La solitudine dei numeri primiCammino, vedo le nuvole spazzate via dal vento, assisto impotente al miracolo della nascita di un nuovo giorno.
Una barca rovesciata incrostata di salsedine e parzialmente ricoperta di sabbia mi da riparo.
Chiudo gli occhi.
Sento un vuoto nel petto.
Una voragine immensa.
Sento un rumore attutito.. .
Proviene da sotto la barca.
Scavo un po nella sabbia che cela i bordi.
Un gatto bianco e nero soffia contro un minuscolo micino, lo graffia, il piccoletto cerca di avvicinarsi a quella che sembra la sua mamma .
Un graffio più deciso degli altri va a segno , il micino piagniucola.
Mi prostro sotto la barca e lo prendo tra le mie braccia. Si arrotola come una pallina. Il grosso gatto bianco e nero ci soffia contro indispettito poi se ne va.
Tengo tra le mie braccia questo minuscolo cosino, ha gli occhi tutti incrostati...ingenuamente penso per il troppo piangere.
Io invece non ho lacrime.
Sento dei passi...farsi vicini. C è ancora qualcuno che con questo tempo va a correre.
《Kallie..》
Alzo il viso.
Jace.
《 ...sua mamma l 'ha abbandonato...non lo vuole nessuno...a nessuno importa di lui... è così piccolo...e solo...》 balletto incoerente.
Calde lacrime iniziano a scendere.
Jace si lascia cadere in ginocchio.
Ci stringe in un delicato abbraccio.
Tengo il gattino serrato al petto.
《 Kallie...》
Chiude gli occhi per un istante li riapre e ci guarda.
《 Kallie ! Noi ci prenderemo cura di lui...》
Annuisco, il volto rigato dal pianto.
Sento Jace parlare al telefono, forse con Stephen.
《 L' ho trovata! Sì...la porto a casa.》gli sento dire.
Casa?
Io non ho una casa.
La villa e la dependance non sono più niente per me.
Ci alziamo.
Il micino tende le zampine e gioca con delle ciocche dei miei capelli.
Lo tengo stretto al cuore, non si lamenta.
Raggiungiamo la spiaggia privata della villa di Jace.
Parla ma non afferro il senso delle sue parole.
Coraline...Dustin...domani ...i suoi...
Entriamo.
Accende delle luci.
Resto ferma in mezzo al soggiorno.
《 Kallie...Kallie...fatti una doccia, vedrai dopo starai meglio.》 mi dice.
Scuoto la testa.
《 Dobbiamo occuparci di lui prima.》
Annuisce.
Si assenta il tempo di trovare una scatola, esce e torna dopo averla riempita di sabbia.
La porta in cucina.
Apre il frigo ed estrae il cartone del latte. Ne versa una modesta quantità in un piattino.
Mi prende per il braccio e mi conduce in uno dei bagni.
Afferra una salvietta la inumidisce e deterge gli occhietti del micino.
Fa tutto con estrema delicatezza.
Gli affido il gattino.
Esce dal bagno e torna con un mucchietto di vestiti.
Il cosino si è aggrappato al suo braccio.
《 Ti aspettiamo di là. 》
Mi guarda incerto.
Chiude la porta.
Lo specchio mi rende un immagine orribile.
Profonde occhiaie violacee, occhi enormi , viso cadaverico, i capelli tutti arruffati.
Accendo il getto della doccia.
Mi sembra di passarci sotto le ore.
Rimuovo la sabbia, il trucco, non riesco a far sparire il dolore.
Esco dalla doccia.
Indosso una tuta di Jace. Ho arrotolato più volte la vita e le maniche.
Lascio i capelli bagnati.
Raggiungo Jace in soggiorno.
I miei vestiti, l abito, l intimo, il cerchietto e le scarpe, arraffo tutto e li butto nella spazzatura.
Mi guarda .
Il gattino gioca con i lacci del cappuccio della sua felpa.
Ha divorato due piattini di latte...più tardi dobbiamo procurgli da mangiare.
Quando mi siedo sul divano accanto a Jace il micino incespica e viene da me.
È proprio un bel gattino, rossiccio con striature bianche.
La felpa datami da Jace ha un tascone enorme sul davanti, entra e si acciambella beato.
《 Kallie...vuoi parlare? 》 mi chiede.
《 Non c è molto da dire.
Se n 'è andato.》
Mi guarda con lo stesso sguardo che aveva la Clary stanotte, compassione.
Dirlo ad alta voce non cambia le cose...il dolore è sempre li in una porzione enorme del mio cuore ...sordo, pulsante.
Mi alzo.
《 Jace posso...posso suonare per favore?》
Accoglie la mia richiesta interdetto.
Mi accompagna nella sala della musica.
Lui si siede a terra schiena al muro.
Alzo il coperchio del piano, con i piedi nudi trovo i pedali.
La mamma ha sempre pensato che la musica fosse una medicina, una scappatoia, un rifugio.
Cerco il mio porto sicuro e mi abbandono.
Il gattino non sembra minimamente disturbato.
E allora suono.
Suono finché non ho i crampi nelle dita.
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Around
ChickLitKallie non vuole nascondersi, ma è esattamente quello che fa; quando sua madre parte per una nuova produzione cinematografica, lei non può fare altro che trasferirsi a casa del produttore, il quale ha due figli: Byron e Stephen. Per Kallie non sar...