Veritaserum

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I giorni passarono. Tutto procedeva normalmente a New York, ma a casa Goldstein c'era una certa agitazione, mista a un senso di gioia dovuta all'imminente matrimonio. Sia Tina che Queenie vivevano nella costante ansia che qualcuno potesse venire a sapere qualcosa di troppo. Si erano abituate a parlare sempre a bassa voce e utilizzando nomi in codice, anche quando sapevano essere sole: dalla sua esperienza di Auror, Tina aveva imparato che i muri hanno le orecchie. Per un periodo andò tutto bene. Le innumerevoli accortezze adottate dalle sorelle risultarono più che mai opportune, infatti nessuno sospettò nulla. Le ragazze non abbassarono mai la guardia, e furono attente a non farsi mai sfuggire mezza parola. Evidentemente, però, questa serenità non era destinata a durare, perché quel giorno tutto crollò.

Erano passate circa due settimane dalla proposta di Jacob, e Tina e Queenie stavano andando al lavoro, come sempre. Come al solito, Tina accompagnò la sorella alla pasticceria per poi fiondarsi in direzione del MACUSA, pronta per quella che sapeva essere una nuova, noiosa giornata (magari "noioso" non è proprio l'aggettivo giusto per descrivere quello che stava per accadere, ma, credetemi, sarebbe stato meglio se lo fosse stato).
L'Auror entrò nel suo ufficio, elencando mentalmente i lavori da iniziare e quelli che aveva lasciato in sospeso, ancora sperando di ricevere un incarico degno che, tuttavia, tardava sempre più ad arrivare. Ogni giorno che passava Tina era sempre più sicura che Abernathy non fosse del tutto estraneo a tale faccenda. Con mille pensieri che le ronzavano nella mente causandole un gran mal di testa, Tina si sedette, ma un pezzo di carta rosso che spiccava tra i fogli bianchi sparsi sulla scrivania attirò la sua attenzione. Lo lesse:

"In seguito ai recenti avvenimenti, al fine di garantire la sicurezza del MACUSA, tutti i dipendenti saranno sottoposti a un controllo. Il giorno 16 novembre 1927 alle ore 11:30 si recheranno nell'atrio del MACUSA. Sono previsti severi provvedimenti per chi non si presenterà.
Cordiali saluti
Robert Abernathy, pezzo grosso del MACUSA, capo della Sicurezza Magica, direttore dell'Ufficio Applicazione della Legge sulla Magia del MACUSA e consigliere della Madama Presidente Picquery."

Una lunga serie di domande balenarono nella mente di Tina: cosa intendeva per "recenti avvenimenti"? Per quale motivo lei ne era all'oscuro? Perché mai avrebbero dovuto "controllare" i dipendenti del MACUSA? Ma soprattutto... come aveva fatto Abernathy ad appropriarsi di tutte quelle cariche? Ad una seconda lettura Tina notò che erano esattamente le stesse che rivestiva Graves. Lei stessa aveva partecipato alla ricerca del malcapitato, ma non era mai stato trovato. In qualche modo Abernathy era riuscito a prendere il suo posto. Sollevò gli occhi al cielo: quell'uomo proprio non riusciva a sopportarlo. Si guardò il braccio, ancora adornato dall'Admonitor, e faticò a trattenere la rabbia. Per un attimo considerò l'alternativa di non eseguire gli ordini, giusto per non dare soddisfazione al suo nemico, ma non poteva: in questo modo sarebbe stato chiaro che aveva qualcosa da nascondere, avrebbero indagato, e... davvero non poteva permettersi che venissero a sapere di Queenie e Jacob. Diede un'occhiata di sfuggita al suo orologio, e un'ansia improvvisa la assalì: venti minuti. Sarebbe dovuta scendere tra soli venti minuti. Fece del suo meglio per calmarsi e cercare di lavorare: del resto, le avrebbero lanciato al massimo un Revelio, poi sarebbe tutto finito... per qualche motivo, però, non riusciva a rilassarsi. Aveva un terribile presentimento. Intanto i minuti passavano, inesorabili, finché non fu ora di andare.

Una gran folla si era già radunata attorno alla statua commemorativa alle vittime di Salem, dove Abernathy, una lunga lista tra le mani, chiamava tutti i dipendenti in ordine alfabetico. Tina chiese al collega più vicino, non senza un certo senso di umiliazione, il motivo di tale controllo, cercando di non dare troppo nell'occhio. Per un attimo lui parve leggermente colpito dalla sua ignoranza, cosa che la fece sentire anche peggio. L'Auror le spiegò in breve che due giorni prima un seguace di Grindelwald si era infiltraro al MACUSA fingendosi un dipendente dell'Ufficio Permessi Bacchette. Tina non riusciva davvero a capire il motivo per cui l'avevano lasciata all'oscuro di tutto, quando Abernathy le lanciò un'occhiata, e tutto fu chiaro: se avesse saputo avrebbe agito, era nella sua natura. Abernathy, però, non poteva permettersi che una semplice Auror si dimostrasse più intraprendente di lui. Per di più, sapeva che la Picquery era dalla parte di Tina. Risultato: doveva eliminarla. La faccenda del seguace di Grindelwald non era che un presupposto, ne era sicura. Non gli importava affatto della sicurezza del MACUSA: era lei l'obiettivo, sapeva che aveva qualcosa da nascondere, e aveva bisogno di un pretesto per diffamarla. Glielo lesse in faccia.
Il controllo iniziò, e Tina rimase pietrificata quando scoprì che aveva più i tratti di un vero e proprio interrogatorio. Le mani iniziarono a sudarle, mentre il suo turno si faceva sempre più vicino:
Baker, Banks, Collins...
Doveva mentire. Cercò di rispondere mentalmente a tutte le domande che avrebbero potuto farle, cercando di rendere la versione dei fatti inventata più realistica possibile. Quando fu soddisfatta del risultato si concesse un sospiro di sollievo.

Quando chiamarono Goldsmith Tina sobbalzò: di lì a poco sarebbe toccato a lei. Goldsmith, un Obliviatore basso e un po' grassottello, con un lungo cappotto che quasi gli sfiorava le caviglie, emerse dalla folla, e si sedette di fronte ad Abernathy. Andò tutto liscio. Tina chiuse gli occhi, aspettando di sentire il suo nome.

Ma non venne chiamata.

Erano passati alla H senza nominarla affatto. Tina non seppe bene cosa pensare. Rimase immobile finché non rimasero solo in tre. Quando anche Zysett fu interrogata, Abernathy guardò Tina con aria di sfida:
-Adesso veniamo a noi, Goldstein...-

I piedi di Tina si mossero da soli. Sentiva tutti i rumori attutiti e si vedeva avanzare, un passo dopo l'altro, come dall'esterno. Guardò il suo nemico negli occhi, tentando di mostrarsi sicura di sé. Fece del suo meglio per sigillare la sua mente come aveva provato ad insegnarle Queenie tempo prima e si sedette. Abernathy le offrì una tazza di caffè, ma lei sapeva benissimo che quello non era semplice caffè, per questo non lo bevve.
-Allora...- le chiese il mago, con un finto sorriso. -Iniziamo. Ha notato qualcosa di strano negli ultimi giorni?-
-Niente.- rispose secca Tina
-Ma un paio di settimane fa è stata vista scendere di casa piuttosto tardi... eppure pioveva a dirotto! Devo pensare che ci sta nascondendo qualcosa, o...?- Tina prestò attenzione a non rispondere troppo in fretta: nella sua carriera aveva interrogato tantissimi criminali, e sapeva bene che questo particolare sarebbe bastato a tradirla. Finse di pensarci un po' su, poi rispose, in tono pacato:
-Credo di non avere nulla da nascondere. E se state parlando di quella sera... be', ero andata a prendere mia sorella al lavoro.-
-Ah, sì... Queenie...- disse lui. per qualche ragione abbassò lo sguardo e il suo tono di voce si abbassò e si addolcì. -come sta, a proposito?-
-A meraviglia.- rispose Tina. Abernathy annuì.
-Prenda un po'di caffè.- le consigliò.
-No, grazie... non bevo caffè.- rifiutò lei
-Ma questo è ottimo! Deve assolutamente provarlo...-
Tina finse di bere. Con un leggero colpo di bacchetta fece cadere un vaso alle spalle di Abernathy, e quando lui si girò rovesciò "accidentalmente" la tazza.
-Accidenti! Che sbadata! Ripulisco tutto... ecco!- Utilizzò la bacchetta per far sparire tutto il caffè.
Abernathy fece segno a un Auror grande e grosso dietro di lui, e un attimo dopo Tina sentì come delle corde invisibili bloccarle braccia e gambe, poi le manone del mago sul suo volto che le spalancavano la bocca. Lei cercò di morderle, di urlare, fece di tutto per opporre resistenza, ma invano. Un'intera boccetta di Veritaserum scivolò tra le sue labbra. Improvvisamente sentì la sua mente annebbiata, non riusciva a ragionare lucidamente. Riuscì a sentire appena le parole di Abernathy:
-Iniziamo dalle cose semplici...- disse -qual è il suo nome?- Tina sentì la verità salirle alle labbra, e non riuscì a fare nulla per fermarla.
-Tina.- rispose.
-Bene, Tina... cosa ci sta nascondendo?-
Coraggio, Tina... concentrati... Per l'Auror tenere la bocca chiusa fu un'impresa. Si morse il labbro fino a farlo sanguinare, ma non parlò.
-Ripeterò la domanda. Cosa ci sta nascondendo?- scandì bene le parole, ma Tina era ostinata. Tacque ancora una volta, ma sapeva che non avrebbe resistito molto. La terza volta sentì il suo cervello esplodere, le sue membra tremare, ma non parlò. La quarta volta accadde: la pozione fu più veloce della sua mente, e non fu capace di controllare la sua lingua.

-Queenie sposerà Jacob.-

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora