Alla Villa

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ALLA VILLA

Mr Covenaugh sembra un uomo distrutto; quando arriviamo alla villa è in soggiorno, indossa gli stessi abiti dell'altra sera: un filo di barba sul viso, due profonde occhiaia, lo sguardo spento ed un'espressione vacua.

Non vorrei mai aver varcato questa soglia.

《 Siete tornati?》 Ci guarda confuso.
《 Papà, beh noi non saremo i tuoi figli naturali ma ti vogliamo bene!》 dice Stephen, parlando per entrambi.
《 Vi amo come se lo foste!Ricordatevelo, sempre!》 .
Si alza.
Annuisco.
Nonostante abbiamo già mangiucchiato qualcosa, ordiniamo una pizza, lui non ha probabilmente toccato nulla dalla fuga di Byron.
Mi si spezza il cuore...di nuovo.

Byron,
come hai potuto farci questo?

Mangiamo tutti insieme, cerchiamo di sforzarci per essere forti l'uno per l' altra.
È così triste da un lato, dall'altro questa famiglia non è disposta a soccombere; devo essere forte.
Verso le 22.50, tutti esausti, si decide di andare a letto.
Non ho ancora messo piede nella dependance e mi ci avvio mesta.
Stephen mi ha supplicato di rivolgermi a lui per qualsiasi cosa,
ma so già  che non lo farò.
Nella casetta in piscina il disordine del giorno prima regna sovrano.
Trovo il mio cellulare: quarantadue chiamate perse e ventitre messaggi:
Connor, Adam, Molly, Charlie, Jace e Stephen. Sopspiro sopraffatta.
Risale tutto a stamani eppure mi sembra passato molto più tempo.
Mi faccio una doccia ed indosso piangendo un pigiama con gesti meccanici.
Ho preso le maglie di Byron,  seppure alcune siano pulite, le metto in bagno nella cesta dei panni sporchi: la loro vista mi causa un senso di nausea ora.
Il letto sfatto mi ricorda le notti trascorse; il cuscino trattiene il suo odore, per un attimo lo stringo forte a me poi lo scaravento al di là della stanza.
Strappo le lenzuola che lo hanno accolto, ospitato, poi mi sdraio.
Sono le due del mattino e fisso la stanza, nonostante mi senta mortalmente stanca, non riesco a prendere sonno. Non posso dormire: troppi pensieri si rincorrono nella mia testa, un'autostrada di equivoci, insoluti e misteri.
Balzo in piedi irrequieta.
Cerco e trovo nel cassettino della cucina le chiavi che consentivano a Byron l'accesso indisturbato dalla dependance alla villa e viceversa.
Entro di soppiatto, come un ladro,
a tentoni raggiungo la sua camera:
non ha preso nulla, constato tristemente, l'urgenza di andarsene ha avuto il sopravvento.
Un compito giace incompiuto sulla scrivania, il letto che non usava di consueto è rifatto; mi siedo sul bordo del materasso ed afferro il cuscino, aspirando il suo odore.
Ricaccio indietro le lacrime mordendomi forte il labbro.
Mr Covenaugh apre delicatamente l' uscio e mi guarda.
《 Manca, manca come l'aria.》
《 Già!》 commento io.
Se ne va, lasciandomi sola al dolore ed alla confusione.
Provo a sdraiarmi sul suo letto e tutto torna alla memoria in maniera così feroce e dolorosa non appena chiuso gli occhi, colpendomi laddove sono più vulnerabile.
Son quasi le quattro del mattino quando decido di  scendere  ed occupare  una sdraio a bordo piscina a  contemplare la luna morente.
Un piumone avvolto sulle spalle mi offre scarso riparo.
Nella camera di Byron ho trovato a terra il cellulare, a pezzi, conteneva la sim, ho raccolto quei frammenti e li ho buttati nel cestino.
Vado alla casetta in piscina prendo il mio cellulare e compongo un numero.
《 Non odiarmi. Ho bisogno di te!》 dico.
《 Arrivo!》 la replica.

Non passa mezz'ora, credo, ma la percezione del tempo è dilatata, annientata da stanchezza e dolore che fusi insieme mi stanno uccidendo da dentro.

Jace mi solleva in un tenero abbraccio e mi porta avvolta nella coperta alla casetta in piscina.
Sembro uno spettro, ma lui mi contempla come fossi una principessa.
Stiamo un attimo sull'uscio della camera da letto, mi deposita a terra;
prendo della biancheria pulita, in silenzio rifacciamo il letto.
Mi adagia sopra, vi sale anche lui vestito, poi spegne la luce.
Nel buio cerco il suo braccio e stringo il tessuto in maniera convulsa.

Sento le mie urla... ma non riesco a smettere.
Spalanco gli occhi, atterrita, ho l 'affanno.
Jace mi guarda.
Il suo viso è trasfigurato dall'ansia.
《 Dio Kallie...era questo che intendevi?》
Annuisco con un respiro concitato.
Il terrore mi domina.
Ma Jace mi stringe forte a sé.
Il battito cardiaco rallenta.
Lo guardo stanchissima...apro e chiudo gli occhi.
Li sento pesanti.
Sento le sue braccia forti e sicure pronte a proteggermi. Pian piano mi rilasso e mi abbandono al sonno.

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