Capitolo 54

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Sbatto velocemente gli occhi, forse è solo frutto della mia immaginazione, chiudo per un minuto gli occhi e respiro a fondo, non può essere lui.
«Mi scusi, si sente bene?» qualcuno mi sfiora il braccio, mi giro e vedo una ragazza dai lineamenti orientali che mi guarda preoccupata, giro lentamente la testa verso quella persona e il suo sguardo incrocia il mio, tutto il passato mi percorre davanti agli occhi, sto sudando, mi sembra di svenire, il suo sguardo è malinconico, triste, è da troppo tempo che non lo vedevo, il suo aspetto non è cambiato molto, ha solamente un po' di barba in più e fisico più muscoloso, i suoi occhi si distaccano dai miei e sorride ai giornalisti, il suo sorriso, lo riconoscerei tra mille.
«Sì...sto bene...credo» rispondo alla ragazza e ritorno a guardarlo. Ancora non riesco a credere che David sia diventato uno scrittore, non l'avrei mai immaginato, ma non riesco a capire una cosa, perché Lane ha affidato proprio a me questa intervista? Sarà solamente segno del destino.

Durante le interviste con gli altri giornalisti incrociava spesso il mio sguardo e per causa di ciò mi sentivo sempre peggio, volevo andarmene ma non posso deludere il professore, gli ho promesso che l'avrei fatta benissimo.
Tutti sono usciti, ora è il mio turno, David è girato di spalle che beve l'acqua da una bottiglietta per riprendere fiato, ho il cuore a mille, spero solo di non fare brutte figure.
Mi siedo sulla sedia di fronte a lui e lo fisso, le sue spalle sono possenti, sento il suo profumo, lo stesso di un anno fa, vedo che gira leggermente la testa, sente la mia presenza, i suoi muscoli si irrigidiscono, stringe i pugni e si gira, non riesco a capire cosa significa questa reazione.
«Ciao» mi sorride, dio non farlo...
«S-salve...signor Coll...White» che cavolo ho detto? Come dovrei chiamarlo?
«Puoi chiamarmi David, ormai John White non esiste più» dice sempre sorridendomi.
«Bene...allora...come mai ha aspettato tutto questo tempo per rivelare la sua identità?» dico prendendo la penna ma ovviamente mi cade per terra, cominciamo bene, mi abbasso per prenderla ma la sua mano mi sfiora e un brivido dietro la schiena mi fa rabbrividire, alzo la testa e mi perdo in quell'oceano, mi rimetto composta e comincio a scrivere anche se in realtà non so nemmeno quello che sto scrivendo.
«Forse perché avevo previsto che oggi sarebbe stato il giorno giusto» che significa? Forse sospettava che oggi, dopo un anno mi avrebbe rincontrata?
«Di cosa parla il tuo nuovo libro?» in realtà so bene di cosa parla ma devo per forza scrivere l'articolo con le sue stesse parole.
«Parla di una storia d'amore che ho vissuto in prima persona lo scorso anno, avevo perso la testa per un'alunna della scuola dove insegnavo come supplente, l'ho amata come non ho mai amato nessuna, senza di lei era come vivere un inferno, lei era splendida. Purtroppo abbiamo avuto dei grossi problemi e alla fine la nostra storia non è finita come speravamo, ci siamo lasciati, ma credimi...ho passato l'anno più brutto e devastante della mia vita» si ferma non smettendo di guardarmi negli occhi, ho le lacrime che minacciano di uscire, mi sento che da un momento all'altro potrei scoppiare, sentire dire queste parole da lui è un colpo al cuore, mi ha amata così tanto da poter scrivere un libro sulla nostra storia, mi chiedo allora una sola e semplice domanda...perché?
Mi accorgo solo ora che avevo smesso di scrivere.
«Può bastare...grazie infinite, arrivederci» mi alzo e faccio per andarmene ma mi ferma per un braccio.
«Margaret...aspetta...insomma sei venuta qui, ci vediamo dopo un anno, come stai?» dice guardandomi da cima in fondo.
«Bene...ora scusami ma devo finire il mio articolo» non ce la faccio a stare vicino a lui, devo andarmene.
«Chiamami...ti risponderò» dice mentre esco dalla libreria. Non posso credere che sia successo davvero, credevo che non l'avrei mai più rivisto, ma non è stato così.

Sono davanti la porta di casa del professor Lane, ho bisogno di spiegazioni, non doveva mandare me a quell'intervista.
Suono il campanello e subito viene ad aprirmi.
«Margaret, cosa ci fai qui, non dovresti essere in libreria?» dice sorpreso.
«Lei adesso mi deve dare delle spiegazioni» dico entrando dentro.
«Cosa succede? Quali spiegazioni dovrei darti?» mi guarda non capendo.
«Lei sapeva qualcosa, non è vero? È per questo motivo che ha mandato me per questa intervista. Lei conosceva David e conosceva me» dico puntandogli il dito contro.
«Ma che stai dicendo? Chi è David?»  domanda sincero, aspetta allora lui non c'entra nulla, forse era solo una stupida coincidenza.
«Lei non conosce David Collins? Lo scrittore dall'identità sconosciuta?»
«No, non l'ho mai visto credimi, ma perché mi fai questa domanda? È successo qualcosa all'intervista?» dice facendomi sedere sul suo enorme divano grigio.
«David era...il mio supplente di lettere del liceo...cioè era il mio ex ragazzo...abbiamo avuto una storia...ero io la grande storia d'amore del suo libro» dico abbassando lo sguardo.
«Cavoli, davvero? Non sapevo di tutto questo, giuro, mi dispiace se hai pensato che fossi stato io a spingerti ad andare da lui» dice abbracciandomi, in quel momento scoppio a piangere, non volevo ma non ce l'ho fatta, dopo tutto questo tempo mi è difficile vederlo di nuovo e avere a che fare con lui.
«Non piangere, andrà tutto bene, magari riuscite a restaurare i rapporti» dice consolandomi.
«Lei non potrà mai capire, io l'ho amato con tutta me stessa, e ho passato mesi orribili senza di lui, ero diventata depressa e andavo da uno psicologo, ho vissuto i giorni più brutti della mia vita. Grazie allo psicologo ero riuscita a dimenticarlo, la mia vita era rinata e l'unica cosa che mi importava era la carriera» dico in lacrime.
«Lo ami ancora?» lo guardo senza dire nulla, non so cosa rispondere e non voglio, ho la mente in un casino totale, non voglio più parlare di questo argomento.
«Io...non lo so...credo di no...ora devo andare, a domani» dico alzandomi.
«Stai a casa domani, non venire, hai bisogno di riposo e di mettere a posto le idee» dice sorridendomi.
«Non so se ci riuscirò...comunque grazie, arrivederci» ed esco.

Arrivata a casa mi buttai sul letto e nascosi la faccia sul cuscino, vorrei che tutto questo non fosse successo, perché la mia vita deve essere sempre così complicata?
Il mio cellulare comincia a squillare, lo afferro e vedo il nome di David sullo schermo, non voglio rispondere, così lo spengo e vado in bagno per mettermi il pigiama.
Quando ritorno squilla nuovamente, lo prendo e lo fisso, il dito della mano mi trema, vorrei rispondere per sentire di nuovo la sua voce, ma non posso, mi sono promessa che questa storia era definitivamente finita, lui non esiste più, chiudo la chiamata e metto il telefono in silenzioso, dopo di che mi metto a dormire.

Quel supplente che mi ha stravoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora