Capitolo 43

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" Ti ho mentito su molte cose Em."

La curiosità e la paura mi stavano lacerando. Lui respirava a fatica. La sua mano tremolante mi toccò il braccio.

" Ho iniziato a drogarmi prima di conoscerti. "

"Quella siringa è una droga?"

"Si"

" Da quanto tempo la usi?"

"Tre anni, prima di mettermi con te." I suoi occhi mi guardarono dispiaciuti.

"Perchè non mi hai detto niente? Perché me lo hai nascosto?"

"Avevo paura che mi lasciassi Em. Sono dipendente da questa sostanza e non riesco a smettere di farla scorrere nel mio corpo."

"È questa cosa che ti ha reso così oppure è stato Zayn?" I suoi occhi azzurri rimasero a fissarmi, erano più intensi.

"Entrambi."

La paura invase il mio corpo facendomi tremare. Non pensavo che Zayn arrivasse a tanto. Fino ad un mese fa mi trattava come una principessa, non mi faceva mancare niente. Mi portava ogni giorno un mazzo di fiori e mi riempiva di complimenti e di parole molto dolci. So di non essere stata molto carina con lui da quando ci eravamo messi insieme, ma non mi meritavo tutto questo. Molte domande si fecero strada nella mia testa. Da quando tempo Zayn conosceva Luke e perchè lo teneva prigioniero? 

"3 anni fa mio padre perse il lavoro. Veniva ubriaco a casa e rompeva tutto quello che trovava davanti a sè. Mia madre spesso gli urlava contro dicendoli che non era mai stato responsabile e che non lo sarebbe mai stato. Mio padre non sentiva ragioni, più madre gli urlava e più si innervosiva. A volte era capace di metterle le mani addosso per poi pentirsene subito. Le bollette aumentavano e il cibo mancava. Mia madre fece per qualche giorno la babysister per riuscire a compraci del cibo. Eravamo finiti in un buco nero in meno di due mesi. I miei due fratelli erano ancora piccoli e meno responsabili. Non potevano cercare lavoro mentre io si. Chiesi in giro se c'era qualche lavoro non molto faticoso e ben pagato. Un lavoro che mi permettesse di andare a scuola senza problemi."

Fece un sospiro. La sua mano calda si intrecciò con la mia e i suoi occhi color cielo mi osservarono con attenzione.

"Pensavo che tu non avessi un padre. Mi avevi detto che era morto quando avevi 12 anni." Sciolsi la mia mano dalla sua presa.  

"Per me è morto." La sua voce roca si fece pesante. "Avevo cercato molto ma non avevo trovato nessun lavoro di nessun tipo. Non avevo raccontato a nessuno della mia situazione a casa. Non volevo che tutta la scuola sapesse  in che vita di merda mi trovassi. Mio padre peggiorò; il suo stato mentale non reggeva più ai suoi comandi. Era come impazzito. Ci faceva del male e subito dopo ci chiedeva scusa. Era stato un contabile con giacca e cravatta, uno rispettato dai suoi colleghi e amato dalla sua famiglia; e poi da un giorno a l'altro si trovò senza lavoro con una famiglia da sfamare e con una rabbia dentro che non riusciva a controllare. Mia madre veniva spesso maltrattata in tutti i modi aggressivi pensabili. Ho provato molte di quelle volte ad allontanarlo da lei a cacciarlo fuori di casa, ma mia madre, nonostante tutto, lo voleva accanto a lei. Diceva: "Non è colpa sua. Tuo padre è ammalato." Lo pensava solo lei, perchè i medici dicevano che lui era cosciente di quello che faceva e aveva bisogno di cure, cure di cui lui non ne voleva sapere." Strinse il lenzuolo piangendo.

"Dovevi vedere le sue braccia e le sue gambe, Em, erano pieni di lividi. Io ci ho provato ma per quanto cercassi di fermalo lui continuava."  

Luke piangeva seduto nel mio letto. Le mani ruvide cercavano più volte di togliere le lacrime che scendevano veloci dal suoi occhi. Avrei voluto abbracciarlo in quel momento, tranquillizzarlo un po', ma non ci riuscivo i ganci me lo impedivano. 

I meet you in my dreamsDove le storie prendono vita. Scoprilo ora