"Uno... due... tre!"

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«C'è una scala?» chiese Remus, guardandosi intorno cercandola.
«No» rispose Tonks.

Ancora ansimava: la corsa che avevano fatto era stata folle, e difficilmente una donna, per quanto allenata, l'avrebbe potuta correre senza batter ciglio. C'era da dire, poi, che in quanto Auror, Tonks catturava Maghi Oscuri a cavallo di una scopa, che di certo non teneva in allenamento le gambe, e ancor meno aumentava il fiato.

Remus, invece, era un uomo, e come tale aveva già per natura una prestanza fisica maggiore. Non che la corsa lo avesse lasciato tranquillo - anche lui aveva il fiatone - ma di sicuro era meno stanco di Tonks.

«Dobbiamo trovarla, allora?»
«Di solito salto e basta» rispose Tonks «Qui il soffitto è basso... con un po' di forza, posso arrivare ad appendermi lassù e... issarmi dentro»

Andò a posizionarsi sotto al buco, piegò le gambe e fece per saltare.

«Aspetta!»
Remus era stato assalito dalla paura: se Tonks non ce l'avesse fatta a arrivare lassù? E se si fosse aggrappata ma poi fosse caduta?

«Aspetta» ripeté di nuovo, mettendosi di fianco a lei e catturando il suo sguardo e la sua attenzione.

Si diede lo slancio con gambe e braccia, arrivando ad aggrapparsi al bordo del buco abbastanza facilmente. Con uno scatto di addominali, si tirò dentro.

Come si poteva vedere da fuori, la stanza non era illuminata, e si riusciva a distinguere, al massimo, ciò che c'era a due o tre metri dall'apertura, che poi non era neanche tutto questo gran spettacolo: un tavolino, una sedia rovesciata a cui mancava una gamba e una distesa di nero, infido buio.

Remus cercò a tentoni qualcosa a cui potersi aggrappare. Trovò due piccole colonne quadrate ai lati dell'apertura, vi incastrò per bene i piedi e lasciò che il corpo gli ricadesse fuori dall'apertura.

Tonks trattenne il fiato, probabilmente aspettandosi che Remus cadesse di sotto, cosa che avrebbe sicuramente fatto se non avesse agganciato i piedi alle due colonne di ferro.
I capelli le sbiancarono di colpo, così come il viso.

«Dio mio... Ho pensato che tu stessi cadendo! E non ridere!»
Remus non ce l'aveva fatta a resistere, aveva riso dell'espressione di Tonks, cosa che gli aveva fatto sbattere lo stomaco contro il bordo della botola.

Lasciò penzolare le braccia verso il basso, allungandosi per farle scendere il più possibile.
Tonks alzò le braccia verso l'alto, si alzò in punta di piedi e prese le mani aperte di Remus. Lui strinse le sue.

«Al tre. Uno... due... tre!»

Tonks si diede una leggera spinta verso l'alto, mentre Remus la issava nella stanza venendo su dalla posizione sdraiata e rimanendo in bilico con le ginocchia a terra.

La fece atterrare, in ginocchio, ma un piede le si agganciò malamente all'imboccatura dell'entrata, sbilanciandola all'indietro.
Remus afferrò d'istinto la colonnina a sinistra e avvolse il braccio destro intorno alla vita della ragazza, impedendole di cadere all'indietro, mentre lei si aggrappava alla sua giacca.

«Dio...» mormorò la ragazza, guardando il viso di Remus.
Deglutì.
«Gra... Grazie... Remus?»
Remus si risvegliò.
Per un attimo, si era perso negli occhi di Tonks, fissando quel caldo marrone del quale erano colorati. Non si era mai accorto delle piccole macchie più chiare nelle iridi...

La lasciò andare.

«Che... Che cosa stavi dicendo?»
«Ti stavo ringraziando» rispose la ragazza, alzandosi in piedi.
Mormorò un «Lumos» e illuminò la stanza.

Remus vide decine di colonnine simili a quelle che c'erano all'entrata, tutte allineate e poste alla stessa breve distanza dalla parete.

Chiese a Tonks quale fosse il loro scopo.

«Servivano per legare i prigionieri e impedire loro di scappare» rispose la ragazza «Sembrano fragili, ma riempite di incantesimi possono trattenere persino un drago, seppur a fatica»

Spostò una scatola che Remus non aveva notato, rivelando un foro nel pavimento.

Remus si avvicinò piano, stando attento a non disturbare Tonks che si era messa a recitare delle formule, a bassa voce.

Guardò meglio e notò che quello nel pavimento non era un foro, bensì un punto dove non c'era pavimento ma una lastra di vetro.

Tonks finì di recitare l'incantesimo e sussultò trovandosi accanto Remus.
«Vigilanza costante» le ricordò quello.
«Hai ragione» disse Tonks, guardandolo negli occhi «infatti guarda: il vetro rifletterà, dalla loro parte, il pavimento, che è dello stesso colore del soffitto, noi potremo vedere tutto ciò che succederà sotto di noi e...»
«Mi spiace interromperti, Tonks» fece Remus, guardando la sala «ma sembra che stiano per cominciare»
Si sdraiò con la pancia a terra, invitando Tonks a fare lo stesso.

La porta della sala sottostante si aprì.

«Inizia lo spettacolo» sussurrò Tonks.
«E buona visione» commentò Remus.

Capitoli speciali perché abbiamo passato le 1500 visualizzazioni😋
Continuo a ripetervi che non sono passati neanche 2 mesi!
Grazie davvero!
Moro

13 Anni - Remus e TonksDove le storie prendono vita. Scoprilo ora