sedici

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past

Mentre gli altri passeggeri decidono di restare ad aspettare l'arrivo di un secondo autobus sul posto, Jimin insiste per fare l'ultimo tratto che ci separa dalla nostra fermata a piedi.

Secondo i miei ricordi dell'ultima scorribanda che abbiam fatto da queste parti non dovrebbe mancare molto prima di trovare il sentierino che ci porterà alla scogliera, ma stiamo sempre parlando di una strada così ripida da risultare verticale.

"Questo è l'ennesimo motivo per cui Nessunposto dovrebbe essere bannata dalle cartine geografiche di tutto il mondo. Si deve far detestare fino all'ultimo."

"Ma smettila. Dovresti ritenerti fortunato che non abbiamo bucato prima; te l'avrei fatta fare tutta a piedi ugualmente."

Ad ogni passo mi appoggio alle ginocchia, i muscoli dei polpacci che urlano. La strada asfaltata che stiamo percorrendo butta fuori un sacco di calore accumulato nel pomeriggio, in parte rimediato dall'ombra offertaci dagli alberi piantati su entrambi i lati della carreggiata.

Duro cinque minuti, poi mi aggrappo a Jimin e mi faccio trascinare di peso, le palpebre socchiuse per il sole basso. Lui è una presenza fissa e appannata all'angolo dell'occhio; mette una gamba davanti all'altra con naturalezza, confidente con il dislivello della strada da anni, la schiena dritta.

Come siamo finiti a fare più volte di quanto si direbbe nell'arco di questi tre giorni, ci prendiamo in giro sulle storie tristi che uno di noi o entrambi iniziamo a tirare fuori senza una ragione precisa. Io sono quello coinciso, essenziale. Jimin si perde in chiacchiere e sorride quando dovrebbe tacere. Ci divertiamo a ridicolizzare uno le vicissitudini dell'altro, da spettatori esterni, con tanto di scaletta per le storie migliori.

Devo averne raccontata una che finisce dritta sul podio perché Jimin mi interpella con lo sguardo. Grattugiando le solette delle scarpe sull'asfalto svio il mio, vergognandomi.

C'è qualcosa nel contorno netto e nerissimo delle sue pupille che mi dà da fare. Insomma, se uno ha gli occhi neri, come può una parte essere ancora più scura? Cosa c'è più scuro del nero?

Dissimulo i miei deliri interiori come se fossero insetti.

"Devi proprio starmi molto simpatico per avermi fatto scordare di prendere da mangiare con noi. Mi sta venendo una fame assurda." dico, cambiando argomento.

"Se solo avessi mangiato di più a pranzo ora non ne avresti."

"Sei tu quello che mi ha svuotato la dispensa."

"Sei tu quello che mi ha dato buca questa mattina."

Sbuffo, piantando i piedi dove si trovano. Mi passo il dorso del braccio sulla fronte sudata, desiderando una doccia. "Non smetterai mai di rinfacciarmelo, vero?"

In tutta risposta Jimin si volta all'indietro senza fermarsi e ridacchia. Mi ci vorrebbe il più grande scacciamosche del mondo per smettere di analizzare la proporzione in relazione tra l'ampiezza del suo sorriso e la sottigliezza dei suoi occhi.

Sono le nove passate quando inizia la magia. Jimin ed io sediamo a terra con il naso rivolto verso l'alto, spettatori intrepidi di uno spettacolo improvvisato, lo sciabordio ripetitivo ed ipnotico delle onde come colonna sonora.

Giorno si scrocchia le dita e prende in mano la sua bacchetta da dirigente d'orchestra. L'inizia a muovere con grande maestria e le nuvole che si arrampicano nell'aria si tingono dello stesso colore dello zafferano.

Noi due, puntini sull'immenso pavimento roccioso dello strapiombo, uno di fianco all'altro con le gambe incrociate, persi per i propri conti a guardare il panorama.

Inghiottito dal Mare, Rapito dalla Luna - UNDERNEATH THE MIRROR (BTS Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora