Capitolo 33: Remus: parte 1

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Non appena mi chiudo la porta alle spalle, inizio a pensare a come sia possibile che i Mangiamorte abbiano trovato Sirius.
Non si spostava di continuo come me, ma Malocchio ha distrutto o falsificato tutti gli indirizzi dei membri dell'Ordine che lavoravano al Ministero.
Potrebbero aver trovato davvero anche gli altri.
Per questo ho deciso di non usare la Polvere Volante, ma la smaterializzazione per raggiungere la prossima tappa.
Appena uscito dal cancello, estraggo la bacchetta e il mio corpo viene immediatamente trasportato a Villa Prewett.
La villa è isolata, ma ci sono parecchi punti dai quali è possibile osservarla, quindi mi materializzo in una macchia di abeti che si trova poco distante.
Tira un vento abbastanza forte.
I rumori della battaglia non si sentono, quindi o i Mangiamorte stanno ancora aspettando il momento propizio per attaccare oppure non sono qui.
Poi sento una voce.
Istintivamente mi nascondo dietro un tronco, ma colui che ha parlato deve essere ancora lontano.
Lentamente e rimanendo nascosto, avanzo fino al limitare del boschetto, e lo vedo.
Il mantello nero dei Mangiamorte volteggia come le vele di una nave pirata, con il cappuccio che gli copre i capelli, anche se scommetto che si tratta di un uomo.
-Perché Dolohov non ordina l'attacco? Che sta succedendo? - sento borbottare l'uomo.
Dolohov.
Se è lui a guidare l'attacco, allora ho una bella gatta da pelare.
Estraggo la bacchetta e tengo l'altra mano stretta intorno all'elsa del pugnale.
Sono ormai abbastanza silenzioso da non fare rumore nemmeno camminando sulle foglie morte.
-Petrificus totalus- sussurro.
L'incantesimo va a segno e il Mangiamorte cade in avanti come un albero schiantato da un fulmine.
E uno è sistemato.
Mi avvicino al mio avversario pietrificato e lo rigiro, prima di dirgli: -Io ora ti libero, ma tu mi dici quanti sono i Mangiamorte che vogliono assaltare la casa- sussurro.
Trovo la sua bacchetta nel mantello e la lancio il più lontano possibile, poi
estraggo la daga che tengo alla cintura e gliela punto alla gola.
-Se urli o fai qualcosa di sospetto, ti taglio la trachea e la giugulare, morirai soffrendo- lo avviso.
In effetti mi sarei potuto limitare a dirgli che gli avrei tagliato la gola, ma ho notato che quelli che interrogo se gli descrivo quello che farò nei dettagli, crollano prima.
Non voglio usare le Maledizioni Senza Perdono.
A meno che non sia costretto per proteggere qualcuno a cui voglio bene, come i Malandrini o Mary.
L'incantesimo di pietrificazione svanisce e io osservo il Mangiamorte: è giovane, poco più grande di me,con il viso pallido coperto da una maschera di sudore e gli occhi circondati dalle occhiaie; il corpo scosso dai brividi fa trasparire il terrore.
-Quanti sono i Mangiamorte? - chiedo.
-Non posso dirlo- risponde lui mentre la luce dell'acciaio della mia lama si riflette nel suo sguardo.
Per un momento rimango stupito, poi ringhio: -Te lo chiederò un'altra volta: quanti siete? Dove sono i tuoi compagni? E chi sono?
-Non posso parlare...lui mi punirá, mi farà molto male...
-Voldemort non è qui ora, io sì, ci tieni alla vita? - chiedo avvicinando il filo della daga al suo collo.
Lui si agita quando sente il nome del suo padrone, ma poi inizia a lagnarsi: -Non il Signore Oscuro, ma lui...lui è molto peggio: è sadico oltre ogni misura, conosce le arti più oscure, è un...UN MOSTRO! - urla il Mangiamorte terrorizato.
-Silencio- recito prima che gridi di nuovo.
Lo colpisco con forza dietro l'orecchio per fargli perdere lucidità.
Mi alzo in piedi con la bacchetta in pugno, se qualcuno lo ha sentito, tra poco li avrò tutti addosso.
I miei sensi di Licantropo sono tesi al massimo, ma non sento nessuno avvicinarsi.
Intanto il giovane Mangiamorte non si muove di un millimetro, si limita a piangere silenziosamente.
Un mostro...
Ne ho sentito parlare da James e Malocchio dopo che avevano interrogato Gallowey.
"Il Mostro sta arrivando".
Bill O'Connor.
Non può che essere lui.
Se sta venendo qui devo avvisare gli altri e farli scappare.
Subito.
-Uccidimi- dice il Mangiamorte.
Non pensavo che il mio incantesimo sarebbe durato così poco.
-Uccidimi, se scoprono che ho parlato con te mi faranno soffrire le pene dell'inferno, uccidimi tu- ripete il mio nemico.
Questo è un uomo distrutto.
Non so come sia possibile che faccia parte delle schiere di fanatici di Voldemort.
Forse non è entrato nella setta dei Mangiamorte di sua scelta.
Ma non voglio ucciderlo.
-Fammi vedere l'avanbraccio sinistro- ordino.
So che è lì che Voldemort marchia i suoi fedeli con il fuoco.
Il Mangiamorte obbedisce e, come immaginavo, del teschio nero con la lingua di serpente non c'è traccia.
Prendo la mia decisione.
Punto la bacchetta sulla sua fronte e pronuncio: -Oblivion eternus.
I suoi occhi diventano vitrei e io comincio a parlare: -Cambierai nome, d'ora in poi sarai William Mckinnon, prenderai la tua famiglia e fuggirai in Australia, con tutta la tua famiglia, che userà il tuo stesso cognome. Prendete una Passaporta questa notte stessa, non rimetterai mai più piede in Inghilterra. Sarai un uomo onesto, dimostrati degno del cognome che porti-
Soddisfatto richiamo la sua bacchetta con un incantesimo di appello e gliela metto in mano.
-Chi sei? Cosa devi fare? - chiedo per sicurezza.
-William Mckinnon, questa notte andrò in Australia con la mia famiglia- risponde lui.
Sorrido soddisfatto, questo incantesimo di memoria è quasi impossibile spezzare.
-Vai- ordino.

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