Questione di chimica

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A volte quello che ti serve è proprio davanti ai tuoi occhi. Spesso può capitare di dare una cosa per scontata al punto che non ti accorgi che è proprio di quella che hai bisogno. Magari la risposta è così semplice che non riesci ad afferrarla, impegnato come sei nella ricerca di qualcosa di ben più complicato che in realtà non esiste, perché quello che cerchi è sempre stato sotto il tuo naso, troppo vicino, troppo ovvio perché tu potessi cercarlo proprio lì. Così Tina Goldstein sfogliava il suo libro di pozioni per l'ennesima volta, in cerca di un antidoto per il distillato soporifero. Ma le venne in mente solo dopo numerosi tentativi che non esiste un antidoto. Se tra voi c'è qualcuno che se la cava con le pozioni, saprà che  l'effetto di questa pozione svanisce da solo dopo qualche ora. Tina avrebbe dovuto rasserenarsi per questo, ma non fece che agitarsi ancora di più: questo avrebbe significato dover attendere senza poter fare nulla, e l'inattività la spaventava. Era convinta che su quel fiore fosse stata usata della pozione soporifera, una prospettiva piuttosto ottimistica, ma non ne aveva alcuna prova. Poco a poco iniziò a farsi strada nella sua mente il pensiero che fosse stata fin troppo ottimista. Le cose stavano davvero così o c'era ben altro sotto? Se c'era la possibilità di qualcosa di più pericoloso, fermarsi e aspettare avrebbe rappresentato un enorme rischio.
Si avvicinò a Newt, che stava sistemando una Queenie ancora immobile sul divano e la stava coprendo con una pesante coperta.
-Hai scoperto qualcosa?- Le chiese, sentendola arrivare. Lei scosse la testa.
-Continueremo a brancolare nel buio se non scopriamo esattamente quale incantesimo o pozione l'ha ridotta in questo stato.- ragionò.
-Pensavo concordassimo sul distillato soporifero!-
-E se ci fosse altro? Non possiamo semplicemente rimanere qui e aspettare sperando che si svegli!-
-Come faremo a verificare?- Tina non rispose. Si alzò e tornò al tavolo della cucina. Accanto al libro di pozioni, c'era ancora il fiore. Tina lo maneggiò con la massima cautela, e fece tutto il possibile per evitare che altri petali potessero cadere. Lo osservò con occhio esperto da tutte le angolazioni, ma non percepì niente di strano, a parte il bagliore che emanava. Lo esaminò ancora una volta, e un'altra ancora, ma niente.
-Buone notizie: non ci sono tracce di Magia Oscura.- annunciò alla fine con sicurezza e con un certo senso di sollievo. Anche Newt intanto si era avvicinato al tavolo. Tina gli passò delicatamente il fiore perché lo esaminasse, e lui lo prese con altrettanta delicatezza. Aggrottò la fronte e lo analizzò attentamente, sfiorandone i petali e annusandolo a lungo. Per un secondo rimase immobile a riflettere, poi comunicò i risultati della sua indagine:
-Niente pozioni.-
-Quindi la teoria del distillato soporifero...-
-A quanto pare eravamo fuori strada.-
-Quindi deve essere stato un incantesimo, ma quale?-
-Non esistono incantesimi che facciano addormentare le persone, vero?-
Tina ci pensò su, ma non gliene venne in mente nessuno. Scosse la testa, cercando di ragionare.
-Queenie ha avvertito la sonnolenza di colpo quando...- iniziò a ricostruire Tina.
-...il petalo è caduto davanti ai suoi occhi.- continuò Newt -È come se fosse stata...-
I due si guardarono, pensando esattamente alla stessa cosa.
-Ipnotizzata!- dissero nello stesso momento.
-Ma che razza di incantesimo ipnotizza le persone?- chiese lei. Tina, però, si stava ponendo la domanda sbagliata. La domanda giusta da farsi in quel momento era piuttosto: "Che razza di incantesimo interrompe l'effetto di un'ipnosi?" Newt non conosceva un incantesimo che avesse questo effetto, ma sapeva come preparare la pozione che faceva al caso loro.
-So cosa fare.- disse a Tina, e si precipitò letteralmente nella sua valigia. Ne riemerse con un'enorme collezione di boccette e barattoli, che a stento riusciva a tenere tra le braccia, e un calderone portatile. Tina accorse in suo aiuto, prese qualche contenitore e gli diede una mano a sistemare tutti gli ingredienti ordinatamente sul tavolo.
Mentre Newt eseguiva i complicati passaggi per preparare la pozione Tina, non sopportando di sentirsi inutile, si sedette accanto a Queenie sperando di poter fare qualcosa per lei. Sua sorella non accennava minimamente a muoversi, eppure respirava. Tina prese la bacchetta e gliela puntò alla tempia.
-Finite incantatem!- tentò, ma Queenie non si mosse. Ci riprovò, ma niente. Rassegnata, tornò al tavolo dove Newt stava ancora lavorando e si sedette, osservandolo. Sul suo volto era disegnata un'espressione concentrata, le sue mani erano piene di calli e di graffi, ma svolgevano senza problemi le operazioni più delicate. I suoi movimenti erano sicuri ed esperti, regolava la temperatura del calderone con facilità impressionante e dosava tutti gli ingredienti alla perfezione. Aggiunse un misurino di Artemisia e poi si fermò.
-Tra sei minuti e mezzo sarà pronta.- disse. Tina non lo ascoltò.
-Newt... è Artemisia quella?- chiese invece.
-Sì, perché?-
-Ti dispiace se ne prendo un po'?- Newt le passò il barattolo, confuso. Tina prese un sacchetto e lo riempì, per poi metterlo in tasca.
-Che cosa fai?- chiese Newt.
-Salvo un matrimonio.- rispose Tina. Vedendo l'espressione confusa di Newt, aggiunse: -Abernathy non lascerà perdere questa storia, ma basterà applicare qualche precauzione in modo che non possa modificare certi documenti con la magia...-
-L'Artemisia dona incorruttibilità all'inchiostro, certo!- capì Newt. -Sei un genio-.
Tina stava per replicare quando la pozione cambiò colore, passando da un verde acido a un bianco perfetto. Era pronta. Newt la guardò soddisfatto.
-Sai, i Babbani la chiamano "chimica". è affascinante non credi?- osservò Newt mentre versava la pozione in una boccetta. Tina annuì, prese la boccetta e la somministrò a Queenie, sperando con tutto il cuore che funzionasse.
-E adesso cosa facciamo?- chiese.
-Aspettiamo. Si sveglierà.- rispose Newt. -Cerca di dormire un po', resto io con lei.- si offrì poi, sedendosi a terra ai piedi del divano.
Tina guardò sua sorella e le prese la mano, scuotendo la testa.
-Ne sei sicura?- chiese Newt, scettico.
-Sto bene.- rispose lei. I loro occhi si incontrarono per un attimo, ma poi distolsero entrambi lo sguardo, imbarazzati. Tina si diresse silenziosamente verso la cucina e fece del suo meglio per preparare due tazze di caffé, poi tornò da Newt e si sedette sul pavimento accanto a lui, porgendogli una tazza e bevendo un sorso di caffé dall'altra.
La luna illuminava il cielo notturno, che si estendeva sulla città addormentata come un enorme telo nero. Le nubi ricoprivano interamente il cielo, eppure quello spicchio di luna si rifiutava di lasciarsi offuscare, e continuava a brillare con ostinazione. Tina osservò quello scenario dalla finestra, pensierosa. Tutto era silenzioso, e lei si sentiva più sola che mai. Sapeva che, per il bene di chi le stava accanto, non poteva parlare di quello che la turbava, ma aveva disperatamente bisogno di qualcuno che le stesse accanto. Qualcuno disposto a fronteggiare con lei la notte anche se non avrebbe potuto dare alcuna spiegazione.
-No.- sussurrò Newt all'improvviso, appoggiando la sua tazza sul pavimento. -Non stai bene.-
Fu in quel momento che Tina capì che quel qualcuno era lui.
-Newt...- disse a bassa voce.
-Che cosa ti sta succedendo, Tina?- le domandò Newt, preoccupato.
-Non posso dirtelo...- anche lei posò la tazza, ormai vuota, evitando il suo sguardo.
-Non devi tenerti tutto dentro. Se qualcosa ti turba sfogati, andrà meglio.-
-Fidati, sarà più facile per entrambi se non lo faccio.-
-Tina, non posso sopportare di vederti così. Come posso aiutarti? Dimmi almeno questo!-
-Resta con me.- Tina alzò lo sguardo, implorante, e si avvicinò a lui. -Ti prego, non lasciarmi sola-.
-Non vado da nessuna parte.- disse Newt sottovoce e appoggiò lentamente, un po' incerto, la sua mano su quella di Tina. Lei non nascose le lacrime: Newt era l'unica persona con cui riusciva a sfogarsi e ad essere debole per un po' senza sentirsi patetica. La chimica che c'era tra loro non era molto diversa da quella che trasformava il colore delle pozioni. In effetti, da quando si conoscevano, entrambi erano cambiati molto. 
-Grazie...- sorrise, prendendo la mano di Newt e stringendola forte.
I due rimasero a lungo in silenzio ad osservare le assi del pavimento, poi di colpo, senza alcun preavviso, Tina riempì la distanza che la separava da Newt e lo strinse forte a sé. Dapprima Newt, colto di sorpresa, si irrigidì, ma poi ricambiò l'abbraccio e affondò una mano nei capelli di Tina, facendo scorrere le ciocche scure tra le sue dita. Tina appoggiò il mento sulla spalla di Newt e volse di nuovo lo sguardo alla finestra: le nubi si erano in parte dissolte, lasciando intravedere le stelle. Era come se il cielo volesse dirle che quello era il suo posto, e non aveva bisogno di preoccuparsi per il futuro. Nonostante tutto, le persone che amava di più al mondo erano al suo fianco. Si sciolse dall'abbraccio con rinnovata serenità.
-Sei sempre pronto ad aiutarmi...- disse a Newt. -perché? Tu  non mi devi niente-.
Newt doveva esternare i suoi sentimenti, e gli era incredibilmente difficile. Chiuse gli occhi e aprì il suo cuore:
-Perché io tengo a te, Tina Goldstein-.
-E io a te, Newt Scamander-.
Entrambi sorrisero timidamente, e anche alla fioca luce della luna era visibile il rossore delle loro guance. Lentamente, Tina si alzò e controllò un'ultima volta Queenie: dormiva ancora, ma adesso il suo sonno sembrava più naturale, il suo respiro era regolare e si era persino mossa leggermente. Rasserenata, Tina tornò a sedersi e appoggiò la testa sulla spalla di Newt, così, vinti dalla stanchezza, entrambi si addormentarono.

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