Capitolo 100. Palestra.

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Mi concentro sulle lancette dell'orologio per ammazzare il tempo, visto che sto per esplodere.

Non ne posso più di sentire la professoressa che parla ininterrottamente mentre i miei compagni parlano tra di loro, fregandosene altamente della spiegazione della prof.

Tic tac. Tic tac. Quando finisce questo supplizio?

Ho voglia di stare sola. Ho voglia di urlare. Ho voglia di spaccare qualcosa.

Sto impazzendo forse? Non so darmi una risposta.

È tutto così monotono, così snervante, così inutile.

L'unico momento che amo è quando mi addormento e sono completamente incosciente. Solo se i sogni non mi procurano altro dolore, però.

Tic tac. Tic tac. Non so perché ma ho un brutto presentimento.

Improvvisamente mi sento strattonare il braccio e smetto di fissare l'orologio, per poi girarmi verso la mia migliore amica.

-Kristen, va tutto bene?- mi guarda preoccupata -Oggi ti vedo molto spenta-.

Stanotte l'ho sognato. Ho sognato la persona che amo di più al mondo. Sì lo amo ancora come venti giorni fa, perché è impossibile smettere di amare qualcuno in così poco tempo, nonostante mi stia uccidendo con la sua assenza, con la sua indifferenza.

Ho sognato lui che mi pregava di smettere di piangere, mentre le sue labbra accarezzavano dolcemente il mio viso e poi la mia bocca. La cosa che mi ha fatto più male è che il sapore dei suoi baci sembrava reale, sembrava proprio come me lo ricordo.

E per l'ennesima volta mi sono svegliata di scatto nel cuore della notte, con il cuore che batteva all'impazzata e gli occhi grondanti di lacrime.

Per un attimo mi sono sentita confusa, poi mi sono guardata intorno e ho visto che ero sola nel mio lettino. Così tutto è tornato alla normalità e quel senso di vuoto e smarrimento, che sento dentro di me da quando mi ha lasciata, è tornato vivo più che mai.

Abbandono i miei pensieri e torno sulla terra, annuendo debolmente ala domanda di Rosalie.

Non ho voglia di stargli a spiegare che la mia giornata è condizionata nuovamente da un sogno che ho fatto. Inoltre, non voglio continuare a disturbarla con i miei problemi.

Finalmente l'ultima campanella suona e i miei compagni si precipitano fuori dall'aula in un batter d'occhio.

Infilo le mie cose nello zaino e sospiro debolmente.

Ogni giorno, dopo la fine delle lezioni, aspetto in classe per dieci minuti. Aspetto che tutti gli alunni vadano via. Tutti, ma soprattutto lui.

Cerco in tutti i modi di evitarlo e, fin'ora, questo metodo non ha mai fallito. Evidentemente lui è uno di quelli che abbandonano questo edificio in tempo record.

Lo so che posso sembrare vigliacca in questo modo, che sembra che io stia scappando dai problemi, ma non è così.

Lo faccio per proteggere l'ultima parte di me, quella che ancora si alza la mattina, studia, non si abbatte totalmente. Lo faccio perché ho paura che rivedendolo non riuscirei più a reagire.

-Kristen, vuoi che ti aspetti?- no che non voglio, so che Elia deve passare a prenderla, l'ho sentito prima, mentre parlavano al telefono.

-Vai, sto bene- mi porto i capelli indietro e lei mi scruta attenta, cercando di capire se sono sicura.

È ovvio che lo sono, sia lei che Elia passano tantissimo tempo con me, sono convinta che hanno bisogno di stare soli. In fin dei conti sono una nuova coppia.

Ti amo troppo forte- Federico Rossi|| Benji&Fede [#Wattys2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora