"Raccontami tutto"

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Il sole scendeva nel cielo, lento e infuocato, mentre le ore passavano, con la stessa lentezza del sole stesso.

Non una parola fu pronunciata né da Remus né da Tonks prima della sera inoltrata, momento in cui dovettero mangiare e decidere come suddividere i turni di guardia.

«Posso partire io, se vuoi» disse Remus con cortesia «Non è un problema, tu riposati.»
«Sicuro? Posso farlo anche io...»
«Tranquilla» rispose il mago con un sorriso «Faccio io. Tu stenditi.»

Tonks lo ringraziò, poi prese una coperta dal suo zaino e si stese per terra, coprendosi.
Ci furono alcuni minuti in cui il silenzio regnò sovrano, ma non erano destinati a durare molto.

Tonks si rigirò da una parte all'altra più volte, senza riuscire a prendere sonno in alcun modo, eccezion fatta per quei pochi e rari momenti in cui per qualche attimo si addormentava, per svegliarsi peggio di prima.
Dopo l'ennesima volta che questa procedura si ripeteva, Tonks non riuscì più a rimanere lì distesa, così si alzò, la coperta aggrovigliata attorno al corpo, e si mise a sedere.

Remus le si avvicinò.
«Va tutto bene, Tonks?»
La ragazza cercò di sorridere.
«Sì, certo...»
Il suo sorriso si trasformò in una smorfia, e, alla fine, che lo volesse o meno, cedette.
«No, niente va bene. Non riesco a dormire qui, non vorrei essere qui, non vorrei dover tornare qui mai più. Ho paura, tanta paura, non riesco a non pensare... a non pensare a quello che è successo qui... e non vorrei sentirmi così, mi vergogno profondamente di essere così vigliacca...»
Le lacrime le scivolarono giù dalle guance, facendola singhiozzare.

Remus non pensava minimamente che lei fosse una codarda. Capiva perfettamente ciò che provava Tonks, perché era quello che provava lui tutti i mesi, quando arrivava il momento di trasformarsi: aveva paura e si vergognava, di sé stesso e di avere paura.

Le prese dolcemente la testa, appoggiandosela alla spalla.

«Non devi affatto vergognartene. Tu non sei una codarda, assolutamente. Quel che ti è successo qui ti condiziona, ma non devi lasciare che prenda il sopravvento su di te. Tu sei forte, e io non ho dubbi che supererai la tua paura.»

Per un fugace attimo, Remus si chiese se tutte le volte che avrebbe abbracciato quella ragazza sarebbe stato per confortarla, un pensiero stupido, soprattutto perché non aveva senso pensare di doverla abbracciare di nuovo.
Eppure Remus ci pensò.

«Vuoi parlarmene, Tonks? Di quello che ti è successo, delle tue allucinazioni... se pensi che la cosa possa aiutarti, raccontami tutto.»

La ragazza annuì, tornando a guardarlo negli occhi, con la mano dell'uomo ancora sulla schiena.

«Ci vorrà del tempo» mormorò «è meglio se ci mettiamo comodi...»
La ragazza si alzò, lasciando che Remus potesse seguirla.

Si adagiò ad un albero, facendo cenno a Remus di sedersi accanto a lei.
Il tronco era abbastanza grande per farli stare entrambi comodi, l'uno contro la spalla dell'altra.

Remus prese la coperta di Tonks e la coprì, mettendo una parte della coperta anche sopra di sé.
«Allora... Da cosa vuoi partire?» le chiese, calmo e gentile.
«Da quello che è successo qui. Come sai, io e Malocchio siamo stati in missione qui, come noi adesso. Siamo rimasti qui per un po' di tempo, poi abbiamo sentito dei rumori. Ci siamo avvicinati, e abbiamo visto alcuni Mangiamorte entrare nella casa. Ci siamo mossi, poi abbiamo scavalcato quella piccola recinzione e ci siamo infiltrati nel giardino» raccontò Tonks, stringendosi con le braccia le gambe «E lì ci hanno scoperti. Non ricordo come o perché, ma... ci hanno visti. Abbiamo cominciato a duellare, ma eravamo in minoranza: presto siamo stati ridotti schiena a schiena e circondati... ci hanno disarmati entrambi e poi...»
La sua voce aveva iniziato a tremare, fino a spegnersi del tutto.

13 Anni - Remus e TonksDove le storie prendono vita. Scoprilo ora