Remus si fiondò nel corridoio a velocità folle, la paura che gli prendeva il petto e gli stregava la mente, impedendogli di formulare un unico pensiero che non fosse legato alla paura stessa.
Voi penserete, probabilmente, che una reazione del genere sia esagerata, considerando che Remus era ben consapevole che quello che stava succedendo a Tonks erano solo allucinazioni, che niente di reale l'aveva fatta urlare; ma questo non impediva di chiedersi se davvero quell'urlo fosse dovuto a qualcosa di puramente immaginario, e non fosse, invece, causato da qualcosa di veramente presente.
Dovete capire, poi, che Remus in quel momento era così poco lucido da sorprendere persino sé stesso del suo stato. Sapere che Tonks stava soffrendo, era, in pratica, una tortura per lui, senza che sapesse nemmeno quando lo fosse diventata.Attraversò il corridoio con l'unico rumore nelle orecchie dei suoi piedi, scalzi, che si appoggiavano e si staccavano da terra in pochi millesimi di secondo, cercando di andare sempre più veloci.
Non esitò un attimo ad entrare quando si trovò davanti alla porta di Tonks.
Com'era la scena?
Non sono sicura che esista una parola in grado di esprimerla in modo chiaro, poiché qualunque significato sarebbe vero solo per metà.
Se davvero volete sapere una di queste parole, solo in parte veritiere, allora posso dirvene una: triste.La ragazza era seduta per terra, le gambe al petto con le braccia che le circondavano, e il capo appoggiato alle ginocchia. Tremava da capo a piedi, e singhiozzava.
Remus, guardandola, pensò che fosse, appunto, una scena triste.
Ma come ho già detto, non solo quello. Remus non avrebbe mai voluto vedere Tonks in quello stato, perciò quella visione suscitò in lui molti sentimenti diversi.Rabbia, per quello che le era stato fatto.
Gioia, perché avrebbe potuto fare qualcosa per aiutarla.
E dolore, tanto dolore.
Nessuno vorrebbe mai vedere una delle persone a cui vuole bene così, sofferente e spaventata.Chiuse la porta, senza fare rumore: le avrebbe evitato l'umiliazione di essere vista da altri in quello stato, e avrebbe conservato quel ricordo dentro di sé, senza mai rivelarlo a nessuno.
«Tonks?» la sua voce era gentile e preoccupata al tempo stesso.
La ragazza sussultò, come se fosse appena stata colpita da uno schiaffo, si alzò e camminò all'indietro fino a toccare con le gambe il letto.
In tutto questo, aveva tenuto gli occhi sigillati, quasi che aprirli le facesse male.
Remus le si avvicinò un poco, ripetendo ancora una volta il suo nome.
«Non avvicinarti» la sua voce era flebile e spaventata, oltre che roca per il pianto.
«Tonks, sono io» l'uomo si avvicinò di un altro passo alla ragazza, che adesso si teneva le mani davanti agli occhi.
La ragazza sussultò nuovamente.
«Remus?» la sua voce era quasi una preghiera, una speranza che, per fortuna, il mago non dovette infrangere.
«Sì» disse sorridendo piano, consapevole che Tonks non potesse vederlo, ma felice che lo avesse riconosciuto e che gli permettesse di avvicinarsi un altro po'.Le si avvicinò abbastanza da poterla toccare, ma non lo fece, non subito. Temeva che lei potesse respingerlo, spaventandosi.
Teneva ancora le mani davanti al viso.«Tonks?» ripeté, per la quarta volta.
La ragazza si irrigidì, poiché probabilmente non si aspettava che Remus le si fosse avvicinato così tanto.Lui le prese le mani, piano, e gliele spostò dal viso. Pensò che fosse una buona cosa che lei glielo lasciasse fare.
Le sue palpebre erano ancora serrate.
«Guardami.»
La ragazza scosse la testa, ma Remus le rispose dolcemente.
«Guardami, Dora.»
La ragazza sollevò finalmente lo sguardo su Remus, aprendo gli occhi, ma li richiuse subito dopo.
«Ti prego... ti prego, non farmelo fare...»
«Va bene» rispose l'uomo, capendo che insistere l'avrebbe solo fatta stare male.Le mise una mano dietro la testa e se la appoggiò al petto.
Tonks ne fu sorpresa, ma dopo un attimo di rigidità si sciolse, e abbracciò Remus.
«Dovresti dormire.»
«Ho paura...» gli sussurrò lei in risposta, la voce soffocata dalla giacca di Remus alla quale era appoggiata.
«Vuoi che resti?»Non era che una domanda, fatta con la solita gentilezza che contraddistingueva Remus.
E non era che una risposta quella che avrebbe dovuto dare Tonks, anche se, forse l'avrete già intuito, non aveva la stessa valenza di una risposta normale. Il significato di quella domanda era molto più ampio di un semplice restare.
"Vuoi che rimanga insieme a te?"
"Vuoi che sappia quanto sei spaventata?"
"Vuoi che sia io a proteggerti dai tuoi incubi?"«Sì.»
Remus annuì e si staccò lievemente da Tonks.
Appoggiò la fronte alla sua.
«Scotti» gli sussurrò, rimanendo in quella posizione forse un istante di troppo.
La ragazza si allontanò da Remus, e si stese sul letto tenendogli una mano e facendolo distendere di fianco a lei.
Si raggomitolò avvicinandosi a Remus, che si accorse del fatto che la ragazza tremasse ancora.
Gli passò un braccio attorno al fianco, stringendola a sé.
«Tranquilla» gli sussurrò vicino all'orecchio «ci sono io.»La ragazza continuò a tremare, seppur meno di prima, finché dalle braccia di Remus non scivolò in quelle di Morfeo, seguita da Remus stesso.
Quasi me ne dimenticavo.
Un paio di giorni fa dovevo ringraziarvi per aver raggiunto i 300 voti, ma in tre giorni ne avete fatti quasi altri cento.
Il merito, è in gran parte di GaiaHarleyJoker , bennibibi e _SoapBubbles_ , che non deve assolutamente leggere questo capitolo prima degli altri, ma che volevo ringraziare per il sostegno.
Siete tutti fantastici.
Moro
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13 Anni - Remus e Tonks
FanfictionUn Lupo Mannaro e una Metamorphomagus sembrerebbero non avere niente in comune, e solo tanto di diverso tra loro. Se poi questi due sono Remus Lupin e Nynphadora Tonks, le differenze non possono che aumentare: soldi, età, paure. Ma la verità è che...