La notte era scura e avvolgeva Remus come una coperta, che, invece di scaldarlo, lo faceva rabbrividire per il freddo.
Il vento gli faceva fischiare le orecchie e gli scompigliava i capelli, che erano striati d'un grigio profondo e spento, lo stesso colore che aveva la luna in certe serate, quando ci si affaccia alla finestra e la si scorge in lontananza, magari dietro a qualche nuvola passeggera, ignara della bellezza che sta nascondendo.
Ma quella luna, al contrario, brillava, splendente e bellissima, nel firmamento stellato, e illuminava tutto, dai tetti delle case alle strade deserte.
A Remus veniva da pensare che tutto quel fulgore facesse un contrasto impressionante con le tenebre in cui ogni mese quella stessa luna lo gettava.
Nonostante viaggiasse a cavallo di una scopa, a velocità piuttosto sostenuta, quando alzava lo sguardo Remus riusciva sempre a vederla nitidamente e, se anche non era piena, sentiva comunque che c'era qualcosa di diverso rispetto al giorno, rispetto a quella sensazione di sicurezza che gli dava il sole, che la luna non sarebbe mai stata in grado di fargli provare.
E a questi pensieri le cicatrici che aveva sul corpo parevano bruciare, come a volergli ricordare che, per quanto ardentemente sperasse il contrario, la luna sarebbe sempre stata lì, pallida e accecante, a ricordargli cos'era e cosa sarebbe stato sempre.
Sorvolò un fiume, passando abbastanza in alto da evitare che qualcuno - fosse un Mago o un Babbano - potesse vederlo, poi rallentò.
Finalmente era riuscito a scorgere un cartello, abbastanza mal ridotto, che indicava dove si trovasse, luogo che, apprese con sua somma gioia, era proprio la sua destinazione.
Il cartello recitava: "Grimmauld Place, dal numero 1 al numero 23".
L'ex professore si guardò intorno in cerca di qualcosa, di un particolare, che gli facesse capire quale, fra le ventitré case che c'erano, fosse quella che stava cercando.
Primo punto di riferimento: una casa con il numero civico illuminato da una lampadina. 15.
Secondo punto di riferimento: un'altra casa, a sinistra della prima, che aveva le finestre aperte e riversanti la luce al di fuori, illuminava un cartello con su scritto: "Famiglia Rost, numero 8".
Remus non ci era mai stato, ma sapeva che casa Black si trovava al numero 12 di quella via, e quel che aveva visto era abbastanza per capire che la casa di Sirius doveva essere in mezzo a quelle delle due famiglie, poiché doveva essere tra i numeri 8 e 15, numeri che procedevano in senso crescente da sinistra verso destra.
Remus trovò una casa dove nascondersi alla vista dei Babbani, smontò dalla sua scopa e se la mise in spalla.
Forse ai Babbani sarebbe parso strano che un uomo di 35 anni portasse in spalla una scopa (per giunta con qualcosa di molto simile a degli appoggi per i piedi), ma Remus aveva idea che, con la scomparsa del civico 12, i Babbani avessero e avrebbero avuto ancora per molto altro con cui lambiccarsi: e, in fondo, cosa c'è di interessante in un uomo che trasporta una scopa per pulire pavimenti con delle strane maniglie incastrate nel legno?
Ma probabilmente Silente avrebbe fatto in modo che i non-Maghi non si preoccupassero nemmeno di quello.
Passando davanti alle case, Remus le contò. Numeri 8, 9, 10, 11 e 13.
Remus sorrise nel vedere qualcosa che a occhi Babbani sarebbe sembrato nient'altro che un errore e, a quelli di coloro che abitavano là da una vita, un enorme mistero.
Poi chiuse gli occhi, si concentrò e li riaprì.
Davanti a lui si era appena materializzata una casa, con tanto di giardino con fontana e numero civico scritto a lettere dorate su una targhetta attaccata ad un cancello di ferro nero-verde.
"Grimmauld Place, numero 12".
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13 Anni - Remus e Tonks
FanfictionUn Lupo Mannaro e una Metamorphomagus sembrerebbero non avere niente in comune, e solo tanto di diverso tra loro. Se poi questi due sono Remus Lupin e Nynphadora Tonks, le differenze non possono che aumentare: soldi, età, paure. Ma la verità è che...