Inciso sulla pelle!

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Quando, dopo aver lasciato Daniel alla fermata dell'autobus, arriviamo a scuola in perfetto orario mi sento un po' stupida ripensando a ieri: sono letteralmente scappata da tutti i miei amici!
Estraggo il cellulare dalla borsetta e vedo varie chiamate e messaggi che ho ignorato.

《Carter è un bravo ragazzo ma se ti crea problemi dimmelo, intesi?》
《Io non, lui...》
Connor ridacchia.
《So che non ti interessa ma non capisco per quale motivo lui si interessi a te tigre. Stai attenta d'accordo?》Annuisco.
Al gran castagno Charlie mi corre incontro e dal momento che sorrido a tutti senza muso duro, anche Molly si avvicina cauta.
La rabbia è in parte evaporata, vedere Jace in un angolo come un cane bastonato non mi da il sollievo che credevo.
Byron invece sembra talmente di pessimo umore che credo spaccherebbe, anche lui, una porta a pugni se ne avesse la possibilità.

Alzo le spalle indifferente e con le mie amiche guadagno l'ingresso della Beacon, raccontando qualcosa di ieri, ma non della notte fuori casa, evito di nominare Carter, sopratutto.
Al cambio dell'ora trovo Stephen che mi aspetta all'armadietto; gli corro incontro sorridente nonostante il suo cipiglio.
《Ci hai fatto preoccupare un sacco.》
《Grazie per i vestiti e il sacchetto del pranzo.》
Minimizza scuotendo le mani.
《Papà non deve saperne nulla! Dimmi solo che stai bene!?》
《Ero con Connor! Sinonimo di sicurezza direi.》Affermo ridendo.
Arcua un sopracciglio ma non replica.
《Sto bene, davvero!》

Entro in classe e mi siedo in terza fila davanti a Morgan Preston un secchione occhialuto, che evita interventi fuori luogo e resta buono e zitto durante le lezioni.
Alla mia destra due ragazze di cui non ricordo i nomi; alla mia sinistra l'ampia vetrata che da sul cortile interno, il mio spiraglio sul mondo.
Passano forse cinque minuti quando alle mie spalle sento un piccolo alterco e mi giro indispettita, solitamente Morgan non fiata per l'intera ora.
《Ti ho detto di lavarti dalle palle. Cercati un altro posto!》
Morgan recupera le matite e il quaderno degli appunti, scocciato lasciando il suo banco a Byron.
《Non è né la tua materia né la tua classe questa.》Gli dico.
《Sì può sapere cosa credevi di fare ieri notte?》Sussurra alla mia nuca in modo tale che solo io lo possa sentire.

Odio i brividi che mi causa.
Io lo odio.

L'insegnante entra in aula severa scocca un'occhiata veloce agli studenti e anche l'ultimo brusio si spengne, tutti tacciamo.
Un bigliettino plana sul mio banco.

Carter è più grande di te.

Vorrei ignorarlo, ma alcuni colpetti insistenti alla sedia mi obbligano a rispondergli.

Che problemi hai?
Almeno non è mio fratello!

Emerita bastarda, lo ammetto, ma sono davvero arrabbiata anche con lui. E siccome oggi sono venuta a scuola di splendido umore non gli consento di rovinarmi la giornata.

Lascia fuori Marissa da questa cosa.
Non dovresti frequentarlo.

La replica vergata con furia su quel povero pezzo di carta, finisce per bucarlo.

No, appunto dovrei frequentare qualcuno come te che mi considera solo un ERRORE.

Sento un sospiro alle mie spalle.

Potremmo parlarne civilmente?

《Signorina Davenport sarebbe così gentile da dirci cosa lei e il signor Cavenaugh che non appartiene a questo corso vi state scrivendo da inizio lezione, ignorando bellamente me e gli studenti in classe?》

Merda.

《Si alzi per cortesia.》
La docente si appoggia alla cattedra sfila gli occhiali che ricadono agganciati alla catenella sul suo prosperoso seno e mi guarda con un misto di frustrazione e aspettativa.

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