26. Mommy

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Dopo cena, mente la aiutai a sparecchiare, decisi che era arrivato il momento giusto per affrontare l'argomento per il quale io ero corso sin lì da Londra.
Di toccare quell'argomento che aveva cercato di evitare in tutti i modi da quando ero tornato a casa.

"Mamma? Ora possiamo parlarne?" chiesi.

"Di che cosa vuoi parlare tesoro?"

"Di papà"

Iniziò a muovere leggermente le labbra, come per dire qualcosa, ma non uscì un suono.
Era visibilmente agitata.

"Cosa vuoi sapere su di lui?" mi domandò cercando di mascherare la sua preoccupazione e come se non ci fosse nulla di importante di cui parlare.

Odiavo quando faceva così, quando mi nascondeva le cose per paura di un mio giudizio o di una mia reazione.

"Sai benissimo cosa intendo..."

"Va tutto bene tra di noi stai tranquillo. Non devi preoccuparti per me, sto bene..."

Abbassò lo sguardo e una lacrima le rigò il volto.
Posò un piatto sul mobile accanto a lei e con la mano destra si toccò leggermente il braccio per nascondere un'evidente livido.

"No col cazzo che va tutto bene! Dimmi che succede, ora!"

Lei alzò lo sguardo quasi spaventata dal tono della voce che avevo usato.
Dopo aver ripreso il controllo di me stesso continuai con un "ti prego" per addolcirla leggermente e non farla spaventare.
Mi ero trovato in una situazione simile alla sua, cioè essere abusato o maltrattato e sapevo che alzare la voce non avrebbe fatto altro che peggiorare le cose e trasportarla di nuovo a quei momenti orribili.

"Harry le cose sono più complicate di una semplice litigata... non potresti capire... sei troppo giovane"

"Hai intenzione di continuare dicendo così? Perché io so di essere grande abbastanza per capire!
E poi capire cosa se tu non intendi dirmi nulla!"

Ero nervosissimo.
Se lei non si decideva a parlare sarei andato da mio padre a chiedere spiegazioni. Subito dopo averlo preso a pugni in pieno volto ovviamente.

La donna accanto a me, dopo un minuto di silenzio- che per me sembrò un'eternità- riprese a parlare.
"Non voglio che, dopo quello che ti confiderò, tu abbia dei pregiudizi nei confronti di tuo padre. Lui non ha colpa e per me questa situazione va bene... . -si asciugò una lacrima che iniziò a scendere dal suo viso con il dorso della mano - Da quando sei partito hanno iniziato a circolare delle voci qui ad Homles Chapel ... sai, quelle voci che mettono in giro coloro che non hanno niente di meglio da fare durante la giornata..."

La sua voce si interrompeva a tratti. Come soffocata dalle tante lacrime che aveva già versato nei mesi passati.

Sapevo quanto difficile fosse per lei dirmi quelle cose, per questo non la interruppi, la lasciai finire, prendendosi tutto il tempo di cui aveva bisogno.

"Tuo padre una sera è tornato a casa dal lavoro un po' ubriaco ... ho cercato di farlo ragionare, ma nella sua mente rimbombavano solo quelle stupide dicerie sul tuo conto e sulla nostra famiglia ..."

"Mamma cazzo ti ha picchiato o fatto del male?" chiedi inorridito.

"Oh no no, non ha mai osato alzare un dito contro di me! Tranquillo tesoro ... però, confuso dall'alcol, mi ha fatto sbattere contro l'angolo del tavolo ..."

Si alzò un lembo della maglia e vidi una piccola cicatrice sulla parte posteriore del suo fianco oltre al livido ora ben visibile sul braccio.

D'istinto misi le mani davanti alla bocca ed i miei occhi si riempirono di lacrime.
Come avevo fatto a non accorgemene?

Not an happy ending || L.S ||Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora