Il ristorante- Fiori e Quidditch

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-Arrivederci! Si goda le sue paste- era quasi scesa la sera, e nella pasticceria Kowalski Queenie e Jacob stavano servendo gli ultimi clienti ritardatari. Avevano un appuntamento, è vero, ma avevano entrambi un cuore troppo gentile per non accontentare anche chi arrivava leggermente fuori orario. Tina e Newt avrebbero capito. Quando anche l'ultimo cliente ebbe lasciato la pasticceria, Jacob tolse il grembiule e salutò l'assistente Henry con una pacca sulla spalla, mentre Queenie preparava come ogni sera dei dolci da regalare ai poveri. Quando furono pronti, spensero il forno e le luci e uscirono sorridenti. Jacob prese un mazzo di chiavi dalla tasca della sua giacca e chiuse la porta.
Le strade di New York erano ancora  affollate, nonostante i negozi fossero ormai per la maggior parte chiusi. Era questo che Queenie adorava di New York: si respirava sempre una tale vitalità che passeggiare per le strade dell'enorme città era sufficiente per tirarle su il morale. Le piaceva stare a contatto con le persone, ascoltare i loro pensieri, le loro storie e vedere l'allegria sui loro volti. Perché raramente vedevi persone tristi a New York, in linea di massima tutti sembravano felici, o almeno sereni. A Queenie questo piaceva da morire, ringraziava ogni giorno di vivere in quegli anni incredibili. Una raffica di vento la investì e lei si strinse nel cappotto senza sapere che, proprio in quel momento, da qualche parte sua sorella stava facendo esattamente la stessa cosa. Jacob dietro di lei le appoggiò una mano sulla spalla. Lei si fermò, e si ritrovò stretta in un abbraccio affettuoso che la riscaldò come nient'altro avrebbe potuto fare. Si rifugiò tra le braccia di Jacob e appoggiò la testa sulla sua spalla, finché il vento non si fu placato.
Ripresero a camminare. Prima di raggiungere il ristorante, i due si fermarono nei pressi della chiesa nella quale si erano rifugiati tutti gli esclusi della città. Queenie entrò per dare loro il solito pacchetto colmo di dolci, mentre Jacob rimase fuori ad aspettarla. Appoggiò la schiena contro il muro di mattoni dietro di lui, il fiato che si condensava in nuvolette che volavano verso l'alto per poi sparire. Faceva davvero freddo, ma sapeva che Queenie non ci avrebbe messo tanto. Fu durante l'attesa che Jacob notò una piccola aiuola solitaria, il che era piuttosto strano: era già raro vedere delle piante a New York (escludendo Central Park, ovviamente), e poi nessuno frequentava più quella strada, perché cercare di abbellirla? Jacob si avvicinò a dare un'occhiata: l'aiuola era ornata di fiori piccoli, ma di rara bellezza. Somigliavano vagamente a delle camelie di una delicata sfumatura di rosa e, cosa più strana, emanavano un debole bagliore. Erano semplicemente perfetti. Colse il fiore più bello e lo annusò. Il profumo che emanava era di un'intensità unica. Quando tornò indietro Queenie era proprio sul punto di uscire. Sorrise alla sua amata e le offrì il fiore.
-Oh, che dolce!- Esclamò lei prendendo con delicatezza il fiore tra le mani e guardandolo con ammirazione. Anche lei ne notò la peculiarità, ma non vi badò. Guardò Jacob con gli occhi che brillavano e si mise il fiore tra i capelli. Le stava proprio bene.
Ripresero a camminare, ma improvvisamente nella mente di Queenie si insinuò un dubbio:
-Jacob... dove hai trovato questo fiore?- chiese.
-C'era uno strano cespuglio vicino alla chiesa... a proposito, hai idea di come mai... ecco... luccicasse?-
-Luccicava?-
-Leggermente-
-Probabilmente era un cespuglio incantato- esattamente come immaginava.
-È pericoloso?-
-Non credo. Un mago o una strega deve essersi semplicemente divertito a fare magie a piacimento-
-Perché mai...?-
-Siamo rimasti nascosti per molto tempo, adesso che la legge Rappaport è stata abolita tutti pensano di poter fare quello che vogliono. Eppure si vede che non siamo abituati ad usare la magia in pubblico, come hai visto per il cespuglio è stato scelto un luogo comunque poco frequentato...-

Giunsero al ristorante con qualche minuto di ritardo. Tina e Newt erano già lì ad aspettarli, e Queenie fu sorpresa di vedere che entrambi avevano provveduto al loro abbigliamento. Da quei due non se lo sarebbe mai aspettato. Fu in quel momento che notò la sciarpa di Newt avvolta attorno al collo di sua sorella, e un senso di tenerezza le scaldò il cuore. Certo che Tina aveva proprio buon gusto in fatto di ragazzi: Newt era un vero gentiluomo. Strinse più forte il braccio di Jacob e gli indicò i due che parlavano animatamente tra loro. Anche lui notò che Newt aveva ceduto la sua sciarpa a Tina, e sorrise.
-Cosa dici, l'ha costretto?- scherzò.
-Non direi, Tina è troppo orgogliosa. Probabilmente è stato lui a costringere lei-
-Sono adorabili, vero?-
-Già-
-Ma noi lo siamo di più- Queenie rise e diede una spinta scherzosa a Jacob, poi i due raggiunsero Tina e Newt. La discussione tra i due si era fatta tanto accesa che nemmeno si accorsero del loro arrivo.
-Be', tecnicamente non andava contro il regolamento, quindi la vittoria era valida- stava dicendo Newt.
-Scherzi? È stato un semplice errore di Plumpton, e non è stato per niente corretto da parte dell'arbitro premiarlo addirittura per questo- replicò Tina.
-Non è stato un errore! Era tutto programmato. Anzi, a dir la verità io penso che sia stata una mossa geniale-
-È stata una vittoria accidentale e soprattutto sleale: non ha nemmeno dato il tempo ai Caerphilly Catapults di muoversi! Avrebbero dovuto rigiocare quella partita-
-Non sono per niente d'accordo. Quella è stata la partita più esilarante nella storia del Quidditch!-
-Tre secondi e mezzo! È ridicolo!-
-Teen rassegnati, i Tornados hanno vinto quella partita e non c'è nulla che tu possa fare- si intromise Queenie, alzando gli occhi al cielo e sospirando.
-Oh, siete arrivati...- Tina sembrava abbastanza seccata per essere stata interrotta prima di essere riuscita a vincere la discussione, ma sorrise comunque.
-Ragazzi!- il sorriso di Newt era un po' timido, ma indubbiamente sincero. -Tina mi ha detto del matrimonio, congratulazioni! Sono così felice per voi...-
-Merito di Tina!- disse Jacob, stringendo la mano di Queenie.
-Sì, è stata fantastica...- concordò lei. -Grazie Teen, non so cosa farei senza di te!-
-Non serve ringraziare, non ho fatto niente di che. E poi voi due meritate la felicità più di chiunque altro-
-E saremo felici, puoi scommetterci!- sorrise a Jacob. -Da quanto tempo parlate di Quidditch, comunque?-
-Un bel po'. Tua sorella si rifiuta di ammettere che i Tornados sono la squadra migliore al mondo!- rispose Newt. Tina lo fulminò con uno sguardo, ma lui non le badò: sapeva di avere ragione, e il tempo trascorso con Tina gli aveva insegnato ad essere meno arrendevole. -Non sapevo che ti interessasse il Quidditch!- disse a Queenie.
-Non me ne intendo, infatti... ma è difficile dimenticare una squadra quando tua sorella se ne lamenta in continuazione per... quanto tempo è passato da quella partita? Sei? Sette anni?- rispose lei. Tina alzò le spalle.
-Non si dimentica una partita del genere. Comunque ho ragione io, e non si discute. Adesso andiamo dentro, fa freddino qui fuori- così dicendo Tina entrò nel ristorante, soddisfatta per aver avuto l'ultima parola. Tipico di Tina. Gli altri si scambiarono uno sguardo e poi la seguirono

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