Capitolo 11

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David's POV
La mia vita fa schifo, ho perso l'unica ragione della mia vita per colpa di quel disgraziato di suo fratello, ma infondo ha ragione, Margaret non si merita una persona viscida come me, potrebbe soffrire a causa mia e io non vorrei mai il male per lei. È una persona fantastica e merita un uomo che la ama e che sta con la testa sulle spalle, non come me che ora mi ritrovo in uno schifoso bar pieno di zoccole a bere un bicchiere dopo l'altro di whiskey, mi sento ubriaco fradicio, non bevevo così da quando stavo con Candice, mi faccio schifo da solo. Una mano mi tocca la spalla, mi giro e vedo una ragazza bionda, occhi azzurri e labbra dipinte di un rosso acceso, ha un vestito fucsia fluorescente che le fascia il corpo e le schiaccia il seno da farlo uscire quasi di fuori. Mi sta sorridendo «ehi, ciao, io mi chiamo Vanessa e tu?» si presenta sfiorandomi le mani.
«David» dico serio.
«David... che ne dici se andiamo a fare due passi?» si avvicina al mio viso, sento il suo alito che puzza di alcool. La spingo via e urlo «lasciami stare, lurida puttana, io amo Margaret e nessun'altra» mi alzo ed esco dal locale barcollando sotto gli occhi di tutti.
Cammino fino a raggiungere la mia macchina che si trova in un prato e a pochi metri dalla macchina mi piego in due e comincio a vomitare e a urlare frasi insensate.

Dopo 20 minuti di agonia salgo in macchina e comincio a guidare senza meta, le lacrime cominciano a farsi strada sul mio viso e la vista mi si annebbia, la strada è buia e sto andando troppo veloce, a d'un tratto una luce mi acceca gli occhi e buio.

Margaret's POV
Sono le 8 di mattina quando mi sveglio e realizzo di trovarmi nella casa al mare di mio padre. Mi alzo e scendo giù in cucina per controllare se c'è qualcuno, mio padre non c'è e Anna sta preparando del caffè caldo, si accorge della mia presenza e mi raggiunge abbracciandomi «buongiorno cara...hai dormito bene?» mi chiede porgendomi una tazzina di caffè.
Quella notte è stata la peggiore di tutte, continuavo a fare incubi su David, sognavo la stessa scena della caduta della sua ex mille volte, solo che invece che a cadere fosse lei, ero io, e ogni volta che mi svegliavo scoppiavo a piangere.
«Sì...tutto bene, quel letto è ancora soffice come la prima volta in cui ci ho dormito...» dico scherzando e mentendo.
«A dir dalle tue occhiaie non si direbbe...e poi ti ho sentita piangere spesso. Che cosa succede Margaret, puoi fidarti di me» dice preoccupata e accarezzandomi il braccio.
Così le spiegai tutto nei minimi dettagli e lei sorpresa ma anche compiaciuta mi disse: «tu non ti devi preoccupare, se lui ti ama davvero allora ritornerà. Quella storia fa parte del passato, ora non credo si comporti ancora così. E per quanto riguarda tuo fratello, vedrai che prima o poi gli passerà e comincerà ad accettare i tuoi sentimenti verso David.» mi dice sincera, è davvero una brava persona, mia madre non doveva sottovalutarla senza nemmeno conoscerla.
«Grazie mille Anna, davvero...spero che tutto questo si risolvi al più presto, non ce la faccio più a stare lontana da lui» la ringrazio abbracciandola. Il mio cellulare vibra, è un numero sconosciuto, mi stacco da Anna e rispondo tremante, forse è lui.
«Pronto...lei è Margaret?» è una voce di un uomo adulto.
«Sì...sono io, lei chi è?»
«Sono l'ispettore di polizia Charlie Adams, il signor David Collins questa notte ha avuto un incidente e ora è ricoverato all'ospedale di Los Angeles, lei è una sua parente?» il cellulare mi cade dalle mani, com'è possibile che abbia avuto un incidente! Anna agitata prende il mio telefono e parla con l'ispettore. Dopo avergli riferito che ero la sua ragazza chiuse la chiamata e facendomi ritornare alla realtà mi disse: «Margaret, devi assolutamente ritornare a Los Angeles, David ha avuto un incidente e ora credo che abbia proprio bisogno di te. Devi muoverti, dai ti aiuto a preparare la valigia» dice prendendomi per mano e salendo in camera. Infiliamo in fretta e furia i vestiti appallottolati dentro la valigia e una volta finita scendiamo giù e prima di aprire la porta mi dice: «abbi forza, vedrai, si riprenderà presto, spiegherò tutto io a Richard, non preoccuparti. Ora vai e stai attenta» mi abbraccia forte e le lacrime cominciano a scendermi sul viso.

Alle 14:30 arrivo all'ospedale di Los Angeles, corro verso l'entrata e mi dirigo nel punto informazioni per sapere dove si trova David.
«Mi scusi, può dirmi dove si trova David Collins?» dico in preda al panico. Controlla sul computer e dopo due minuti parla «secondo piano, porta a destra, stanza 350 in fondo sulla sinistra» dice indicando col dito la strada. La ringrazio e corro su per le scale fino ad arrivare davanti la sua stanza, sto per aprire ma un medico mi blocca e mi chiede chi sono.
«Sono la sua fidanzata, la prego mi faccia entrare, ho bisogno di vederlo» dico implorandolo.
«Mi dispiace signorina ma ora è in terapia intensiva, ha avuto un emorragia interna, l'abbiamo operato e ora è incoscente. Forse potrà vederlo tra qualche ora se si sveglierà» dice allontanandomi dalla sua stanza. Che palle, non è giusto, devo vederlo! Dio, ti prego, fa che si svegli. Prego a bassa voce, quando una mano mi tocca la spalla, mi giro e vedo due signori sulla 60ina d'anni che mi guardano con un'espressione triste, devono essere i suoi genitori.
«Scusami, tu sei Margaret Thompson?» mi chiede lei. Come fanno a conoscermi, lui le ha parlato di me?
«Sì...voi siete i suoi genitori?» chiedo guardando anche il padre, ha gli stessi occhi di David.
«Sì...non so come sia successo...oh, il mio David morirà» piange sua madre, una lacrima mi scende sul viso, non può morire, deve sopravvivere per me, per i suoi genitori.
Suo marito l'abbraccia e la conforta. Dopo lui mi chiede se voglio un thè caldo per rilassarmi e accettai, così se ne andò lasciando me e la madre di David sole.
«Comunque mi chiamo Louiza» mi stringe la mano, poi continua «David mi ha parlato così tanto di te, era diventato pazzo, si vedeva che era innamorato, devi essere una persona davvero speciale per fargli quell'effetto. Ascoltami Margaret, non so cosa sia successo tra di voi, ma ora lui ha assolutamente bisogno di te, solo tu potrai farlo risvegliare» mi confessa con la voce rotta dal pianto. Io arrossisco a quelle parole e le rispondo: «farò tutto il possibile Louiza, David non può morire» la abbraccio mentre entrambe piangiamo.
Il padre arriva con tre bicchieri di thè e mentre me lo passa mi dice: «io sono Gerard comunque» accenna un sorriso.

Dopo un'ora di attesa e ansia arriva un medico, mi alzo e le vado incontro.
«Come sta David? Avete notizie?» chiedo ansiosa.
«Sì, si è appena svegliato, sta bene, ma dovrà rimanere qui almeno fino a domani per vari accertamenti. Ora se qualcuno vuole entrare, mi segua» corro verso i suoi genitori e li abbraccio felice, sapevo che si sarebbe svegliato.
«Andate voi per prima, sicuramente vi vorrà vedere...non credo che gli faccia piacere vedermi...» dico triste anche se vorrei correre da lui immediatamente e baciarlo come non ho fatto mai.
«No cara, lui vuole vedere te, credimi, vai su» mi incita Louiza. Allora mi faccio coraggio e seguo il medico.
Appena apre la porta lo vedo disteso sul letto con il tubicino dell'ossigeno attaccato al naso e gli aghi della flebo infilati nelle braccia.
Quando mi vede i suoi occhi si illuminano e mostrando un largo sorriso dice «Margaret!» mi avvicino e mi siedo su una sedia vicino a lui, lo guardo negli occhi e emozionata dico «David...cosa hai fatto?»
«Sono stato uno stronzo a lasciarti, io ti amo Margaret, più della mia stessa vita, ti giuro che sono cambiato, non sono più quell'uomo di un tempo, devi fidarti di me» dice lamentandosi del dolore delle ferite.
Gli metto una mano sul viso e accarezzandolo gli dico di calmarsi e che ci sono io qui con lui.
«Amore...mi ami ancora vero?» dice preoccupato. Sorrido «certo che ti amo amore mio, non ho mai smesso di farlo» e lo bacio, mi mancavano le sue labbra, ora posso dire di stare in paradiso.

Dopo che anche i suoi genitori sono entrati per vederlo, siamo ritornati tutti a casa.
Spiegare tutto quello che era successo a mia madre e mio fratello non fu facile però mi madre mi ha capita e confortata, invece mio fratello è rimasto impassibile, gli passerà. Ora posso dormire tranquilla e aspettare il giorno successivo per il rilascio dall'ospedale di David.



Quel supplente che mi ha stravoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora