Dubbi e incertezze

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Un vento gelido soffiava su New York quella mattina. Il sole faceva pigramente capolino tra le nubi grigie, e lentamente le strade iniziavano a popolarsi. Il freddo faceva apparire tutto più monotono, e persino i turisti, solitamente allegri ed emozionati, sembravano stanchi e delusi. Il passo di Tina era svelto, sicuro, e la sua espressione estremamente seria. Jacob arrancava dietro di lei cercando di immaginare quello a cui andava incontro: riusciva già a vedere gli sguardi diffidenti e infastiditi di tutti quei maghi e quelle streghe. Lo avrebbero accettato tra loro? Probabilmente no, ed evidentemente non avevano motivo di farlo: non era uno di loro. A Jacob, però, non interessava. Finalmente poteva avere la sua Queenie, e non desiderava altro. Era questo che lo preoccupava realmente, in effetti: era quello che desiderava anche lei? La sera prima gli era sembrata strana, quasi impaurita. Era inutile fingere, aveva visto come si era agitata appena la conversazione aveva toccato l'argomento "matrimonio", e la sua reazione lo aveva turbato non poco. Voleva capire. Certo, temeva di scoprire qualcosa che non gli sarebbe piaciuto, ma prima o poi lo avrebbe saputo lo stesso, non aveva senso rimandare. L'unica persona che poteva aiutarlo era davanti a lui, la schiena rigida e lo sguardo dritto davanti a sé. Quella ragazza aveva rischiato tutto, era arrivata a modificare la legge solo per la felicità sua e di Queenie, se stava succedendo qualcosa doveva saperlo. Accelerò il passo fino ad affiancarla.
-Tina- la chiamò. -possiamo parlare?-
Tina si fermò e, senza abbandonare la sua espressione seria, si voltò nella sua direzione.
-Che succede?- chiese.
-Si tratta di Queenie- rispose Jacob, e lo sguardo inespressivo di Tina si addolcì sentendo nominare la sorella.
-Queenie?- la ragazza abbandonò la sua rigida maschera da Auror e guardò l'amico interrogativa.
-Hai idea di cosa le stia succedendo?
A Tina non servì chiedere ulteriori spiegazioni, sapeva benissimo a cosa si riferiva Jacob. Di certo lui non era stato l'unico a notare lo strano comportamento della ragazza.
-No, Jacob...- rispose sinceramente. -mi dispiace, non abbiamo avuto alcuna occasione di parlarne-.
-Credo che non voglia più sposarmi- ipotizzò Jacob tristemente. -o almeno che non ne sia più tanto convinta-.
-Jacob...- Tina scelse accuratamente le parole da usare. -ascoltami bene. Tu sei mio amico, perciò sarò sincera con te: io ho poche certezze, ma il fatto che Queenie ti ami più di chiunque altro è una di quelle. Non so cosa le stia succedendo, ma senza dubbio vuole ancora sposarti-.
-Quindi è stata solo un'impressione?Non pensi che stia iniziando a... esitare?- 
-No, non lo penso.- Jacob sembrava sollevato, era esattamente quello che aveva bisogno di sentire.
Eppure stavolta Tina non ci aveva visto giusto. Purtroppo, i dubbi di Jacob erano assolutamente fondati. Non che Queenie avesse la minima intenzione di respingerlo, certo, questo non sarebbe mai accaduto, ma i dubbi e le incertezze più atroci affollavano la mente della Legilimens. Temeva che qualcosa potesse andare storto, aveva questo pessimo presentimento, e aveva il disperato bisogno di parlarne con qualcuno. Proprio in quel momento, infatti, poco più in là Queenie e Newt stavano affrontando lo stesso argomento.

-E se non fosse quello giusto per me?- rifletté Queenie, seduta nel capanno di Newt, lo sguardo che correva da un angolo all'altro del piccolo e disordinato ambiente. -E se io non fossi quella giusta per lui?-
Newt si sedette accanto a lei. Aveva ascoltato tutti i suoi sfoghi in silenzio, senza battere ciglio, ed era deciso ad aiutarla.
-Queenie, per la barba di Merlino, tu puoi leggere nel pensiero! Se non ne sei convinta tu...- disse. Lei abbassò lo sguardo e si prese la testa fra le mani, angosciata. Per un po' i due rimasero in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.
-Ho paura, Newt. Non so nemmeno bene perché, ma ho paura- ammise Queenie alla fine, senza alzare lo sguardo. Newt le appoggiò una mano sulla spalla in segno fraterno, nel tentativo di consolarla.
-Lo so.- disse. -Questo evento cambierà completamente la tua vita, è normale che tu sia spaventata, ma non devi lasciare che questo timore ti fermi: siete fatti per stare insieme-.
Queenie alzò lo sguardo e lo fissò con le sopracciglia leggermente aggrottate, come per decidere se lo stava dicendo solo per tranquillizzarla o era quello che pensava, ma evitò di entrare nella sua mente, per quanto lui non stesse opponendo alcuna resistenza.
-Lo credi davvero?- mormorò invece, gli occhi lucidi e un'espressione da bambina dipinta sul volto.
-Tu cosa senti?- disse lui, indicandole il cuore.
Queenie ci pensò su per un attimo, in silenzio, poi a un tratto il suo volto si illuminò:
-È lui-.

Molti dei dipendenti del MACUSA avevano già raggiunto l'enorme struttura per la loro giornata lavorativa, ma ora se ne stavano tutti assiepati nell'atrio, radunati davanti al monumento alle vittime di Salem. Stavano assistendo a qualcosa, e con un certo interesse, ma a cosa? Tina non ne era stata informata, ma la curiosità la dilaniava. Spiccò un salto cercando di vedere oltre la folla, poi un altro, ma niente. Alla fine decise di affidarsi all'udito per cercare di avere un quadro, seppur approssimativo, della situazione.
-Resta qui.- ordinò a Jacob, poi fece due passi avanti e tese l'orecchio. Era l'irritante voce di Abernathy a parlare. Tina alzò gli occhi al cielo: non aveva nessuna voglia di ascoltare uno dei suoi soliti discorsi. Ma quello non era un semplice discorso. Tina stava giusto per andarsene quando se ne accorse:
-Oggi siete stati convocati qui per conoscere il nuovo Presidente del MACUSA-.

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora