quindici

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past 

La scena si ripete: Jimin paga, io rimango seduto ad aspettarlo.

Se fosse uno di quei giochi trova le cinque differenze sulle riviste di mia madre la prima cosa che un occhio inesperto noterebbe è il fatto che questa volta non torna con due gelati, ma con due biglietti.

Seconda differenza: le confortevoli sedie in legno sono state sostituite dai sedili di un autobus mezzo vuoto.

Terza differenza: il sole non insiste sulle nostre povere teste ma impallidisce attraverso i vetri sporchi, ancora segnati dall'ultima pioggia.

Quarta differenza: quando Jimin attraversa il breve corridoio per raggiungermi lo fa con un'espressione naturale, non più quel ragazzo smagliante che cercava di convincermi a dargli fiducia.

Quinta differenza: Jimin si siede nel posto di fianco al mio e mi allunga un biglietto già convalidato. Io me lo infilo in tasca e gli porgo un auricolare. Lui segue il filo con gli occhi e trova il mio mp3, prosegue e vede l'auricolare gemello sparire sotto i miei capelli. Lo accetta senza dire niente e se lo mette all'orecchio.

Il motore viene acceso e sotto di noi l'autobus inizia a tremolare.

Jimin si mette comodo nel sedile e si circonda con le braccia che la canottiera gli lascia scoperte. Quando un'oretta fa siamo partiti all'avventura nessuno dei due ha pensato che ci sarebbe stato bisogno di prendersi dietro una felpa. Deve sentire i primi spifferi dell'aria fresca della sera.

Sarà un po' per quello, un po' per la stanchezza, che Jimin puntella i talloni sul proprio sedile, i jeans che gli scoprono le ginocchia cosparse di lividi, e si abbandona contro il mio braccio. La sua guancia paffuta finisce sulla mia spalla, la mano piegata contro l'interno del mio gomito, alla ricerca del minimo calore.

In un orecchio, Bruce canta parole che conosco a memoria, nell'altro Jimin sospira.

So you're scared and you're thinking that maybe we ain't that young anymore...

Appoggio la tempia sul suo capo e il mio mondo si tinge di arancio.

Nel finestrino le case si disperdono fino a quando non sono solo gli alberi a sfrecciarci di fianco.

Non chiudiamo gli occhi o rischieremmo di addormentarci.

E chissà dove quest'autobus fa capolinea.

Quando venti minuti più tardi l'autobus fora una ruota e siamo tutti costretti a scendere, Jimin ha l'aria un po' pesta e io devo assolutamente sgranchirmi gambe e schiena. Scendiamo dal veicolo e mi fermo a guardarlo, come per chiedergli dove dobbiamo dirigerci.

Dalla sua aria spaesata si direbbe che non se lo ricorda più. Lui mi guarda, cerca la sua impronta tra le pieghe della mia maglietta.

Non sta sorridendo con la bocca, ma i suoi occhi fanno tutto da soli. 

Inghiottito dal Mare, Rapito dalla Luna - UNDERNEATH THE MIRROR (BTS Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora