respiro accelerò aumentando i battiti cardiaci ancora di più rispetto a prima.
La mia mente si annebbiò e la saliva mi si seccò in bocca.

No no no no no, continuavo a ripetermi nella mia testa. Non poteva essere possibile.
Che cosa poteva esser successo?

Speravo qualcosa non di grave.

"FBI, lei è il Signor Styles? Abbiamo ritrovato il corpo del Signor Louis Tomlinson privo di sensi poco distante da qui.

Lei deve venire in centrale con noi. È sospettato di omicidio. -disse l'agente mostrando il distintivo e procedendo con l'arresto- Ha il diritto di rimanere in silenzio. Qualsiasi cosa dirà o farà potrà e sarà usata contro di lei in tribunale.
Ha diritto ad avere un avvocato. Se non può permettersi un avvocato, gliene sarà affidato uno d'ufficio.
Ha compreso questi diritti così come gli sono stati letti?"

Annuii spaventato e confuso dall'intera situazione.
Prima la notizia della morte di Louis e, ancor prima di realizzare bene la cosa, mi trovavo con le mani legate dietro la schiena e due agenti che mi scortavano alla macchina di servizio.

Mentre percorrevo il vialetto di casa, con ancora lo smoking addosso, la testa iniziò a girarmi e la vista ad annebbiarsi prima di cadere a terra privo di sensi.

Fine

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Not an happy ending || L.S ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora