Un cuore a pezzi

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Capitolo 56

Un cuore a pezzi


La pioggia aumentò producendo un gran fracasso mentre colpiva le vecchie tegole della locanda in cui soggiornavano i membri di Crime Sorciere. Strawberry aveva il sonno pensante, in genere, ma fu svegliata lo stesso.

Aprì gli occhi e si mise velocemente seduta. Si posò una mano sul petto, sopra il cuore. Perché le stava battendo forte come se da un momento all'altro fosse potuto scoppiare?

-Berry, stai bene?-

La ragazza dai capelli porpora girò la testa verso sinistra e cercò di capire di chi fosse la sagoma che aveva parlato e che era in piedi vicino al bagno."Mi sento così intontita... Ho fatto uno strano sogno che non riesco però a ricordare. Ho ancora le sensazioni che mi ha provocato addosso...", pensò passandosi una mano tra i capelli un po' sudati e portandoseli, così, indietro.

Un lampò illuminò la stanza per un attimo facendole riconoscere il fratello maggiore. -Reed?-

-Sì, sono sveglio- le disse tornando sul proprio letto. Era appena uscito dal bagno.

-Uhm, capisco- mormorò lei girando la testa verso la finestra alla sua destra.

-Sta diluviando. Rain deve aver perso il controllo.- Il rosso disse ad alta voce quello che pensavano entrambi. -Sei preoccupata?-

La Fernandez non tolse gli occhi dalla pioggia che batteva con violenza, quasi volesse rompere ogni cosa che toccava. "Sta male? Che cos'è successo?" si domandò. -Sì, lo sono- rispose alzandosi in piedi e dirigendosi verso l'attaccapanni.

Reed sbattè le palpebre, non aspettandosi che sua sorella decidesse di andare da Rain. -È il caso che tu torni a dormire e poi ci parli quando si fa giorno...- provò a consigliarle, non volendo che si prendesse un accidente a causa della pioggia e che non girasse di notte per la città.

Strawberry si girò verso di lui scuotendo il capo per poi guardarlo negli occhi. Conosceva quello sguardo. Significava che avrebbe fatto ciò che sentiva senza che le opinioni altrui potessero scalfirla. Era così testarda... -Vado da lui. Non aspettarmi alzato- gli disse mettendosi un impermeabile rosa, con alcuni cavallucci marini sopra, e degli stivaletti.

Il Fernandez posò la testa indietro sul muro dietro di lui e si portò una mano sulla faccia. Era assurda...

Aspettò che se ne andasse, anche se non ci volle molto, e, mettendosi anche lui qualcosa e prendendo un ombrello, la seguì. Non amava farlo però non poteva fare altrimenti. Nessuno avrebbe fatto andare in giro da sola la propria sorellina a notte fonda e con la pioggia. Seppur fosse una forte maga, il suo senso di protezione nei confronti della minore non s'era affievolito per nulla.

La porpora arrivò in poco tempo all'appartamento dove stavano la maggior parte degli altri ragazzi provenienti dal futuro. Bussò più volte, con insistenza.

Nessuno la venne ad aprire. Ovviamente dormivano visto che erano le due di notte e il mattino dopo, presto, avevano gli allenamenti...

Alla fine la giovane buttò giù la porta e chiamò a gran voce il nome del ragazzo.

Un tonfo.

La ragazza accese la luce. Si girò, inseguito, verso il divano, trovando Akio per terra che si guardava in giro, confuso e assonnato. Aveva gli occhi appena aperti. Portò lo sguardo sulla Fernandez per poi sbattere gli occhi. -S... Shaolin...?- domandò vedendo ancora davanti agli occhi la bella immagine della Dragon Slayer del fuoco, in bikini mentre gli porgeva delle bevante tropicali e gli chiedeva con voce suadente: "Ne vuoi ancora, padrone?", che stava sognando prima che la porpora lo destasse dal suo sonno.

Tragedie passate e futureDove le storie prendono vita. Scoprilo ora