Capitolo 43. Spavento.

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Usciamo dall'ospedale e Federico mi prende per mano, mentre raggiungiamo la macchina.

Finalmente posso tornare a camminare in modo indipendente.
Oggi abbiamo saltato la scuola per venire qua all'ospedale, a togliere il gesso. Per fortuna la mia caviglia è guarita e sono nuovamente autonoma, nonostante debba stare attenta e non sforzarla troppo.

-Oddio Federico, sono così felice di poter camminare di nuovo senza quelle stupide stampelle- mi sorride dolcemente e mi lascia un piccolo bacio sulla guancia.

Un piccolo bacio che alimenta le mie farfalle e le fa iniziare a svolazzare impazzite, senza che io riesca a controllarle.

Saliamo in macchina e mi perdo a osservare Federico mentre l'accende e parte. È incredibile quanto mi piaccia osservarlo, passerei ore a guardarlo, senza stancarmi mai. Per non parlare di quando parla, adoro sentire la sua voce, mi fa sentire bene.

-Mi stai consumando eh-, la sua frase mi distoglie dai miei pensieri e gli do un colpetto sul braccio, sentendo subito le mie guance arrossire.

Ora che sono consapevole di essere innamorata di lui, mi sento più fragile, perché nonostante lui mi abbia dimostrato che tiene a me, non so se lui mi ami di già. Magari è troppo presto per lui, o magari non lo farà mai. Ok, sto facendo la paranoica come sempre. Vorrei imparare a vivere l'attimo, senza preoccuparmi di quel che sarà.

-Piccola, vuoi andare a mangiare qualcosa fuori?-, annuisco e gli sorrido, amo quando mi rivolge tutte queste attenzioni.

-Grazie Fede...-, mi fa l'occhiolino e guida fino a un ristorante.

Sarà circa mezzogiorno e il sole splende in cielo, nonostante siamo in autunno. È una bella giornata, anche se i gradi non sono tanti.

Entriamo nel locale e il cameriere ci fa accomodare, poi ci porta i menù e si allontana.

Federico sbatte leggermente il fascicoletto rilegato in pelle sul tavolino e gli lancio uno sguardo stranito.

Ha un'espressione infastidita e i suoi occhi parlano chiaro.

-Che è successo Federico?-, si passa la mano sul ciuffo, procurandomi un mezzo infarto.

Morirò prima o poi, lo so.

-Quel deficiente del cameriere non ti ha levato gli occhi di dosso neanche per un momento.-, il suo tono infastidito mi fa sorridere automaticamente, è geloso.

È geloso di me e questo mi fa sentire amata.

-Perché ridi?- mi chiede leggermente confuso.

Scuoto la testa
- non sto ridendo, sto sorridendo.- preciso -E comunque io non l'ho nemmeno notato, come potevo con te accanto?- sorride davanti alle mie parole e il suo viso si rilassa.

Perché ogni suo sorriso mi fa sciogliere?

Decidiamo cosa ordinare e il cameriere torna da noi poco dopo che abbiamo deciso.

Ora che sono a conoscenza del fatto che prima mi stava guardando, mi rendo conto che il biondino aveva ragione. Questo sta continuando a fissarmi e mi mette a disagio, anche perché so che così infastidisce Federico.

Continuo a guardare il mio ragazzo senza dare la minima importanza al cameriere, ma vedo che Federico stringe le mani fino a far diventare le nocche bianche, credo lo stia facendo per calmarsi.

Improvvisamente il biondino gli schiocca le dita davanti agli occhi e quello smette di guardarmi.

-Senti bello, guarda me, non la mia ragazza- sottolinea la parola " mia" e io sorrido, nonostante questa situazione sia imbarazzante.

Ti amo troppo forte- Federico Rossi|| Benji&Fede [#Wattys2017]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora