Alla spiaggia

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《 Step vuoi uno strappo al Glam?》la voce di Byron arriva opportunamente a chiudere la conversazione tra me e Stephen.

Chissà da quanto è nella stanza?!

Noto comunque con piacere che si è vestito: indossa delle bermuda cachi , una polo blu che mette in risalto il suo fisico atletico e sneaker ai piedi.
《Certo! Ehi B. viene anche Kallie!》 gli risponde lui.
Byron sbuffa ed alza le spalle.
《Come vuoi, fra cinque minuti fuori nel parcheggio e non fatemi aspettare.》
Guarda me,  sebbene vorrei fargli presente che quella " pronta " sono sicuramente io.
Stephen fa i gradini a balzi e corre al piano superiore a cambiarsi.
Non ci resta che aspettare.

《 Non lo richiami?!》
《Come scusa? 》Guardo Byron che  si è avvicinato e mi sovrasta.
《 Il tuo amichetto?!》
《Chi? Senti ho capito di non piacerti, ma io da qui non me ne posso andare,  quindi per cortesia, evitami il tuo disprezzo e le tue problematiche da ragazzo tormentato e vai ad assillare qualcun altro. Intesi?!》
Sono di fronte a lui e dal basso del mio metro e sessanta lo guardo, piuttosto male.
Serro i pugni sui fianchi, vorrei tirargli un calcio.
Stephen sopraggiunge e ci trova così: minacciosi uno di fronte all'altra, come due pugili che si studiano prima di un'incontro.

《 La gattina ha tirato fuori gli artigli.》Byron ride e si rivolge al fratello che appare spiazzato, lo supera e ci intima di essere fuori entro due minuti.

《 Tuo fratello non lo reggo!》
Guardo Stephen che mi scruta perplesso.
Afferrandomi il polso,  mi trascina fuori casa.
《Gli piaci invece! 》
《Per fortuna... Se gli stavo antipatica c 'era già una fossa in giardino col mio nome?!》replico.
《Sei una sagoma!》
Gonfio le guance per la stizza.

Fuori c'è un grosso suv nero ad aspettarci; saliamo a bordo, io ovviamente dietro: Byron al posto di guida, Stephen davanti armeggia con lo stereo.
Abbassiamo tutti i finestrini, fa caldo e vogliamo goderci questa brezza che la corsa in auto concede.
Byron intercetta il mio sguardo nello specchietto retrovisore, mi mordo l' interno della guancia per non esplodere e dire qualcosa di avventato; sogghigna ed io lo trovo davvero irritante.
Stephen ha sintonizzato lo stereo e nell'abitacolo esplode l'ultimo successo dei Coldplay; tengo il ritmo con la testa, lui lo picchietta sul cruscotto.
In meno di quindici minuti arriviamo in un grande spiazzo: un localino trionfa al centro, sembra un drive-in anni '80.
Byron parcheggia in una delle poche aree ombreggiate, vi sono diverse auto. Ci dirigiamo al suo interno e l'aria climatizzata ci avvolge e ristora.
Intravedo il mio riflesso nella vetrina, sono in disordine: le trecce si sono allentate, a parte quello, sono passabile. Appunto gli occhiali sulla sommità della testa; al suo interno il locale è scarsamente illuminato.
Nell'aria aleggia un profumino di caffè, estremamente invitante.
Ci accomodiamo su logori divanetti in pelle bicolore, Stephen prende posto accanto a me e mi chiede cosa desideri bere: ovviamente un altro caffè.
《 Ma non bevi troppo caffè? 》mi chiede per l'appunto.
Scuoto la testa dopo aver involontariamente arricciato il naso.
《Sono caffè dipendente !》provo a dirlo con un'enfasi drammatica e la mano sul cuore per rafforzare il concetto .
Stephen scoppia a ridere ed io lo imito, Byron è andato al juke box infastidito. Chiede le nostre ordinazioni e prendendo la sua d 'asporto torna al tavolo per un saluto di commiato.
A me rivolge un cenno fugace con la testa.
《 Non è cattivo sai? Devi solo imparare a conoscerlo.》butta lí Stephen quando siamo soli.
《 Mmm... Se lo dici tu!》 ribatto scarsamente convinta.

《Allora che si fa?》 Aggiungo nell' intento di spostare la conversazione su argomenti meno spinosi.
Stephen butta un occhio all'ora e scatta in piedi trascinandomi con sé.
《Siamo in ritardo, ma sei una giustificazione più che plausibile .》
《Hei!》 Fingo di tirargli un pugno sulla spalla, contrariata.
Da quello che può considerarsi il retro del locale parte una discesa con svariate scale: si vede già comunque lo spiazzo dedicato alle piste di free style e skate, oltre un campo da beach volleyball, in prossimità del lungomare.

Respiro a pieni polmoni, adoro l'aria di mare, questa libertà ritrovata.
Dopo avere sceso di corsa le scale raggiungiamo un gruppo di quattro/cinque ragazzi che sta seduto sul muretto della pista più esterna.
Un solitario, skate sotto i piedi, compie evoluzioni nello spiazzo sottostante. Quando ci uniamo al gruppo, resto in disparte in attesa di essere presentata, Stephen si scambia saluti e poderose manate sulle spalle con i due ragazzi presenti.
Gambe penzoloni invece due ragazze, forse della mia età,  mi guardano incuriosite, la terza in piedi appoggiata al muro si sta sistemando il trucco e non presta attenzione a noi. Finiti gli animaleschi saluti Stephen mi presenta.
I due ragazzi si chiamano Jordan ed Eric e sono grandi amici di Stephen: Jordan è alto biondo, occhi azzurri il classico ragazzo della Valley; Eric ha capelli neri, cuffie enormi abbandonate sulle spalle e la pelle olivastra, parla uno slang tutto suo a scatti e mima mossette ad ogni frase.
Le ragazze appollaiate sul muretto sono due bionde molto carine: Charlie e Cloe, vestono pants ridottissimi e sfilacciati su canotte traforate da cui si intravede il bikini. Quella che al nostro arrivo era intenta a ritoccarsi il make up, ha capelli biondo rossicci che le ricadono intorno al viso in lunghi boccoli, indossa un prendisole giallo e zeppe altissime, si chiama Melissa; il ragazzo che compiva evoluzioni in pista: Connor, un asiatico piuttosto estroverso.
Dopo le confuse presentazioni inizio a chiacchierare con le ragazze, si rivelano tutte molto simpatiche e cordiali.
Nessuno mi chiede del trasferimento nella loro scuola: mi tempestano di domande sull'Europa, dove ho soggiornato recentemente e passiamo un po' di tempo a parlottare di moda, vacanze e soggiorni da sogno.
I ragazzi si alternano sulla pista ed ogni tanto ci chiamano per avere un nostro giudizio in merito alle loro prodezze.
Melissa delle tre è quella meno invadente nel porgermi le domande, le altre due si dichiarano spudoratamente curiose; purtroppo dopo un po' dichiara di doversene andare.
Noi altri stiamo lì ore, simpatizzando incuranti dello scorrere del tempo.
Ad un certo punto arriva Jordan con dei sacchetti bisunti, presi al Glam: hamburgher, patatine fritte, anelli di cipolla e milshakes per tutti.
Noto con piacere che le ragazze non sembrano scandalizzate dalla quantità di grassi e calorie presenti, un altro mondo rispetto alle mie amiche, ma queste ultime, appartengono ad una vita fa.
《Stanca?》 Stephen ha smesso di rendersi ridicolo sullo skate.
《Nì.》
《Che risposta è? 》
《 Né no, né sì!》
《Vieni anche tu stasera al bowling?!》Mi invita Jordan, ma declino, devo davvero sistemare il mio bagaglio.
《Ragazzi è stato bello ci vediamo dopo. 》 Stephen mi prende il gomito e con questo semplice gesto lasciamo il gruppo.
《Ed ora principessa,  vediamo di trovare una carrozza che ci porti a casa. Chiamo Byron?!》
Faccio una smorfia, per risposta.
《Potremmo camminare sul bagnasciuga, la villa non è lontana,  se ti va? 》 propongo timidamente.
Ci spostiamo verso la spiaggia, Stephen indossa delle infradito, io scalzo le ballerine; camminiamo rilassati e chiacchieriamo un po' di tutto, scopro che se il mio piano di studi assomigliera' anche solo vagamente al precedente, avremo due o tre corsi in comune. Mi chiede le mie impressioni sul suo gruppo di amici, e genuinamente, non posso che trovarli fantastici.

Moussad ci attende in giardino scuro in volto sono le 19:20, nessuno dei due aveva rammentato la cena.
Quando entriamo scarmigliati e sporchi cala il silenzio.

Ma non doveva essere una cena di famiglia?!

Nella sala grande ci sono otto persone elegantemente vestite; sembra una cena d'affari.
Stephen non pare crucciarsi,  invece io mi sento estremamente a disagio,  persino Byron è in tiro.
La cena viene servita da una donna messicana sulla cinquantina, Gonzalo. Sono gli adulti a parlare, noi ragazzi non veniamo presi in considerazione. Ad un certo punto Byron dice a suo padre che se ne deve andare.
《Mi vedo con Marissa!》se ne esce.
Il padre abbandona il cipiglio severo e lo esorta a non fare tardi.
Poco dopo anche a me e Stephen è concesso ritirarci.

Raggiunta la dependance, mi scopro esausta, mi lavo in fretta ed indosso una maglietta e dei calzoncini per dormire, mi ricordo del cellulare solo ora: due chiamate di Michael ed un suo messaggio.
Nulla dalla mamma, ovviamente.
Imposto la sveglia; mando un messaggino in risposta e mi appresto a dormire.

Mi sveglio di soprassalto! Qualcuno è alla porta che sta cercando di entrare: mi acquatto e raggiungo l'ingresso. Apro audace e Byron, barcollante, entra e mi frana addosso; un forte odore d'alcool colpisce le mie narici.
《 Quel coglione di Step è uscito e mi ha chiuso fuori!》 biascica.
Mi schiaccia col suo peso, cerco di rotolare su un fianco per togliermelo di dosso, faccio una fatica enorme, ma alla fine riesco a spostarmi.
Byron giace a terra, il respiro si è fatto pesante; chiudo la porta e mi rassegno ad averlo inerme a terra. Vado in camera a prendere un cuscino ed una coperta leggera, non mi azzardo a spostarlo.

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