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(present)


Per la decima volta le lenzuola mi si attorcigliano alle caviglie quando mi rigiro nel letto. La cosa mi infastidisce più del dovuto per cui le calcio via malamente. Ho già provato abbastanza a dormire per questa notte.

Il buio che aleggia nella mia camera formicola e il materasso pare troppo ampio e liscio. Mi sento ancora i capelli umidi da quando li ho lavati. Probabilmente a questo punto il mio cuscino sarà a macchie violacee.

Mi metto seduto, liberandomi delle coperte. Quando lo accendo l'orario sul telefono segna l'una e venti; mi porto l'affare sotto il mento, illuminandomi il viso.

Una luce gemella compare dall'altra parte della stanza, illuminando una mandibola più marcata della mia.

"Jimin?"

"Si?"

La sua voce morbida arriva come un sussurro, le labbra carnose nello specchio che si sono a malapena mosse. Per un attimo mi chiedo se non stesse dormendo, poi mi rendo conto dell'assurdità della cosa.

"Non riesco a dormire."

"Accendi la luce."

Diminuisco la luminosità dell'abat-jour al minimo prima di accenderla, onde evitare che i miei la notino dalla fessura sotto la porta. Provando un immenso senso di sollievo nel lasciare il mio letto, mi accuccio nel solito angolo tra la specchiera e il mobile, ammirando lo spettacolo che è Jimin assonnato. Le sue guance sono sempre così gonfie, ci si sprofonderebbe.

"Aspetta, lo hai comprato davvero?"

Lo sguardo di Jimin è puntato sulle mie mani, intente a giocherellare con i cordoni della felpa che indosso, la stessa che ci eravamo provati al negozio con Taehyung qualche giorno fa.

La sua espressione sorpresa e divertita era proprio quella che speravo di ricavare da questo acquisto. "Non mi devi ringraziare. E' un pigiama comodo."

Le sopracciglia di Jimin si inarcano appena, tondeggianti. "Oh, è vero. Babolman combatte il crimine solo di notte."

Dio, che cretino. Fingo di voler scoccargli le dita sulla fronte.

"Non farmi ridere." gli intimo semiserio.

Lui mi sorride, gli angoli della bocca troppo stanchi per mettere in mostra i denti. Piega la testa di lato, abbracciandosi le gambe.

"Quindi, che si fa?"

Io e Jimin ci guardiamo un po' negli occhi, la stessa espressione placida. Sono settimane che non passiamo un momento così, di tranquillità totale, di dolce far nulla. Era da tanto che non sentivo questa sensazione, come se avessimo tutto il tempo del mondo a disposizione solo per noi. Forse è una Parentesi per due.

Mi basta allungarmi verso la scrivania per pescare dall'astuccio un pennarello. Prima di aprirne il tappo e rivelarne la punta nera e spessa lo scuoto, ascoltando il rumore sottile della specie di pallina che deve trovarsi al suo interno.

Jimin mi guarda confuso. "Non è indelebile, vero?"

E' il mio turno di inarcare le sopracciglia e sorridere, avvicinando la punta alla superficie dello specchio. "Stiamo a vedere."

Dopo aver disegnato un paio di simpatici baffetti sotto il suo naso, Jimin mi costringe a cancellare e riniziare da capo.

* * *

Quando, essendosi accorta della mia inusuale assenza in cucina all'ora di colazione, mamma l'indomani mattina mi viene a svegliare mi trova rovesciato sul letto a pancia in giù, il viso sprofondato in un cumulo di coperte arruffate.

Scosta le tende, alza le tapparelle, fa entrare la luce e l'aria fresca dalle finestre, ma ovviamente sono troppo addormentato per anche solo pensare di protestare. A mia insaputa mamma si volta di nuovo verso di me, la camera ora illuminata a pieno giorno, decisa a buttarmi giù dal mio letto e a spedirmi a scuola per tempo. E' già con le mani protese verso il materasso quando nota le condizioni della specchiera.

E' sicura che l'ultima volta che era entrata in camera mia ieri dopo cena quei segni non c'erano. Sono tracciati da una spessa linea nera svolazzante, imprecisa. E tra i mille scarabocchi e disegnini vede nettamente la figura stilizzata di un ragazzo, l'unica forma realistica dell'insieme astratto.

Può vedere Jimin nella sua posa conserte, gli occhi che fissano da sotto le ciglia il punto da cui ricalcavo i suoi contorni, la bocca chiusa, silente ma morbida.

Non so cosa passa per la testa di mia madre in questo momento; magari pensa a una qualche nuova tecnica di sfogo, a una passione verso cui la psicologa dello sportello d'ascolto mi sta spingendo. Spero solo che non ci veda la leggerezza della mia mano. Il tremolio instabile di quando ho marcato i contorni delle sue labbra. Le varie imprecisioni dovute al fatto che Jimin non riusciva a stare immobile senza scoppiare a ridere. Il mio respiro appannato quando i suoi occhi scuri restavano impantanati nei miei mentre disegnavo le sue pupille.

Mai come in quel momento ho pensato di poter allungare una mano e stringerla sul suo braccio, solido, fatto di pelle, carne e sangue.

Ricordo che un tempo pensavo di non amare la fisicità. 

Inghiottito dal Mare, Rapito dalla Luna - UNDERNEATH THE MIRROR (BTS Yoonmin)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora