Capitolo 15

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" Ho bisogno del suo aiuto, è l unico in grado di aiutarmi."

" Non so di cosa sta parlando"

Mi avvicinai a lui stringendo fra le mani la sua camicia. " Invece lei sa di cosa sto parlando lo sa benissimo." Lo guardai infuriato. Mi spinse via da lui. " Se crede che comportandosi così avrà una risposta si sbaglia!!!" Mi sbraitò lui.

" Scusami, ha ragione ma sono disperato, sembra che ogni cosa nella mia vita va storta. Lei ha fatto qualcosa a quel braccialetto; lei lo ha reso magico."

Mi fisso per qualche minuto. " Non è magico il braccialetto, è una normale catena. Ho guardato i suoi occhi quel giorno ragazzo, ho visto gli occhi di un sognatore. Un ragazzo pieno di dolore dentro ma con una speranza, l unica speranza in grado di farla tornare come un tempo. A lei mancava l amore. Gli ho semplicemente regalato un oggetto che lei stesso lo ha fatto diventare magico."

" Lei non mi conosce non sa cosa ho passato, come fa a dirmi queste cose con così tanta certezza? "

" Solo il destino sa qual è il momento giusto per farvi incontrare. Le dico una cosa importante Non smetta mai di crederci, la speranza è l'ultima a morire, figliolo. Se perdi la speranza, se non ci crederai più il destino sarà crudele con te e con lei."

" Ma lei come fa a sapere...."

" é stato un piacere aiutarla, buona giornata." mi disse dopo essersi allontanato.

Entrai in macchina infuriato. Chi era lui? come faceva a sapere tutto di me??

EMILY'S POV

" Non ci voglio andare dalla psicologa!" urlai. " Lo stiamo facendo per il tuo bene" mi rispose mio padre.

" Ma se sto bene, non ho niente che non va."

" Ti abbiamo trovata nel parco, credi che sia normale che tu vai durante la notte sonnambula in mezzo alla strada da sola? " ripose mia madre con un tono arrabbiato e preoccupato nello stesso tempo.

" Ieri ti ha riportato Liam a casa. Ha trovata la porta aperta e ti ha vista in lontananza in mezzo alla strada." mi disse mio padre.

"La psicologa Lea ti ha aiutato già una volta e lo farà di nuovo." continuò lui.

Il viaggio in macchina non fu molto lungo, arrivammo subito. C'era solo una persona davanti a me. Era in un angolino della stanza che mi fissava parlando da sola. " Bene, ci manca solo che mi portino in un ospedale dei pazzi" pensai.

" No, non voglio andare dalla psicologa portatemi a casa! " mi lamentai.

" Coraggio vai." mi incoraggio Liam.

Entrai seguendo la donna. Era una stanza con le pareti gialle. C erano vari dipinti appesi ai muri. In una delle pareti c'era una mini biblioteca piena di libri. Una grande cattedra era posizionata in mezzo alla stanza, davanti ad essa, c'era un grande divano di pelle a forma di letto.

Ero ancora davanti alla porta tremolante. Non avevo paura di lei, ma avevo paura di quello che dovevo dirgli. Non sono mai stata una ragazza aperta, sono sempre stata più tosto chiusa. Raccontavo i miei segreti alle persone di cui mi fidavo per un certo periodo di tempo abbastanza lungo. " Ciao Emily prego entra, non aver paura di me non mangio." Mi fece un sorriso. Avanzai a passi lenti. Mi sedetti sulla sedia accanto alla cattedra. " Ti ricordi di me?"

"Non credo" risposi sgarbata. " Infatti sono passati tanti anni dall ultima volta che ci siamo viste. Sei diventata una giovane donna." Guardò qualche foglio che aveva davanti per poi continuare il discorso.

" Tua madre pensa che sei ritornata a sognare cose che credi siano reali." Mi disse convinta delle sue parole. CHE CREDO?

"Sdraiati nel divano, parliamo un po' ti va?"

"tanto non mi crederà"

"tu prova a raccontarmi come è iniziato tutto." Mi sdraiai su quel comodo divano. feci un lungo respiro. "chiudi gli occhi e racconta."

Mi immaginavo harry nella stanza bianca, con in mano la chitarra mentre cantava.Mi immaginavo il suo sorriso, i suoi occhi, il suono della sua voce era ancora nella mia testa. Le raccontai tutto tralasciando le parti romantiche. Mi ascoltava e scriveva sulla sua agenda. "Come fai ad essere certa che Harry é reale e non solo un semplice sogno?."  

" Mi ha regalato un oggetto che posso vedere solo io." Ok mi crederà pazza, ma non potevo farci niente. Nessuno tranne me avrebbe visto il mio braccialetto. Guardavo Lea che scriveva un papiro nella sua agenda. " Emily  ascolta, i sogni sono creati dalla nostra immaginazione. È come vivere in un altro mondo, dove gli incubi e le belle cose giocando tra di loro. La nostra mente continua a funzionare durante il sonno , creando una vita diversa dalla nostra, é una vita passeggera che può durare per un lungo periodo oppure finire nello stesso giorno."

" Ma io non ripeto lo stesso sogno, cioè continua è come se ci fosse un mondo parallelo dove vuole darmi una seconda possibilità per essere felice."

 Lea mi diede appuntamento per domani. Mi fece uscire dal suo ufficio per poi chiamare mia madre. " Non doveva essere un segreto professionale??" Mi rivolsi a mia madre.

" Quando ci sono casi urgenti tesoro è meglio intervenire. "

" Casi urgenti? Mamma non sono pazza, sto bene anzi benissimo. Non sono mai stata così bene in vita mia." 

Rimanemmo io e Liam nel corridoio intanto che i miei parlavano con la psicologa. " Tu mi credi Liam vero? " Mi abbracciò forte a se. " Andrà tutto ben vedrai!".

Da quel giorno le cose cominciarono a peggiorare. Lea disse ai miei che avevo bisogno di una visita dal dottore, che forse era più di una cosa psicologica. I miei non mi ascoltavano più. Ogni giorno cominciavo a peggiorare. Mi muovevo spesso durante la notte. Mi portarono in ospedale. I medici mi  misero uno strano aggeggio in testa, una specie di macchinario per controllare il mio cervello. Mi fecero dormire per tre giorni controllandomi cosa mi accadeva durante la notte.

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" Non riesco a far niente per farti uscire da questo incubo. Non riesco a ricordare il tuo cognome quando mi sveglio, a ricordare la via di casa tua. Non riesco a farti uscire dal l ospedale. Stai passando tutto questo per colpa mia e io come sempre non riesco a fare niente." Strinse i pugni arrabbiato.

" Mi basta essere accanto a te. Non me ne frega di quello che mi dicono gli altri. Io credo a te e solo a te. Con te sto bene. Tu mi proteggi Harry, mi proteggi e nemmeno lo sai."

" Il tuo viso è pallido, ti vedo stanca Em. Cosa ti stanno facendo dottori?" 

" Mi visitano sempre, fanno dei test delle foto al mio cervello. Nessuno mi crede, nemmeno la mia migliore amica che pensavo che almeno lei mi credesse. Ma non mi importa."

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" Prendi queste, te li ha consigliate il dottore." mi disse mia madre.

" Non ho bisogno di medicine, io sto bene" Gli riposi incazzata. Erano loro che mi stavano facendo impazzire. Tutti erano contro di me. " Te le lascio sopra la cattedra." Non le avrei ingoiate. I dottori erano disposti a tutto pur di togliermi i miei sogni. Le buttai sul cesso per poi aprire l' acqua. Presi le medicine che avevo comprato dalla farmacia e le ingoiai. Erano medicine del sonno. Ero stufa di svegliarmi presto e di non poter salutare Harry. Scompaio sempre nel momento meno opportuno forse con queste medicine potevo rimanere di più accanto a lui.

I meet you in my dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora