Capitolo 45

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La mattina fu insopportabile, quel campanello continuava a suonare, prima era Lily che voleva sapere che fine avessi fatto e mia madre la mandava via perché non volevo vedere nessuno, poi era Rebeckah, che chiedeva la stessa cosa, poi erano i vicini che chiedevano il caffè o la farina a mia madre, ma io dico, non fanno la spesa questi? Vennero perfino Austin con Andy, sicuramente saranno state Lily e Reby a dirgli di venire a vedere cosa avevo, ma mia madre continuava a dire che avevo la febbre e che dormivo sempre, spero che non suoni più nessuno o staccherò quel campanello immediatamente.
Per ben due ore rimasi tranquilla ad ascoltare musica, così se veniva qualcuno non sentivo niente, poi mia madre aprì la porta della camera.
«Marghy, c'è qualcuno che vuole assolutamente vederti, è di sotto che ti aspetta» che palle, chi è adesso?
«Mamma, non voglio vedere nessuno, lo vuoi capire o no?» sbuffo lanciando il telefono sul letto.
«Vedrai che ti farà piacere vederlo, e poi ti ha portato tante cose» mi sorride, oddio è Leòn, scendo di sotto correndo e lo vedo seduto sul divano con in mano una borsa enorme, suppongo mi abbia portato i pupazzi.
«Ehi, piccolina, ti sei decisa a venire» mi scompiglia i capelli.
«Li hai portati veramente?» indico la borsa.
«Ovvio, io mantengo le promesse! Beh, ovviamente ho portato quelli piccoli, sennò tua madre mi avrebbe cacciato, spero ti piacciano, ho scelto quelli più femminili» dice aprendo la borsa, la svuoto e trovo tanti cagnolini, coniglietti e gattini colorati, sono morbidissimi.
«Grazie Leo, sono fantastici, ma non dovevi, questi sono per i bambini, non per una ragazzina viziata come me» dico arrossendo.
«Non preoccuparti, questi sono della vecchia collezione, non li vendiamo più, così gli ho dati a te. Sai volevo trovare un pupazzo a forma di angelo, ma non c'era, però ho trovato questo» esce dal giubbino il pupazzo di Superman.
«Così ogni volta che lo guarderai ti ricorderai di me e ti spunterà un sorriso» me lo porge, è bellissimo, senza dire niente lo abbraccio forte, so che ci conosciamo da poco, ma con lui mi sembra che il sole illumini ogni giorno.
La voce di mia madre ci fa staccare.
«Ehm...Leòn vuoi rimanere per pranzo?»
«Mi piacerebbe molto, ma devo ritornare al negozio, se vuole Margaret possiamo uscire stasera»
«No ti prego, resta, prenditi la giornata libera, chiamerò io tua nonna» lo supplico stringendogli le mani.
«Va bene...ma solo se mi prometti che stasera usciamo» in realtà mi vergogno ad uscire in queste condizioni pietose, ma se non accetto non rimarrà per pranzo, così annuisco e portammo i pupazzi nella mia camera, quello di superman lo appoggiai sul cuscino, dopo di che mi sedetti sulla moquette e lui fece lo stesso.
«Come stai oggi?» mi chiede serio.
«Mi è passata la febbre» dico sorridendo.
«No, intendo psicologicamente...come stai?» divento seria.
«Non so di che cosa tu stia parlando» abbasso la testa.
«Si vede da un miglio che ti è successo qualcosa, tua madre mi ha detto che ieri hai pianto e ti sei graffiata il corpo» mi afferra il mento e mi prende il braccio facendo alzare la manica, così da mostrare i segni rossi, ritraggo il braccio e mi alzo.
«Saranno stati gli effetti della febbre» dico diventando nervosa.
«Eh, va bene, se non vuoi dirmelo tu, allora troverò delle prove» si alza e comincia a cercare nella stanza, faccio finta di niente e mi siedo sul letto con le braccia conserte.
«È lui, non è vero?» mi mostra la fotografia che avevo fatto a David il giorno del pic-nic.
«Lasciala, non capiresti» la afferro arrabbiata.
«Margaret, non voglio dirti cose brutte, voglio solo capire cosa ti passa per la testa, voglio ascoltarti, non voglio vederti ogni giorno sempre peggio» mi accarezza il viso, comincio a piangere e mi attira a se abbracciandomi forte.

Gli raccontai tutto, senza tralasciare nessun particolare, mentre parlavo dei momenti più belli, mi bloccavo e piangevo ma poi facevo un grande respiro e riprendevo, mi ha ascoltata non smettendo mai di guardarmi negli occhi, non ha proferito parola finché non avevo finito e aveva un'espressione afflitta.
«Non devi perderti d'animo, non devi arrenderti, devi essere più forte che mai, e io ti aiuterò in questo, non ti abbandonerò per nessuna cosa al mondo» dice abbracciandomi.
«Leòn...io non ci riesco...non ce la faccio...quando tu non ci sei, io mi sento morta»
«Con quel David, non vuoi proprio provare a parlarci vero?» dice guardando la fotografia.
«No, non voglio vedere più nessuno, starei peggio, credimi, non mi parlo più nemmeno con le mie amiche, l'unico con cui voglio parlare sei tu»
«Capisco...farò tutto il possibile per te, non preoccuparti, ti farò dimenticare per sempre quei due e ti renderò la ragazza più felice del mondo, perché accanto a Leòn nessuno piange» dice tirandomi un pizzicotto alla guancia, sorrido e mi butto su di lui facendogli il solletico.

Dopo aver mangiato hamburger e patatine fritte ritornammo in camera e ci buttammo sul letto con lo stomaco pieno.
«Cosa facciamo adesso?» domando guardando il soffitto.
«Non me ne intendo molto di moda, ma dobbiamo scegliere i vestiti per stasera» si alza e apre l'armadio, rimanendo a bocca aperta.
«Dio, ma hai un negozio intero qua dentro! Direi che hai più vestiti tu che giocattoli io nel negozio» dice ridendo.
«Non è vero, non ho mai niente da mettermi» sbuffo.
«Questi! Adoro le ragazze con i leggins, ti prego fammi vedere come ti stanno» mi porge elettrizzato un paio di leggins semplici neri.
«Credevo che ai maschi piacessero le gonne o i vestitini» dico ridendo.
«Secondo me per essere belle non bisogna per forza mettere le gambe in mostra, io trovo sexy una ragazza anche con una felpa e un jeans, perciò indossa questi e vedrai come diventerai bella».
Decisi di abbinarci un top bianco e un cardigan lungo grigio, in effetti non era niente male come outfit, infine misi una collana oro e degli stivaletti neri, mi truccai mettendo l'ayeliner e con il babyliss mi arricciai un po i capelli, il mio aspetto era decisamente cambiato, quando uscii fuori rimase incantato.
«Wow, sei perfetta, ora possiamo uscire» mi prende sottobraccio e usciamo di casa.

Mi portò al cinema a vedere un film comico, non ho mai riso così tanto in vita mia, è stata una serata fantastica, abbiamo riso a crepapelle, mangiato un barattolo enorme di pop corn e bevuto due birre ciascuno, non ero ubriaca ma mi sentivo felice e libera.

Quel supplente che mi ha stravoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora