Una famiglia scombinata

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Mille aghi pungono le tempie mentre mi giro su un giaciglio oltremodo scomodo. Il buio avvolge la stanza, pallidi raggi lunari filtrano dall'enorme finestra, giocando a nascondino con nuvole scure, creando giochi d'ombra vagamente inquietanti.
Non ho memoria di come io sia rientrata a casa, ne del perché giaccia scomposta, indosso una maglietta di Stephen, sul divano del soggiorno di casa Covenaugh.
Scosto il plaid e poso cauta i piedi al suolo, la stanza gira intorno a me. Gli eventi di poche ore fa, come piccoli flash bombardano la mia mente non ancora lucida ed in balia di una post sbornia epocale.
Alzo il viso di scatto e ricordo perfettamente Marissa rivolgersi  a Byron chiamandolo "fratello", cerco nella mia mente i dettagli la consapevolezza sui volti, Adam oltremodo mortificato per la sorella, l'espressione di Byron.
Massaggio le tempie e sospiro.
《Come stai?》 Non è la voce di Jace quella che giunge alle mie orecchie.
Seguo l'ombra proiettata dal chiarore lunare e percepisco più che vedere la sagoma di Byron.
《Meglio!》 Affermo.
《Bene!》 si alza dalla poltrona e cerca di andarsene lasciando mille irrisolti e domande da cui fugge, come sempre.

Ma ora basta, ho bisogno di risposte, benché io, ipocrita, non possa darne alcuna.

《Aspetta.》Supplico con voce esile.
《Come sono tornata qui?》
Si gira lentamente.
《È davvero questo quello che vuoi chiedermi?》emette in un soffio.
《Sei suo fratello!》
Tace, un silenzio pesante; un'ammissione che incombe ma non spiega davvero tutto.
《Adam si è preso cura di Marissa.
Ed io ti ho portata qua!》 Spiega passandosi ripetutamente la mano fra i capelli.
《In moto?》
Ride.
《No, in auto con Stephen e Charlie.
Eri semincoscente tra le mie braccia e Jace credo fosse terrorizzato o sconvolto da una tua eventuale reazione.》ammette scevro da sentimenti.
《Ti ha spogliato Charlie e indossi una maglia di Step: credo le mie ti farebbero schifo, ora che sai.》continua monocorde.
Sgrano gli occhi e capisco tutti i sottintesi alla sua spiegazione.
《Ma tu non lo sapevi! Giusto?》
Si avvicina, temo nell'attesa della risposta.
Mi serra i polsi.
Mordo il labbro inferiore con forza, affinché smetta di tremare, puntando gli occhi dritti nei suoi.
《No. Cristo, non lo sapevo. Quando l'ho scoperto ci siamo lasciati!》ruggisce.
《Questo...》 provo a dire.
《Questo non giustifica il mio comportamento!》
Annuisco.
Porto la mano al volto e reprimo uno sbadiglio.
《C'è dell'altro quindi?》Chiedo.
Vedo l'incertezza nei suoi occhi ed un dolore vivo, pungente, Byron serra i pugni lungo i fianchi e con voce grave ammette.
《C'è dell'altro.》
Mi lascio cadere sul divano stanchissima: i gomiti sulle ginocchia a sorreggere il capo gravato da mille e più pensieri.
Byron si avvicina con un bicchiere d'acqua ed una compressa.
《Non dirlo a nessuno, ti prego.》si china per raggiungere il mio volto, intrecciare il mio sguardo confuso, il tono supplichevole.
《Per Marissa?》Chiedo.
《Già...》ammette.
《Giusto.
Perché Jace lo sapeva?
Perché lui ...E non io?》chiedo tormentadomi le mani.
Scatto in piedi, Byron indietreggia di un paio di passi e gli tiro un pugno aperto in pieno petto.
《Perché?》insisto tra rabbia e dolore.
《Perché pur avendo sbagliato molto con te, mi mancavi, volevo tornare nella tua vita...quella notte che ci trovasti a litigare fuori dalla dependance glielo dissi, gli chiesi di prendersi cura di te!》mi spiega caustico.
《Questo non cambia nulla tra noi.》
Sibilo nervosa.
《Capisco!》 ammette cacciandosi le mani nelle tasche.
《Quindi tornerai da Jace?》 Mi chiede esitante.

Jace.
Jace.
Oh Jace!

Per un attimo l'orrore del suo tradimento mi investe feroce.
《Non lo so.
Non credo di poterlo fare. Io...》
Lacrime di frustrazione premono dietro le ciglia.
《Perché sono qui e non alla casetta in piscina?》 Chiedo cambiando la piega del corso dei miei pensieri.
《Perché così potevo controllarti.》soffia.
Sospiro sonoramente, frustrata.
《Non puoi lasciare Jace ora.》sentenzia duro.
《Come? Cosa? Che stai dicendo?》 Balbetto.
《Non così. Non dopo stasera. Nessuno deve sapere cosa sia successo davvero. Marissa non merita questo colpo basso. Ti prego di proteggere il suo segreto, il nostro segreto.》
《Mi stai chiedendo di fingere che il mio ragazzo sia innocente, Jace sapeva quanto ti amassi, mi vedeva straziata dall'amore che nutrivo per te, dilaniata dalla mia incapacità di capire, di comprendere, di dare una risposta ai tuoi atteggiamenti, una qualsiasi anche assurda spiegazione...
Lui sapeva la verità ed ha finto. Mi ha mentito Byron. Come puoi chiedermi di ignorare questo... comportarmi come se non fose successo nulla?!》il pianto nella voce, un tremolio incontrollato.
Il suo corpo a pochi centimetri dal mio, sento il calore del suo respiro che mi investe, le sue mani trattengono i miei polsi in una morsa gentile. Il tepore del suo corpo seppur non entri in collisione col mio mi ottembra la mente.
《Non ti sto chiedendo questo.
Ti sto solo pregando che non avvenga a seguito degli eventi di questa serata. I nostri amici non sono stupidi, piccola. Capirebbero tanto. Troppo. E Marissa non può farne le spese.》Byron china il viso e poggia la sua fronte sulla mia.
Questa richiesta arriva come uno schiaffo in pieno viso non ho la lucidità ora per giustificare le verità emerse. Si scioglie da questo abbraccio incerto che era riuscito a dare una parvenza di calore al mio cuore cristallizzato in una morsa di gelo.
Soffoco un ennesimo sbadiglio.
Mi stendo sul divano esausta.
《Cos-cosa mi hai dato?》 Chiedo intontita.
《Un blando sedativo; me lo ha dato la Clary, ora devi cercare di riposare.》Mi spiega lui, la sua voce mi giunge ovattata, lontana.
《Non posso, non voglio!》 biascico.
Con una carezza mi scosta alcune ciocche dal viso, sfuggite all'acconciatura di fortuna.
Le palpebre si fanno pesanti.
《Te ne vai?》 Chiedo con le ultime forze.
《Credi potrei?
Ti ho già lasciata troppe volte.》ammette mentre cedo a Morfeo implorandolo plachi i tumulti di testa e cuore.

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