Da quando Queenie e Jacob si erano ritrovati passavano la maggior parte delle loro giornate insieme. Erano, se possibile, ancora più legati di prima, e Newt ne era felice. Non gli pesava il fatto di essere sempre solo in una casa che non era nemmeno la sua, dato che questo gli permise di prepararsi per l'imminente viaggio e, soprattutto, dedicare più tempo possibile alle sue Creature. Negli ultimi giorni il clima di tensione che lo aveva accompagnato da quando Tina era andata via sembrava essersi finalmente allentato, ma non del tutto: spesso tornavano a tormentarlo dolorose fitte di nostalgia, insieme a un'impazienza mista a timore che lo rendeva piuttosto confuso, come se vivesse in un altro modo, o in una specie di sonno perpetuo. Solo nella sua valigia, con la sua famiglia, riusciva a trovare la pace e a rimettere in ordine i suoi pensieri.
Quella sera il giovane Magizoologo era sotto un grande albero e stava armeggiando con una spessa corda. Con la fronte aggrottata per la concentrazione, se la rigirava tra le mani, annodandola in diversi punti. Erano nodi piuttosto difficili, ma Newt sembrava non farci minimamente caso: li aveva fatti milioni di volte prima. Quando ebbe finito, lanciò la corda oltre il ramo dell'albero e la tirò per assicurarsi che si fosse agganciata a dovere, poi spiccò un salto e iniziò ad arrampicarsi, senza mai guardare in basso. Le sue nocche sbiancarono per lo sforzo di mantenere stretta la corda, ma dato che le sue mani erano piene di calli riuscì a sopportare il dolore senza problemi. Lentamente salì fino al ramo più alto dell'albero, e solo allora si concesse di prendere fiato.
-Mamma è qui- disse, mentre allungava il braccio. Dal fogliame emerse un cucciolo di Kneazle, che rivolse al Magizoologo uno sguardo terrorizzato.
-Ehi, Hoppy! Come sei finita lì, piccola?- disse lui con dolcezza, e salì un po' più in alto per riuscire a prendere la Creatura tra le mani, ignorando quanto fosse pericoloso quello che stava facendo.
Non trovò pace finché non riuscì a salvare il piccolo kneazle, e solo allora si lasciò scivolare giù lungo la corda. L'atterraggio non fu dei più delicati, infatti cadde nel momento esatto in cui toccò terra. Almeno era ancora tutto intero. Lasciò andare il cucciolo e poi rimase seduto lì, con la schiena appoggiata all'albero, massaggiandosi le ginocchia doloranti.
Il suo pensiero andò a Tina prima che lui potesse fermarlo. Aveva bisogno di lei, voleva rivederla. E presto l'avrebbe rivista. Il cuore iniziò a battergli più forte nel petto. Sì, presto sarebbero andati a cercarla, si sarebbero ritrovati proprio come Queenie e Jacob e... sì, forse avrebbe anche trovato il coraggio di dirlo. Non vedeva l'ora di partire. Stava per avere inizio un'altra avventura, e l'idea di tornare a viaggiare lo faceva sentire di nuovo vivo. Aveva disperatamente bisogno di prendere una nave, cambiare aria. Non gli importava degli ostacoli che avrebbe dovuto affrontare, o forse era troppo impegnato a pensare a tutto il resto per preoccuparsi della pericolosità del viaggio che stava per intraprendere.
-Newt... NEWT!- un urlo strozzato interruppe il filo dei suoi pensieri.
Il giovane impiegò una frazione di secondo ad associare quella voce a Queenie.
-Ciao, Queen. Com'è andata la passeggiata con...?- quando Newt si girò, le parole gli morirono sulle labba: Queenie era in lacrime.
-Che succede?- chiese, alzandosi in piedi e avvicinandosi alla ragazza, seriamente preoccupato.
Lei fu scossa da un brivido e cadde in ginocchio, incapace di rispondere. Una copia del New York Ghost di quel giorno cadde dalla tasca del suo cappotto, e Newt lo prese, sperando di capire cosa fosse successo a Queenie.
E lo capì.
Quello che lesse, proprio in prima pagina, lo sconvolse a tal punto che per molto tempo non fu nemmeno capace di parlare. Lasciò cadere il giornale e si portò le mani al volto.
-No, non è possibile...- disse con un filo di voce dopo lunghi minuti di silenzio. Lanciò un'altra occhiata al giornale come se si aspettasse di vedere l'articolo di Kate Sertier sparire sotto i suoi occhi, ma le parole non si mossero affatto. Rimasero lì, e più le guardava, più faceva male:L'EROINA CHE HA SFIDATO GRINDELWALD PIÙ VOLTE PASSA AL LATO OSCURO!
Tina Goldstein, beniamina dell'ex Presidentessa Picquery e fiore all'occhiello del MACUSA, aiuta Gellert Grindelwald con il nome di Thunder.Una foto di Tina occupava quasi tutta la pagina. I suoi occhi, un tempo luminosi ed espressivi, adesso fissavano Newt con una durezza che non aveva mai visto in lei, nemmeno quando avevano litigato. Indossava un abito nero che le arrivava fino alle caviglie, e sulle sue spalle era appoggiato un lungo mantello, anch'esso nero, dal quale sembrava essere stato strappato un grosso quadrato di stoffa. Al collo portava il simbolo dei Doni della Morte, che esibiva con fierezza. Al suo fianco c'era Grindelwald, che le teneva mano e la guardava con espressione compiaciuta, le sue labbra erano incurvate in un ghigno minaccioso e terrificante.
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Tu cerca di non farti investigare (completa)
FanfictionSequel di "Ce n'è solo uno come te" Le avventure degli ultimi mesi hanno segnato profondamente i nostri protagonisti, e la tranquillità della vita di tutti i giorni ormai sembra irreale, aliena. Ma può davvero una vita essere considerata "tranquilla...