Jacob aveva imparato a riconoscere il rumore dei passi di Queenie. Era un suono leggero e regolare, come se le scarpe col tacco toccassero appena il pavimento, quasi si stesse preparando a spiccare il volo. Per lui quel rumore voleva dire Queenie, e Queenie soltanto. Nessun altro poteva essere associato a quell'andatura così cadenzata. Non ebbe bisogno di farsi domande: quando bussò alla porta del suo minuscolo appartamento, Jacob sapeva già cosa stava per chiedergli la sua fidanzata.
-Ci risiamo, eh?- disse, dopo averla invitata a entrare.
-Jacob, credo che questa sia la nostra missione più complicata...- iniziò lei, esitante. Aveva discusso a lungo con Newt per decidere se avrebbero dovuto portare Jacob con loro. Entrambi lo avrebbero voluto al loro fianco durante quell'avventura: qualsiasi situazione, anche la più spiacevole, quando c'era lui non sembrava poi tanto terribile. Aveva uno strano potere, ma sapeva fare miracoli con quella sua capacità di risollevare il morale a tutti. Era anche vero, però, che di certo una storiella divertente non avrebbe potuto salvarlo nel caso di una battaglia magica, e non sarebbe bastata una pacca sulla spalla a convincere Thunder a tornare ad essere Tina. Conclusione: Jacob li avrebbe soltanto rallentati. Faceva male ammetterlo, ma era così.
-Ma io sono nella squadra, Queenie, ricordi?- Jacob sembrava deluso e, leggendo i suoi pensieri, Queenie ebbe anche l'impressione di averlo ferito. -L'hai detto tu...
-Potresti essere ucciso...- tentò di giustificarsi lei.
-E perché dovrebbe essere un problema?- disse lui, in tono leggermente offeso, -non mi è mai pesato rischiare, l'abbiamo sempre fatto, io e te, insieme, perché stavolta dovrebbe essere diverso?
-Jacob...- sussurrò lei, incapace di guardarlo negli occhi. -Tu meriti molto più di questo. Meriti una vita tranquilla...
-Ma non sarebbe quello che ho scelto- la interruppe Jacob. -Io ho scelto te. Ti ho seguita in questo modo di cui non sapevo assolutamente niente, ho rischiato tutto pur di stare con te, abbiamo lottato tanto... adesso non puoi venirmi a chiedere di stare qui a rigirarmi i pollici mentre tu vai a rischiare la vita in giro per il mondo!
-Non posso chiederti di venire con noi. E se ti uccidessero? Cosa farei?
-E a me non hai pensato? Se dovesse succedere qualcosa a te la mia vita non avrebbe più un senso! Se muori tu...- una lacrima gli rigò la guancia. -io sono morto comunque.
-Non accadrà, caro- lo rassicurò lei, facendo fluttuare un pacco di fazzoletti proprio sotto al suo naso. -Sai, i maghi e le streghe hanno più resistenza rispetto ai No-Mag. È scientificamente provato che...
-Ah, no!- protestò Jacob. -Non venirmi a parlare di "scientificamente provato" proprio tu! Mentre lo dici stai facendo volare dei fazzoletti!
-È vero, non ha molto senso...- ammise Queenie.
Jacob la guardò a lungo, pensieroso, prima di spostarle una ciocca di capelli dietro l'orecchio.
-Queenie...- disse, addolcendo il suo tono di voce. -Non ho bisogno che tu mi protegga. Non voglio sentirmi al sicuro, voglio sentirmi coraggioso, voglio essere utile. Lasciate che venga con voi-.
Queenie si morse il labbro inferiore fino a farlo sanguinare: il cuore le urlava di dirgli di sì, gettargli le braccia al collo e implorarlo di rimanere al suo fianco, la mente le ricordava quanto quella fosse una pessima idea. Ma lei non aveva mai fatto prevalere la ragione sui sentimenti, e non avrebbe cominciato quel giorno. Perché avrebbe dovuto? Non era mica sua sorella!
-Promettimi che farai attenzione- disse, guardandolo dritto negli occhi.
-Non mi accadrà nulla. Se mi ammazzano ti autorizzo a non rivolgermi più la parola.- l'affermazione di Jacob fece ridere Queenie, che era sempre più convinta di aver fatto la cosa giusta: il loro piano probabilmente sarebbe fallito, dal momento che non avevano alcun piano, ma almeno con Jacob il viaggio sarebbe stato più piacevole. Sperava solo che Newt non la prendesse troppo male. -E poi,- continuò Jacob, -non sarò indifeso come credi!
-Che intendi?- Queenie raddrizzò la schiena e si fece attenta.
Jacob non rispose. Si limitò ad alzarsi e attraversare la minuscola stanza. Aprì un cassetto e spostò la montagna di cianfrusaglie ammassate senza un apparente ordine prima di borbottare un "aha!" e tirare fuori uno stranissimo oggetto. Era nero e lucido, e Queenie non riuscì a identificarne la forma. Non aveva mai visto niente del genere.
-Che roba è?- chiese.
-Vieni, ti faccio vedere!- rispose lui, prendendole il braccio e trascinandola fuori.Nei pressi della casa di Jacob c'era un vicolo piuttosto largo e poco frequentato. Proprio quello che faceva al caso loro. I due camminarono per appena un paio di minuti prima di raggiungere una zona completamente deserta. Dei cassonetti arrugginiti ornavano gli angoli della strada ed emanavano un tanfo disgustoso. Queenie arricciò il naso mentre si guardava intorno. I volti sorridenti di vecchi annunci pubblicitari le restituirono lo sguardo, e Queenie si sentì decisamente osservata. Il fatto che quelle immagini non si muovessero affatto, poi, la inquietava ancora di più. Ancora doveva abituarsi alle foto statiche dei No-Mag.
-Ecco, adesso non muoverti da lì- si raccomandò Jacob, sollevando leggermente il suo strano marchingegno davanti a sé.
Queenie si immobilizzò e osservò Jacob con una certa curiosità, cercando di capire cosa avesse intenzione di fare. Lui si girò solo per un istante a guardarla, poi chiuse un occhio e strinse più forte la mano intorno al marchingegno. Irrigidì il braccio davanti a lui e rimase per qualche secondo a fissare il muro. Proprio quando Queenie iniziò a chiedersi cosa stesse aspettando, un forte rumore improvviso riempì l'aria. La strega balzò all'indietro con un gridolino strozzato, spaventata, e si coprì le orecchie con le mani. Quando alzò lo sguardo, vide uno dei cassonetti più piccoli a terra, con un grosso buco in bella mostra sul coperchio.
-Woah!- esclamò, guardando lo strano oggetto spara-colpi con gli occhi spalancati. -Dove l'hai trovato?
-Questa, mia cara Queenie,- spiegò Jacob, -è una pistola. La usavo quando combattevo nell'esercito. Ci ho messo un po' a ritrovarla, l'avevo nascosta perché volevo dimenticarmene per sempre, ma visto che il mio migliore amico alleva Creature Magiche ed è il bersaglio di un gran cattivone, la mia fidanzata è una strega ed è la sorella di... be', ho pensato di dovermi attrezzare.
-Posso provarla?- chiese la strega, battendo le mani con entusiasmo.
-Non è facile come sembra...- la mise in guardia lui, ma lei gli aveva già strappato l'arma dalle mani.
-Posso farcela...- disse, rigirandosela tra le mani.
-Fai attenzione. Prendi la mira e poi premi il grilletto. Sarebbe il...- Jacob non fece in tempo a terminare la sua spiegazione che Queenie aveva già sparato. Il proiettile fischiò fendendo l'aria e andò a conficcarsi con una precisione disarmante dritto in mezzo agli occhi di una giovane donna che sponsorizzava una crema di bellezza e sorrideva immobile dalla sua foto. Jacob rimase a bocca aperta. Non riusciva a credere ai suoi occhi.
-Incredibile...- disse, spostando lo sguardo da Queenie al muro di fronte a loro. -come hai fatto? Io ci ho messo settimane a capire come usarla!
-Non è molto diverso dall'usare una bacchetta- ridacchiò lei.
-Ma c'è qualcosa che non sai fare?
-Sarà stata solo fortuna. Forse questa è meglio se la tieni tu, però. Non mi piace il rumore che fa, preferisco la mia bacchetta...- Queenie restituì la pistola a Jacob senza smettere di sorridere e osservare il buco nel muro con espressione compiaciuta.
-Allora, si va?- chiese Jacob, maneggiando la pistola con la massima cautela per evitare inconvenienti. Tirò fuori dalla tasca dei biglietti e li mostrò alla ragazza. -La nave parte tra mezz'ora
-Newt ci aspetta già lì. Non dimenticare la tua sparacolpi, potrebbe servirti...- Queenie si fermò di colpo quando le venne in mente una cosa. -Prima di andare, però, dobbiamo fare tu-sai-cosa-.
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Tu cerca di non farti investigare (completa)
FanfictionSequel di "Ce n'è solo uno come te" Le avventure degli ultimi mesi hanno segnato profondamente i nostri protagonisti, e la tranquillità della vita di tutti i giorni ormai sembra irreale, aliena. Ma può davvero una vita essere considerata "tranquilla...