"Signore e signori"

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Il sole stava cominciando a sorgere, facendo brillare i bianchi muri di quarzo dell'edificio sulla collina, con la stessa deliberata lentezza che aveva tutte le mattine, senza eccezioni.

Un unico dettaglio sembrava fuori luogo, strideva col resto: un bambino, fermo, appoggiato alla fredda parete cinerea, che pareva addormentato.

Solo avvicinandosi si potevano cogliere i dettagli in grado di evitare di cadere in inganno: mani in movimento, posizione di attesa, occhi spalancati e vigili, fissanti la lontananza, rappresentata idealmente così come concretamente dal sole nascente nel cielo azzurrino, foglio azzurro punteggiato da schizzi grigi, carichi di pioggia.

Stephan piegò le gambe, portandosele al petto, e tirandosi su la coperta che aveva con sé ogni mese.

Rispetto a quella di prima, la posizione che aveva assunto adesso era molto più naturale per un bambino, nonostante questa restasse ben più rigida di quella di qualsiasi ragazzo della sua età.

Si portò una mano al collo, rabbrividendo istintivamente al sentire il gelo improvviso unirsi al tiepido calore del suo collo.

Lasciò che la mano, adesso calda, gli ricadesse sotto le coperte, andando a posarglisi lungo il  fianco.

Portò l'altra mano alle labbra, continuando ad aspettare mordicchiandosi le unghie.

Alle sue spalle non si sentiva rumore alcuno, ma se Stephan avesse pensato anche solo per un attimo di aprire la porta in quel momento, gli sarebbe bastato ricordarsi della faccia di suo padre quell'unica volta che gli aveva confidato di aprire il portone qualche minuto prima, sempre.

Quando, circa un'ora dopo, un soffio di vento gli sussurrò all'orecchio, Stephan capì di poter aprire la porta.

Si alzò, sentendo immediatamente un peso che non si era aspettato attraversargli le gambe.
Dovette rimanere fermo per un attimo, aspettando che quell'improvviso formicolio alla gamba passasse, poi si avvicinò alla porta della Sala Ovest.

Apriva sempre prima agli uomini.
Non perché lo preferisse, ma per semplice logica era costretto a farlo: era raro trovare una donna ancora cosciente o almeno in grado di alzarsi subito dopo una trasformazione. Gli uomini erano per natura più robusti, e spesso gli capitava di trovarne almeno quattro o cinque coscienti.

Entrato nella stanza, il suo primo pensiero fu quello di vomitare.

Gli uomini giacevano a terra, pochi erano quelli ancora svegli, e nonostante ciò, ridotti malissimo.

Il rosso era il colore dominante della stanza, il cui pavimento in origine sarebbe dovuto essere blu, e stracci e brandelli erano sparsi per tutta la sala, spaziando da  luoghi dove non ne era presente nemmeno uno, ad altri in cui la pavimentazione accesa della sala quasi non si notava.

Il tutto era accentuato da un forte odore e un enorme senso di oppressione che si faceva presente sin dall'ingresso.

Guardandosi intorno, Stephan non si stupì di trovare suo padre sveglio: sapeva che era uno dei più resistenti.

Accanto a lui, la testa appoggiata alla propria spalla e lo sguardo vitreo puntato verso il piccolo raggio di sole che lasciava intravedere la porta aperta, c'era il nuovo venuto, Dagon.

Stephan si sorprese di come questi fosse ancora sveglio, nonostante tutte le ferite che aveva sul corpo, cosa che probabilmente era poco sensata, visto ciò che aveva davanti agli occhi ogni mese.

Stephan aveva sentito dire che ad un certo punto delle trasformazioni, che fossero fatte normalmente o con la Pozione Antilupo, chi si trasformava si feriva lo stesso, non potendo sfogare il proprio potere in altro modo.

Si avvicinò a suo padre, che vedendolo tirò un sospiro di sollievo.

Aprì la piccola borsa che si era portato dietro, aiutando sia lui che Remus a medicarsi, poi passò agli altri che erano svegli, che a loro volta iniziarono a porgere le prime cure a chi era privo di sensi.

Suo padre e Albert si alzarono.
Era straordinario come Albert, non più giovanissimo, riuscisse a resistere alle trasformazioni.

Albert posò una mano sul braccio di Matthew e, passando accanto al piccolo, gli dissero che stavano andando ad aiutare le donne.

Stephan si avvicinò a Remus, ancora appoggiato alla parete con il respiro affannoso.
«Che... ore... sono?»
«Le sette del mattino» rispose il bambino, abbastanza sorpreso dalla domanda.
«Le stelle... si vedono ancora?»
«No...»
«Capisco» rispose l'uomo, girando la testa e annuendo «Capisco.»

Era ormai passata una settimana dalla luna piena, e per Remus era finalmente giunto il momento di essere assegnato ad un'attività del villaggio.
Gli avevano chiesto cosa volesse fare, e lui non aveva avuto dubbi.

Camminava accanto a Matthew per la strada, consapevole che tra non molto avrebbe finalmente cominciato ad essere utile, e in modo che, sebbene non gli piacesse dirlo, determinante.

Arrivò ai piedi dello stesso edificio che l'altra notte lo aveva accolto e guardò l'orologio.

Mancavano cinque minuti alle nove di sera, e per quanto fosse consapevole che le attività del villaggio finivano alle otto e mezzo e che le varie persone lì riunite avrebbero dovuto anche mangiare, non gli passò nemmeno per la testa che ci fosse la possibilità che qualcuno fosse assente.

Si avviò per le scale che conducevano al secondo piano, per trovarsi davanti alla maggior parte delle persone del villaggio, tra le quali, posto accanto alla porta, era presente anche Albert.

Entrando nella Sala Superiore, pavimentata di legno e occupata quasi interamente dai banchi per le riunioni, Remus si premurò di dare la buonasera a tutti, in special modo ad Albert, che,  sentita la sua voce, gli si avvicinò.

Albert gli poggiò una mano dietro la schiena, in un gesto al tempo stesso affettuoso e a lui necessario.

Matthew, ormai accompagnatore ufficiale di Remus, si andò a mettere accanto alla moglie e al figlioletto, non sulle scalinate, ma bensì sulla parete dirimpetto a queste.

Albert prese la parola, e consapevole che nessuno avesse bisogno di spiegazioni, disse un'unica, concisa frase.

«Signore signori, vi presento il vostro nuovo insegnate di Magia.»

Salve, gente!

Intanto, buon Immacolata Concezione! Che ne pensate di questo piccolo, primo assaggio di vacanze?😜

Tanto per dirne una, oggi gioco, quindi non è proprio una vacanza, ma a tutto si rimedia, parola magica "ponte"!

Finalmente la scuola ha fatto qualcosa di sensato, visto che ancora non ci ha dato l'orario definitivo.

Comunque, visto che oggi gioco e ho già giocato anche mercoledì, ho il sabato e la domenica liberi.
Mi viene da piangere... era dalle elementari che non succedeva... *sniff*

Però, se ho due giorni liberi, significa che... scriverò e guarderò film! Sto recuperando gli X-Men, sono già al quarto film su... nove, mi sembra. Va be', c'è qualcuno che li ha visti? Sono Marvel (più o meno), tanto per intenderci.

Bene, ora vi saluto, così posso mangiare😂

Moro

13 Anni - Remus e TonksDove le storie prendono vita. Scoprilo ora