Farina

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-È incredibile, non trovi?- osservò Jacob infornando delle paste a forma di Snaso che erano riuscite particolarmente bene. -È...-
-Strano? Sì, lo è- completò Queenie, sapendo di cosa stava parlando prima ancora di leggere i suoi pensieri. -Eppure suona bene, no? "Porpentina Esther Goldstein, Presidentessa del MACUSA"... con quel nome altezzoso che si ritrova farà di certo grandi cose.- scherzò, decorando una torta con un bel po' di panna.
-Non ne dubito- sorrise lui. –Parlando seriamente, come si sente? Non dev'essere stato semplice per lei...-
-Vedi, Jacob... non sono affatto preoccupata per lei. Certo, sarà stato un duro colpo, ma so che può farcela. In realtà non mi stupirei se iniziasse addirittura a piacerle. Sai, comandare l'intera comunità magica americana... è sempre stata una ragazza ambiziosa, Teen. - ammise la strega.
-Stai dicendo che è felice di quello che è successo?-
-Felice? No, non proprio. Direi più... determinata.-
-Tipico di Tina.-
-Sì, ma c'è qualcosa di diverso in quello che ho letto stamattina nei suoi pensieri... non riesco a capirlo, è questo che mi preoccupa. Non riesco più a capirla.- Queenie aveva smesso di decorare la sua torta e aveva chiuso gli occhi, improvvisamente preoccupata.
-Cosa hai letto?- anche Jacob abbandonò le paste e si avvicinò a lei. Queenie scosse la testa.
-Non lo so, era come se...- fece una pausa. Chiuse di nuovo gli occhi e fece del suo meglio per concentrarsi. -Come se lei volesse pensare di potercela fare, e lo pensava così insistentemente che aveva finito per crederci... ma ho paura che possa crollare da un momento all'altro. Oh, Jacob, e se dovesse...?-
-Non succederà- la tranquillizzò lui. –Non finché ci saremo noi a sostenerla.-

🔹~🔹~🔹~🔹

-Madama? Buon Lewis, lei è...- gli occhi di Tina erano spalancati. Lo spettacolo che aveva davanti era così irreale da farle pensare a un'allucinazione, eppure era proprio vero: era di fronte al fantasma di Seraphina Picquery. Indossava gli stessi vestiti della sera prima, quando era ancora... insomma, avete capito. In realtà il suo aspetto appariva immutato, tranne per il fatto che la sua immagine era trasparente, tanto che per vederla bisognava aguzzare la vista.
-Non potevo abbandonare l'America- spiegò lei semplicemente. Tina sapeva quanto quella scelta le sarebbe costata: non avrebbe mai più avuto la possibilità di passare oltre, sarebbe rimasta per sempre bloccata in quella vita a metà. Per la prima volta, si chiese se la decisione della Picquery fosse stata davvero la più saggia. Eppure trovò quasi commovente il suo amore per gli Stati Uniti e per tutti i maghi e le streghe americani. Forse, pensò, al suo posto avrebbe preso la stessa decisione. Se non altro, adesso si sentiva meno sola, non poteva negarlo.
-Abernathy sa di lei?-
-Tina, puoi anche smetterla di darmi del "lei". Ho avuto una vita intera per questo, possiamo anche lasciar perdere tutte queste formalità.-
-Sa che non mi ci abituerò mai, Madama!- protestò Tina
-Ha ragione, nemmeno io, Goldstein. Ma questo non la solleva dal compito di confidarmi qualunque cosa la turbi. E comunque no, non mi sarei mostrata neanche morta a quella testa vuota...-
-Ha un buon senso dell'umorismo per essere un fantasma...-
-Oh, aspetti di vedermi tra qualche secolo... spero solo di non annoiarmi troppo qui.-
-Al momento, stanno accadendo troppe cose qui per annoiarsi. È tutto così complicato...-
-Ce la farà.-
-È quello che continuano a dirmi tutti, ma io non ne sono così sicura. Mi aiuterà, vero?-
-Sono qui per questo.-
Tina mantenne il contegno che la contraddistingueva sul posto di lavoro mentre faceva un resoconto della riunione degli Auror che si era conclusa appena mezz'ora prima, proprio come quando non era che l'ultima degli Auror sempre sul punto di essere espulsa dalla Squadra Investigativa, e proprio come allora Seraphina Picquery ascoltava senza un commento, il suo volto non tradiva la minima emozione. Dopotutto, nessuna delle due era cambiata poi tanto.
-Lei non è affatto tagliata per fare l'Auror, l'ho sempre saputo- commentò la donna alla fine del racconto, e Tina le rivolse uno sguardo interrogativo, sulla difensiva. -Non è capace di eseguire gli ordini. Sa, anch'io avevo questo problema da giovane. No, lei è sprecata come Auror. Lei ha la stoffa del capo. Ma non è il momento. È giovane, deve godersi la sua vita, e ha ancora tanto da imparare.-

🔹~🔹~🔹~🔹

-Hai ragione,- ammise Queenie, utilizzando un incantesimo di appello per richiamare a sé un pacco di zucchero. –non lo permetteremo-.
-Così non vale!- protestò Jacob, indicando il pacco che atterrava dolcemente sul piano di lavoro. Queenie alzò le spalle.
-Sì, invece. Tu sei più veloce di me e lavori qui da più tempo, quindi posso concedermi qualche piccolo aiuto. Oppure preferisci che ti rallenti?- disse, e Jacob non riuscì a trattenere un sorriso.
-Sei unica- commentò, allargando le braccia. –Forza, vieni qui!-
-No, sei tutto sporco di farina!- si lamentò scherzosamente, incrociando le braccia e voltando il capo.
-Anche tu!- ribatté Jacob, e Queenie assunse un finto sguardo scandalizzato.
-Ti sembrano cose da dire a una signora?- protestò, simulando un tono offeso.
-Oh, andiamo!- esclamò Jacob, serrandola in un forte abbraccio. Lei si divincolò ridendo.
-Smettila!- ridacchiò, ma non si ritrasse quando Jacob la baciò. Ricambiò il suo bacio, e quando le loro labbra si staccarono lei tirò fuori la lingua fingendosi disgustata, senza smettere di ridere. Prima che potesse accorgersene Jacob le aveva lanciato un pugno di farina.
-Adesso chi è sporco di farina?- disse.
-Era il vestito nuovo! Questo non dovevi farlo.- ed ecco che anche Jacob si ritrovò completamente cosparso di farina. –Ehi, ti stanno bene i capelli bianchi!-
Improvvisamente, i due sentirono dei passi. Si scambiarono uno sguardo, poi Queenie si affrettò ad usare la magia per pulire al meglio la cucina. Quando Henry apparve, tutto era fin troppo in ordine.
-Tutto a posto qui?- chiese lui.
-A meraviglia. Presto le paste saranno pronte.- rispose Jacob con un sorriso.

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-Prima che vada... ho qualcosa per lei- disse la Picquery indicando con il suo dito argenteo un cassetto della sua scrivania. Tina lo aprì incuriosita. Era nel bel mezzo di un'infinita pila di carte, ma quando lo vide le sue labbra si incurvarono in un sorriso.
-Ce l'ha fatta...-

Tu cerca di non farti investigare (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora