Strada chiusa

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Jacob stava finalmente tornando dalla pasticceria dopo una giornata incredibilmente stancante; aveva dovuto preparare centinaia di biscotti per la festa di compleanno della figlia del proprietario del ristorante sulla 5th Avenue, e da solo, per giunta. Certo, non aveva rimpianti: per quanto densa di avvenimenti, la cena della sera prima era stata perfetta. Era da tempo che non si divertiva tanto, e cucinare qualche biscotto era il minimo che potesse fare per il proprietario del ristorante, che era stato tanto gentile con lui.

La strada  che portava a casa sua era di solito molto affollata, anche a quell'ora della sera, anzi, forse soprattutto a quell'ora.
Quella sera, però, non c'era nessuno. La strada era silenziosa e deserta. Jacob lo trovò davvero strano, tanto da mettere in discussione la sua stessa conoscenza della città. Verificò più volte di aver imboccato la strada giusta, ma non trovò nulla di strano: era quella la via.
Si guardò attorno, e fu solo allora che lo notò: era un grosso cartello. Sembrava essere stato fatto con una certa fretta e con materiali di fortuna, infatti la pittura usata era di un insolito colore verde scuro. Per qualche motivo, gli sembrò di aver già visto quella calligrafia prima, ma non riusciva a ricordare dove.
Lesse il cartello a fatica, dato che era ormai buio e quel verde non si era rivelato di certo la scelta migliore dal punto di vista della visibilità:

L      RI              IN                 O  SO,
S  RA  A              M  M  N  ANE  MENT                  HIUSA

Sebbene alcune delle lettere fossero completamente illeggibili, Jacob era tanto abituato a vedere in giro quel tipo di cartelli che riuscì facilmente a decifrarlo: "lavori in corso, strada momentaneamente chiusa".
Non ci voleva. Come sarebbe tornato a casa? Certo, c'era una strada alternativa, ma avrebbe dovuto camminare molto ed era davvero troppo stanco per farlo.
Per un attimo rimase fermo nel bel mezzo del marciapiede a riflettere sul da farsi: voleva solo tornare a casa.
Alzò lo sguardo: tutti i lampioni erano spenti, forse le lampadine erano fulminate e li stavano riparando... se erano quelli i "lavori in corso", non gli sarebbe successo niente se avesse attraversato quella strada comunque. Gettò un'altra occhiata alla strada: era piuttosto inquietante, buia e solitaria com'era, per non parlare del vento gelido che soffiava incessantemente con un brontolio basso e profondo.
Ma evidentemente si stava solo impressionando.
Non poteva essere così terribile, era solo una strada.
Si fece coraggio e fece il primo passo avanti, e poi fu facile continuare ad avanzare, un passo dopo l'altro, lo sguardo puntato a terra per evitare di inciampare. Cosa spinse Jacob ad alzare lo sguardo proprio in quell'istante è un mistero. Chiamatelo destino, chiamatelo caso, fatto sta che se non l'avesse fatto non avrebbe notato sul marciapiede opposto la misteriosa figura di una persona girata di spalle.
Si fermò, incuriosito. C'era qualcosa di familiare in quella figura, anche se era avvolta nell'ombra e non poteva vederla bene. Ma cosa ci faceva lì tutta sola, chiunque fosse? La strada non era sicura... forse aveva bisogno di aiuto.
Si avvicinò con cautela, evitando di fare rumore per non spaventarla, e il suo sguardo cadde su un barattolo di vernice abbandonato sul marciapiede, proprio ai piedi della misteriosa figura. Jacob cercò di guardare meglio il barattolo, e si accorse che la vernice al suo interno era della stessa identica sfumatura di verde che aveva visto poco prima sul cartello.
-Serve aiuto?- chiese Jacob, rompendo il silenzio totale di quel posto.
La figura sobbalzò e, allarmata, si affrettò a nascondere quello che stava facendo, ma Jacob riuscì a vederla prima che la mettesse via: era una cartina dell'Inghilterra, sulla quale spiccava un cerchio rosso posizionato all'altezza di Blackpool.
Jacob si chiese cosa ci fosse da nascondere: era una cartina, niente di più... ma perché pianificare una vacanza a Blackpool nel bel mezzo di una strada deserta?
I suoi pensieri vennero interrotti quando la figura si girò verso di lui.
La riconobbe immediatamente, e trattenne il fiato esterrefatto. Quel caschetto scuro era inconfondibile. Conosceva quella persona, eccome se la conosceva... e ne conosceva anche il nome:

Tina Goldstein.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora