Capitolo 41

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Il giorno fatidico è arrivato, oggi ho la verifica di matematica, ho un ansia terribile, dopo quello che è successo con David, non sono riuscita a ripassare tutto il programma, ero troppo abbattuta, spero davvero di riuscire a completarla tutta.
Sono seduta in classe e sto torturando la penna mangiucchiandola, fisso la porta aperta sperando che non sbuca la faccia orrenda della prof.
«La vuoi smettere? Fra un po la consumerai a forza di morderla, stai calma, andrà bene» la penna viene tolta dalla mia bocca da Lily che mi stava fissando preoccupata.
«Sì, scusa...è che ho la sensazione che mi andrà male e farò una bella figura di merda con David» sbuffo mettendomi le mani tra i capelli, Lily tossisce guardando verso la porta, mi giro e lo vedo guardarmi con un'espressione malinconica, ci guardammo per 1 minuto che sembrò eterno, dopo di che se ne andò senza dire nulla, lasciandomi un vuoto dentro.
«Ma come mai adesso viene spesso a scuola?» mi risveglia Lily.
«È il destino crudele che vuole sempre farmelo incontrare» lancio la penna innervosita beccando la testa della professoressa, non mi ero nemmeno accorta che fosse entrata, merda, sono fottuta.
«Signorina Thompson, vuole che con questa penna le metto un bel 2 sulla verifica?» mi sgrida.
«No la prego! Ho studiato tanto...»
«Vedremo se il professor Collins è stato bravo a farti ripetizioni» dice restituendomi la penna, arrossisco e cominciamo a svolgere la verifica. I primi esercizi erano piuttosto facili, quando arrivai alle espressioni mi bloccai a metà, non sapevo più andare avanti, la ricontrollai più volte ma non riuscivo a capire dov'era l'errore, così chiusi gli occhi e tornai con la mente a quando mi trovavo a casa di David, che stavamo facendo lo stesso tipo di esercizio, mi ricordo che in questo passaggio mi diceva di fare dei segni di riconoscimento per ogni gruppetto di numeri con le stesse lettere...ma certo! Ora ricordo, non devo calcolare tutti i numeri insieme, ma un tipo alla volta, vado avanti con l'espressione e grazie al cielo il risultato è giusto.
La campanella suona e consegno la verifica soddisfatta, sono sicura che non avrò fatto molti errori.
«Margaret, rimani qui, vorrei correggere la tua verifica ora»
«Va bene...» aspetto che tutti escano e mi siedo affianco alla cattedra.
«Brava Thompson, finalmente sei riuscita a capire la matematica, hai fatto una buona verifica, ti meriti un bell'otto" scrive con la penna rossa un gigante 8 con la sua firma sotto, sono così contenta, non ho mai ricevuto un voto simile in matematica.
«Grazie mille prof!»
«Non devi ringraziare me, ma David, è stato molto bravo, ti ho affidato un buon tutor» arrossisco ed esco dalla classe, mi sento libera, fiera di me stessa, vorrei tanto poter correre da David a dirgli la notizia, ma non posso, devo cercare di stare lontana da lui, ma devo ringraziarlo comunque, perciò prendo il telefono e gli mando un messaggio dicendogli che lo ringrazio tantissimo per le ripetizioni e che la verifica è andata benissimo, dopo di che faccio un sospiro e raggiungo l'aula di diritto per la prossima lezione.

Finite le ore scolastiche mi precipitai fuori dalla scuola e accesi il cellulare in attesa di una sua risposta, ma invece vidi che aveva solamente visualizzato senza rispondermi, questa cosa mi fece rimanere un po' male, ho capito che non vuoi più stare con me, ma amici significa chiacchierare, rispondere ai messaggi, ridere e scherzare, non evitarmi completamente...ecco perché stamattina quando mi ha vista non si è nemmeno fermato a dirmi buona fortuna per la verifica, non capisco cosa gli ho fatto per trattarmi così.
Mentre cammino verso casa, noto che vicino il negozio fotografico hanno aperto un negozietto di giocattoli, mi avvicino e vedo che stanno allestendo un tavolino per l'inaugurazione, mi affaccio verso la vetrina e vedo un enorme orsacchiotto celeste con in mano tanti palloncini bianchi e azzurri, è bellissimo, decido di entrare dentro.
«Scusate, posso chiedervi un'informazione?»
«Oh, certo piccola, dimmi pure» si avvicina una signora anziana bassina e paffuta.
«Per caso quell'orsacchiotto è in vendita?» lo indico.
«Certo, è per un regalo?» domanda sorridendomi.
«Sì è per il mio fratellino»
«Oh, congratulazioni, sono sicura che sarà bello come te» mi accarezza il viso e va a prendere l'orsacchiotto, che donna dolce.
Dopo averlo messo in un'enorme scatola blu con un nastro bianco me lo consegna.
«Tesoro, ce la fai a portarlo da sola? È molto grande»
«Ehm...in effetti sarei a piedi...» cavoli come faccio adesso?
«Non preoccuparti, vado a chiamarti mio nipote, così ti da una mano» annuisco e aspetto, non ce la faccio più ad aspettare, o una gran voglia di vedere Tim, quando arriverò a casa parto subito per San Francisco, voglio fare una sorpresa a papà e ad Anna.
Da dietro il bancone spunta un ragazzo alto, muscoloso, con i capelli biondi, un po lunghetti e gli occhi verdi, è un bel ragazzo, avrà sui 23 anni.
«Lui è mio nipote Leòn» gli prende il braccio e me lo porge, lui ruota gli occhi e poi mi sorride.
«Piacere, ti aiuto io a portare il pacco, dimmi solo la strada» mi stringe la mano.
«Margaret, piacere, grazie infinite» prende il pacco e lo mette dentro un furgone.
«Grazie ancora signora, arrivederci»
«Chiamami pure Bett, e dai un bacione al piccolo, ciao» esco dal negozio ed entro nel furgone.
«Grazie ancora, ti ripagherò» dico allacciandomi la cintura.
«Tranquilla, è un piacere per me, indicami la strada di casa tua» gli spiego dove deve girare e dopo pochi minuti arriviamo, scende il pacco e si dirige verso la porta, ma lo fermo.
«Potresti metterlo dentro la mia macchina, parto subito» annuisce e lo accompagno al garage.
«Salgo un attimo in casa a prendere il portafoglio, aspettami qui» faccio per andare ma mi afferra il braccio.
«Non ti preoccupare...sai sembri una ragazza simpatica, se ti va quando tornerai dal tuo "viaggio" potremmo uscire una sera, per fare due chiacchiere, ti lascio il mio numero, quando vuoi chiamami» mi porge un biglietto col nome del negozio e dietro il suo numero.
«Grazie...ci penserò» lo saluto e parto per San Francisco a conoscere il mio piccolo Tim.

Quel supplente che mi ha stravoltoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora