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(present)


Il mercoledì successivo non mi presento all'appuntamento con la signorina Richardson. Venerdì me la ritrovo in classe.

Più precisamente resta sullo stipite dell'aula, chiede al mio professore se Min Yoongi può assentarsi per un paio di minuti. Lui mi da il permesso e non penso di essere nella posizione di chi può bellamente rifiutarsi di alzare il culo dalla sedia.

Mi chiudo la porta dietro e per poco non mi ritrovo la signorina Richardson appesa al collo. La respingo senza tante cerimonie, lei e le sue domande che mi picchiettano sul capo.

Le dico che aveva ragione, che ho afferrato il punto. Il problema è risolto, non c'è più bisogno di essere seguiti adesso.

Ogni giorno vado a scuola, torno a casa, mangio qualcosa con mia madre. Passo ore intere a non parlare con Jimin, a non rispondere quando mi chiama, poi vado a letto. Il mattino dopo mi sveglio, vado a scuola.

Lei prova a dirmi qualcosa, a insistere, ma ormai non mi serve più.

Torno in classe, libero una volta per tutte della signorina Richardson e del suo profumo stomachevole.



Martedì vedo le auto di entrambi i miei genitori parcheggiate davanti casa. E' pomeriggio, papà dovrebbe essere a lavoro, mamma dovrebbe avere la sua auto in garage, inutilizzata dal turno di notte all'ospedale.

Decido di entrare nel modo più invisibile possibile, dalla porta sul retro. Una volta dentro casa mi sfilo le scarpe e cammino con il mazzo di chiavi stretto in mano, impedendogli di far rumore.

Le voci dei miei genitori provengono dalla cucina.

"Dici che è un reato penale? Dovremmo metterne al corrente la polizia?"

"Stando a quello che ci ha detto non ci dovrebbero essere conseguenze. Al massimo possono accusarlo per non aver detto niente per tutto questo tempo."

La voce di mia madre si inclina, piena di quella che chiamerei paura. "E se invece decidono di interrogarlo? Se in un qualche modo lo incastrano e gli fanno scontare la pena?"

"Devi stare calma, non ha commesso un omicidio, come potrebbero-"

"No."

Entrambi i miei genitori sobbalzano al suono della mia voce. Si voltano entrambi verso di me per guardarmi con un nuovo filtro. Dall'entrata della cucina io non ricambio i loro sguardi; i miei occhi sono puntati sulla cartellina nera appoggiata sul tavolo dove ceniamo ogni sera tutti insieme.

Poi mi fiondo su per le scale e ad ogni gradino mi si srotola davanti l'accaduto.

Quella chiamata anomala dell'altro pomeriggio a cui ha risposto mia madre, chiedendosi chi avrebbe mai chiamato ancora dal telefono fisso quando avevamo ognuno il proprio cellulare.

Quelle ore di straordinario fatte in previsione di un'assenza sul posto di lavoro così improvvisamente.

Posso vedere il sorrisetto stretto della signorina Richardson, la sua scrivania impeccabile, il suo completo più austero indossato per l'occasione. Vedo la sua mano curata stringersi prima con quella debole di mamma, poi con quella robusta di papà. Vedo fogli girare sulla scrivania, fotografie stampate a tradimento. Un lampo di riconoscimento negli occhi di mio padre.

Sento fiumi di parole da parte della signorina Richardson, tanti silenzi da parte dei miei. Schizofrenia, dice e la vista di mamma si annebbia.

Non realizzo di aver temuto che potesse accadere fino a quando non mi catapulto in camera. Dello specchio non è rimasto che un alone rettangolare più chiaro sul muro.

Jimin.

Corro in entrambi i bagni, controllo gli armadi a cui so essercene appesi agli sportelli.

Ridiscendo le scale saltando i gradini due a due.

"Dove sono gli specchi?" quasi urlo, piombando in cucina.

I miei sono rimasti esattamente nella stessa posizione di come li ho lasciati. Papà raddrizza la schiena, mamma muove qualche passo titubante verso di me, le mani già alzate per raggiungermi prima.

"Non ti devi preoccupare, sistemeremo tutto. La tua psicologa ci ha già dato dei nomi, degli indirizzi utili-"

Chiudo le sue mani insieme, impedendogli di toccarmi. Mi ripeto, più furioso di prima. "Dove sono gli specchi?"

Mamma deglutisce visibilmente. Odia vedermi così. Lo odiava quando ero bambino e continua a farlo.

"Abbiamo dovuto farlo. E' il primo passo per farti star meglio." mi dice con un fil di voce.

"Forse non voglio stare meglio."

Lascio le mani di mia madre, indietreggio prima che mio padre pensi anche solo di intervenire. Mi chiedo cosa stia passando per la sua testa. Se i puntini del disegno si siano tutti collegati o no, se tutto quadri alla perfezione adesso.

Braccato in casa, non so dove andare. 

Inghiottito dal Mare, Rapito dalla Luna - UNDERNEATH THE MIRROR (BTS Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora