Remus entrò.
Diede un'occhiata in giro. La prima cosa che notò fu un attaccapanni dai molteplici agganci, quasi tutti occupati da giacche leggere, indossate per completare gli abiti piuttosto che per necessità, quasi inesistente in estate.
Remus si tolse la sua. Che fosse per un motivo o per un altro, lui l'aveva indossata, ed essendo venuto volando, l'aveva trovata molto utile.
Rimase con una maglietta fine a maniche lunghe. Con i tagli che aveva sulle braccia, dovuti all'ultima luna piena, Remus non se la sentiva di mostrarle apertamente, specialmente quel giorno, in cui avrebbe dovuto riunirsi insieme a tutti gli altri.
Appoggiò la scopa al muro, accanto a quelle di altre due persone che avevano fatto lo stesso. Poi si avviò per un corridoio, quello di destra, dove gli era stato detto che avrebbe trovato il salotto.
La casa era enorme e, almeno secondo il punto di vista di Remus, tetra quasi quanto la luna che c'era là fuori.
Ma avrebbe preferito cento volte stare lì dentro, piuttosto che fuori, a guardare la luna pensando a quanto gli mancasse per completare un altro giro intorno a sé stessa, e a mostrarsi nella sua interezza.Arrivò in fondo al corridoio.
Il suo sguardo fu attirato da una luce, passante sotto la porta, da una fessura.Remus aprì la porta. La stanza era evidentemente il salotto; c'era un tavolino basso sopra un tappeto blu con disegni geometrici rossi, il tutto contornato da due divanetti e due poltrone, di colore nero. Le pareti e il pavimento erano neri anch'essi, con un po' di polvere a rendere grigio il pavimento stesso.
Era una bella stanza, ma non era quello che interessava a Remus. Sul divano di destra era seduto un uomo, il vestito grigio con la camicia quasi del tutto sbottonata sul davanti e i pantaloni con uno strappo sul ginocchio in bella vista. Aveva in mano un libro, ma lo fece cadere subito, non appena vide Remus.
Subito si gettò contro di lui e lo abbracciò, forte. Rimasero così per alcuni secondi, poi si staccarono.
Era passato un anno dall'ultima volta che l'aveva rivisto, dopo aver passato gli ultimi 12 anni a pensare che lui fosse un traditore e che per colpa sua James, Lily e Peter fossero morti, che fosse stato lui ad ucciderli.
Che fosse rimasto solo a causa sua.Sirius mise un braccio intorno alle spalle di Remus e lo fece sedere sul divano, accanto a lui. Gli sorrise, e Remus lo ricambiò apertamente.
«Com'è andata l'ultima luna piena?»
«Bene. Te l'ho scritto, ricordi?»
Sirius annuì.
«I tagli?» domandò.Remus si scoprì la manica. I tagli erano ancora ben visibili sulla pelle, che si stava pian piano richiudendo.
«Questa volta verrò con te, quando ti trasformerai».
«Non ce n'è bisogno, ora prendo la Pozione Antilupo... non ho problemi a controllarmi.»
«Non m'importa, voglio venire lo stesso. Io e te siamo già rimasti soli troppo a lungo».
Remus lo tirò di nuovo in un mezzo abbraccio.
«Ti ringrazio, allora».
«Figurati. E poi non ti ho ancora visto trasformato con quella pozione in corpo».Rimasero per un attimo in silenzio, poi Remus fece la domanda che gli ronzava in testa da un po'.
«Dove sono tutti gli altri?»
«A sistemare le loro stanze. Stasera mangiano e dormono tutti qui. La tua stanza l'ho già sistemata io, non preoccuparti.»
Remus sollevò un sopracciglio, divertito.
«Perché l'hai fatto?»
Sirius si strinse nelle spalle.
«Non sapevo cosa fare»
Remus sorrise.
«In tal caso, comincia col dirmi dove dobbiamo riunirci».
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13 Anni - Remus e Tonks
FanfictionUn Lupo Mannaro e una Metamorphomagus sembrerebbero non avere niente in comune, e solo tanto di diverso tra loro. Se poi questi due sono Remus Lupin e Nynphadora Tonks, le differenze non possono che aumentare: soldi, età, paure. Ma la verità è che...