Capitolo 5

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Per fortuna oggi la suoneria della sveglia non ha suonato. Sono le 9:15 e sento un profumino di nutella provenire dalla cucina, mi alzo e scendo le scale che separano il piano giorno dal piano notte, raggiungo la cucina e trovo mia madre intenta a cucinare qualcosa.
«Mamma, cosa hai preparato per colazione?» le chiedo. 

Mia mamma si chiama Elizabeth e ha 39 anni, io e lei non abbiamo un rapporto molto unito, non mi confido quasi mai, ma le voglio comunque tanto bene.

«Buongiorno tesoro, ti ho preparato i waffle con la nutella» dice mentre appoggia sul tavolo un piatto pieno di waffle fumanti.
«Grazie mamma, sono davvero buoni» dico prendendone uno e addentandolo.
«Margaret, ascoltami, ieri il preside mi ha chiamato dicendomi che è preoccupato per come sta andando il tuo anno scolastico, io non voglio assolutamente che vieni bocciata, quindi per favore, impegnati invece di scrivere letterine d'amore!» mi urla arrabbiata. 

Ebbene sì, in questi giorni, non so per quale motivo, mi sono messa a scrivere frasi e pensieri sul mio supplente, non facevo altro che pensare a lui e di conseguenza non mi mettevo a studiare, ma non è giusto che mia madre si intrufoli nella mia camera a guardare le mie cose!

«Mamma, quante volte ti ho detto di non entrare nella mia camera! Non rispetti la mia privacy!» le dico urlando a mia volta.
«Eh dimmi un po', chi sarebbe questo "principe dagli occhi azzurri" che hai nominato nelle lettere? Un ragazzino della tua scuola? Margaret, per favore, lascia perdere l'amore e pensa alle cose più essenziali» si gira verso il lavabo della cucina.
«Mamma, non mi interessa se tu non credi più all'amore solo perché papà ti ha lasciato per la sua collega! Io posso conoscere e amare chi voglio!» urlo quasi con le lacrime agli occhi.
Papà ha divorziato da mia mamma quando avevo 11 anni, perciò capivo quello che stava succedendo, ora non lo vedo più da quel giorno, sì, sono arrabbiata con lui per quello che ha fatto a lei, ma comunque se un giorno dovesse ritornare, non gli chiuderò di certo la porta in faccia, è pur sempre mio padre.
Mia madre si gira verso di me, ha gli occhi lucidi.
«Non nominare mai più tuo padre in questa casa, hai capito?? Tuo non sai niente di com'era e com'è lui! Tu sei ancora una ragazzina e non voglio che ti innamori di nessuno ok? Non voglio che ti ritrovi a 40 anni con una vita come la mia!» urla piangendo.
«Io non sono una ragazzina, ho quasi 18 anni e so più di te cosa significa amare una persona! E ora me ne vado, sono stanca delle tue ramanzine!» prendo la borsa ed esco fuori di casa, sbattendo la porta.

Sono incazzata perché non è giusto che parli così di mio padre.
Cammino a testa bassa, senza meta, mi viene da piangere.
Dopo aver camminato per un bel po' mi ritrovo al parco della città, vedo una panchina vicino alla fontana e mi siedo, e a quel punto scoppio a piangere singhiozzando forte.
«Scusa, si sente bene?» sento una voce maschile.
Alzo la testa e asciugo gli occhi, davanti a me c'è un ragazzo bruno, occhi marroni, un paio di occhiali neri, e porta al collo una fotocamera professionale. È carino.
«Io...sì, sto bene...» dico abbassando la testa.
«Sicura? Se vuoi puoi sfogarti, non ti giudicherò» dice lui sedendosi​ affianco a me.
«Tranquillo, problemi con mia madre».
«Ah, va bene, comunque io sono Austin» si presenta porgendomi la sua mano e mostrando un grande sorriso.
«Piacere, Margaret...come mai hai una fotocamera?» chiedo incuriosita.
«Il mio hobby preferito è la fotografia, fotografo panorami, oggetti, animali, e a volte anche persone...» dice arrossendo.
«Ah, beh spero che l'obiettivo di oggi non sia stata la mia faccia devastata» dico ridendo.
«Oh no, però sei una ragazza carina, un giorno se ti rincontrerò ti farò una foto» dice sorridendo.
«Ma abiti qui? Non ti ho mai visto» dico io.
«Mi sono trasferito da poco, prima abitavo a Roma, ho origini italiane, e ora sono venuto qui dai miei zii...i miei genitori sono morti tre anni fa, e quindi ho raggiunto loro.» dice un po' triste.
«Oddio, mi dispiace...» dico sincera.
«Tranquilla, ora non vedo l'ora di frequentare la mia nuova scuola, mi sono iscritto al Liceo classico, tu che scuola fai?» mi domanda ritornando a sorridere.
«Anch'io faccio quella scuola! Se vuoi puoi contare su di me per qualsiasi cosa!» dico contenta. 

Mi sento già meglio rispetto a poco tempo fa. Austin, nonostante non lo conosco ancora, mi ha tirato su il morale, credo che diventeremo ottimi amici.

«Wow, allora posso dire di conoscere già un allieva!» dice gioioso. 

«Ora devo andare, ci vediamo a scuola Marghy!» mi saluta e corre via, è davvero simpatico, il suo sorriso è contagioso.

Quando tornai a casa, passai tutto il pomeriggio a studiare, anche se, nonostante cercavo di concentrarmi sui libri, il pensiero di quel supplente mi ronzava sempre in testa, c'è qualcosa di lui che mi incuriosisce, è come una caccia al tesoro dove ogni gesto che fa è un indizio per scoprire cosa nasconde, e ogni giorno che passa mi sento che voglio davvero capire che cosa gli passa per la testa.

Quel supplente che mi ha stravoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora