Delle voci mi fanno risvegliare, apro leggermente gli occhi e vedo un'immagine offuscata di un ragazzo, sbatto più volte le palpebre e il volto di Leòn mi appare davanti.
«Margaret, come ti senti?» mi guardo attorno, vedo tanti giocattoli e pupazzi, sono nel suo negozio, poi si avvicinano la signora Bett e mia madre che piange.
«Cosa mi è successo? Perché sono qui?» cerco di mettermi seduta.
«Mio nipote dice di averti trovata distesa per terra sul ponte vicino casa mia, tutta bagnata, così ti ha portata qui, e io ho chiamato tua madre» faccio mente locale e ricordo quello che era successo con Jeremy...strano, mi sorprende il fatto che sia ancora viva, avrei preferito non svegliarmi più.
«Tesoro, cosa ti è saltato in mente? Perché non sei ritornata a casa?» dice mia madre asciugandosi le lacrime e abbracciandomi forte.
«Mi ero solo persa...» non voglio dirle la verità, non voglio sentirmi dire che tutto passerà, che troverò un ragazzo migliore e tutte quelle cazzate, nessuno mi capirebbe.
Dopo aver rassicurato a tutti che stavo bene, mia madre e Bett uscirono fuori a chiacchierare, invece io e Leòn rimanemmo all'interno del negozio, ho lo sguardo fisso sul pavimento, non voglio parlare di niente, mi sento vuota, come un morto vivente, il corpo c'è ma l'anima si è frantumata.
«Ehi...se hai bisogno di sfogarti, io ci sono, ok?» fa un mezzo sorriso Leòn.
«Grazie...per avermi salvato la vita...» dico con la voce roca e gli occhi che mi bruciano.
«Ma tu non stai bene...cavoli, scotti, è meglio che ritorni subito a casa e ti misuri la febbre, con quell'acqua che hai preso, ti sarai ammalata» dice toccandomi la fronte, ci mancava solo questa, uffa non ho proprio voglia di andare a casa, con Leòn sto molto meglio.
«No, tranquillo sto bene, non voglio andare a casa» comincio a tossire.
«No Margaret, ascoltami, devi riprenderti, ti prometto che appena arrivi a casa ci messaggiamo» mi incoraggia col suo sorriso smagliante. Annuisco e dopo averlo salutato ritorno a casa con mia madre che non smette di farmi il terzo grado, dio ho la testa che mi scoppia.
Arrivata a casa mi misurai la febbre e infatti avevo 39, così presi la tachipirina e mi misi a letto, accesi il cellulare e mandai un messaggio a Leòn che mi rispose subito.
«Ehi angioletto, come ti senti?» quel nomignolo mi fece sorridere.
«Ho la febbre a 39, superman»
«Te l'avevo detto...ehi, perché superman?»
«Perché mi hai salvato da una possibile morte, e poi tu perché angioletto?»
«Non esagerare! Non eri mica in fin di vita, anche se avevi un aspetto orribile...vorrei sapere cosa ti è successo, ma so che non vuoi dirmelo, e comunque angioletto perché hai un viso dolce come quello degli angeli e poi perché sei arrivata come un angelo caduto dal cielo» rimango ferma a fissare quelle parole sorridendo, senza rispondere.
«Terra chiama Margaret...ci sei?»
«Sì scemo, ci sono...e comunque chiamami Marghy»
«D'accordo, piccola Marghy»
«Non sono piccola! Sono una donna adulta»
«Beh, per me resterai una bambina»
«Allora dovrai regalarmi tutti i pupazzi che hai in negozio»
«Affare fatto, domani vengo a casa tua e te li porto»
«Dai, sto scherzando, nei hai così tanti, che non saprei dove metterli»
«Lo vedremo...ora devo andare, è entrato un cliente, ci sentiamo stasera se ti va, ciao angioletto!»
«Va bene...ciao superman» spengo il telefono un po' triste, anche se quella chiacchierata mi ha fatto sorridere. In quel momento entra mia madre con una tazza di latte e i miei biscotti preferiti al cioccolato.
«E quel sorriso? Stavi messaggiando con Lily?» mi porge il vassoio.
«No...era Leòn, il ragazzo del negozio di giocattoli» inzuppo un biscotto nel latte.
«Aah, vedo che ti trovi bene con quel ragazzo, in effetti sembra un tipo in gamba, Margaret, se con me non vuoi parlare, ti prego, almeno parla con lui, non tenerti tutto dentro, o scoppierai, non farmi preoccupare» mi accarezza il viso.
«Tranquilla mamma, è tutto ok» mi da un bacio sulla guancia e dopo di che esce dalla camera lasciandomi da sola tra i miei pensieri negativi e depressi.Alla sera, dopo essermi riposata, riaccesi il telefono e trovai dei messaggi da Lily e da Rebeckah, Lily mi chiedeva se volevo venire al locale del cugino di Austin, invece Reby voleva che andavo a casa sua a vedere un film horror, non mi va proprio di uscire di casa, e non mi va nemmeno di chiacchierare, perciò non rispondo e spengo il cellulare, ora sembra mi si sia abbassata la febbre, così mi alzo e apro la finestra respirando quell'aria fresca della primavera, c'è un tramonto bellissimo, guardo in basso e d'un tratto vedo l'immagine di David che si arrampica sull'albero, mi stropiccio gli occhi e non vedo più niente, dio sembrava così reale, quella notte che dormimmo insieme sul mio letto, credo sia stata la più bella, mi siedo sul letto e comincio ad annusare il cuscino, mi sembra di sentire ancora il suo profumo, il ricordo di lui mi fa scoppiare a piangere, non volevo che tra di noi finisse così.
Piansi per ore, rimanendo ormai senza fiato, perché perdo sempre tutto? Perché non posso essere almeno una volta felice? Mi alzo da quel letto debole e raggiungo il bagno, mi guardo allo specchio e vedo un mostro, gli occhi gonfi e rossi, come se fossero pieni di sangue, il viso pallido e umido, due occhiaie profonde e scure e le labbra gonfie e secche, inizio a spogliarmi e fisso il mio corpo esile e con la pelle d'oca, quel corpo che è stato toccato dalle sue mani, quel corpo che ha dato l'anima per quella persona, quel corpo che ha provato mille emozioni ma che ora è rimasto solo un corpo usato e consumato, urlo dalla rabbia e con le unghie mi graffio ogni parte del corpo facendo uscire tanti segni rossi, piango, scaravento ogni oggetto per terra, non ce la faccio più a sopportare tutto questo, non merito di vivere.
Mia madre entra disperata, quando mi vede in ginocchio per terra si mette a piangere e mi abbraccia. Non sento niente di quello che dice, ma infondo non mi importa, sono solo preoccupazioni, mi asciugo le lacrime e dopo essermi rivestita scendo in salotto e mi butto a peso morto sul divano, mia madre si sta torturando le unghie delle mani e mi fissa come se avesse paura di me, faccio finta di niente e accendendo la TV faccio zapping finché non trovo un film d'amore, lo inizio a guardare, fin'adesso i due protagonisti non fanno nulla di importante, ma quando iniziano a baciarsi e a spogliarsi lancio i pop corn che stavo mangiando addosso alla televisione urlando "fate schifo! È tutta menzogna!" e altre cose.
Mia madre non smette di piangere, è seduta in cucina e sta parlando al telefono, probabilmente è papà, gli starà dicendo cosa mi sta capitando, i genitori non potranno mai capire i propri figli, vorrebbero aiutarli, ma sanno solo trovare soluzioni che peggiorano di più la situazione, come ad esempio mandarli da uno strizzacervelli, se solo sapessero ascoltare e confortare, sarebbe tutto più facile.Quella notte non feci altro che svegliarmi in continuazione a causa degli incubi che facevo, prima sognavo David e dopo sognavo Jeremy, sognavo che mi urlavano le stesse parole che mi hanno detto quando entrambi mi hanno lasciato, "non possiamo continuare così, è meglio che rimaniamo amici. Io non ti ho mai amato veramente, sei così ingenua!". È stata la notte più brutta che abbia mai fatto, credo che non mi riprenderò più da tutto questo.
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Quel supplente che mi ha stravolto
RomanceLei: Margaret Thompson , 17 anni, frequenta il liceo classico, è solare, dolce e sensibile, e ha sempre creduto all'amore. Lui: David Collins, 27 anni, uomo di classe, affascinante, nessuno resisterebbe alla sua bellezza. Si incontreranno in quel lu...